Si avviarono, con una quantità di navi mercantili che seguivano una rotta parallela. L’Europe e la Pacific aprivano la strada, mentre dietro di loro l’Australia si sganciava. L’Atlantic sarebbe partita da un momento all’altro; Keu, il comandante dell’India, era nella stazione e si stava dirigendo verso la sua nave; Porey, il comandante dell’Africa, era giù sul pianeta. L’Africa sarebbe partita agli ordini del vicecomandante e avrebbe atteso Porey che doveva risalire dalla Porta dell’Infinito, e quindi sarebbe rimasta alla retroguardia.
Erano di fronte all’inevitabile. Il ricognitore seguiva di pochi minuti il messaggio della Tibet, a conferma. E il suo messaggio stava arrivando adesso insieme ad altre trasmissioni dalla stessa Tibet, e poi si aggiunse anche la voce della North Pole, insieme agli allarmi delle navi della milizia, che si trovavano sulla traiettoria d’attacco. La Tibet stava combattendo, e cercava di costringere la flotta in avvicinamento a ridurre la velocità. La North Pole si stava muovendo. Le navi mercantili militarizzate stavano cambiando rotta, ma erano navi lente, adatte a brevi tragitti, praticamente ferme in confronto alla velocità della flotta in arrivo. Avrebbero potuto farla rallentare se ne avessero avuto il fegato. Ma c’era un se…
— Il ricognitore ha virato — nell’orecchio li Signy Mallory risuonò la voce dell’operatore. Lei lo vide sullo schermo. Il ricognitore aveva captate, il loro segnale di ricevuto qualche minuto prima, e aveva virato; sullo schermo, l’immagine stava arrivando soltanto adesso. Il computer aveva ricostruito il resto dell’arco e il tecnico aveva calcolato i rimanenti dati in base al ragionamento… i confusi segni gialli che si allargavano a partire dalla linea rossa dell’avvicinamento rappresentavano la nuova stima del computer circa la posizione del ricognitore; la vecchia stima sbiadiva in un celeste pallido, un semplice avvertimento di tener d’occhio quella linea di avvicinamento, per ogni eventualità. Erano diretti da quella parte, sul piano esterno, mentre il ricognitore in arrivo era costretto a puntare verso il nadir. E si stavano allontanando tutti insieme, lungo la linea.
Signy si morse le labbra, ordinò agli operatori degli schermi e dei comunicatori di seguire gli avvenimenti in tutta la sfera, preoccupata perché Mazian li aveva fatti uscire su un unico vettore. Avanti, pensò, mentre sentiva in bocca il sapore del disastro. Che non succeda come a Viking. Lasciaci qualche possibilità, amico.
CFX/ KNIGHT/ 189-9090-687/ NOVENOVENOVE/ SFINGE/ DUEDUEDUE TRIPLETTA/ DOPPIETTA/ QUARTETTO/ FILODIFUMO/ FINE.
Nuovi ordini. Alle navi che erano partite più tardi venivano dati altri vettori. La Pacific e l’Atlantic e l’Australia si portarono sulle nuove rotte, disegnando il lento sviluppo dello schema destinato a proteggere il sistema.
MERCANTILE HAMMER A ECS IN VICINANZA/ AIUTOAIUTOAIUTO/NAVI CONFEDERATE IN MOVIMENTO/DODICI NAVI NOSTRE VICINANZE/DIRETTE PER BALZO/AIUTO AIUTO AIUTO…
SWAN’S EYE A TUTTE LE NAVI/ FUGGITEFUGGITEFUGGITEFUGGITE…
ECS TIBET A TUTTE LE NAVI/METTERSI IN CONTATTO/…
I messaggi erano vecchi di oltre un’ora, e proliferavano attraverso i sistemi in collegamento con il comunicatore di ogni nave che continuava a riceverli ed a ritrasmetterli, in un’eco incessante. Angelo si appoggiò alla consolle del computer e si mise in comunicazione con i moli, dove il trauma de! massiccio ritiro faceva ancora accorrere gli equipaggi; i militari avevano fatto a modo loro, ed erano partiti senza intervalli. La centrale era nel caos, e c’era il rischio di una grave alterazione della gravità se i sistemi non fossero riusciti a compensare l’enorme contraccolpo. Le instabilità ormai si facevano sentire. I comunicatori erano intasati. E da quasi due ore la situazione al margine del sistema solare continuava ad evolversi, mentre il messaggio procedeva verso di loro alla velocità della luce.
Molti militari erano rimasti sul molo. Quasi tutti erano già a bordo al momento dell’allarme, acquartierati sulle navi; alcuni non ce l’avevano fatta, e i canali militari della stazione echeggiavano di messaggi incomprensibili, di voci incollerite. Perché avevano ritirato le truppe, perché avevano tardato per prenderne a bordo il più possibile, con lo spettro di un attacco imminente… con il sottinteso che la Flotta era libera di abbandonarli. Ordine di Mazian…
Emilio, pensò angosciato Angelo Konstantin. Sullo schermo di sinistra, l’immagine schematica della Porta dell’Infinito brillò di un punto che era la navetta di Porey. Non poteva chiamare; nessuno poteva farlo…, ordini di Mazian… silenzio radio. Restate in formazione, stava trasmettendo il controllo del traffico ai mercantili in orbita; di più non potevano dire. Le richieste di comunicazione si susseguivano senza posa dai mercantili attraccati, superando l’abilità degli stessi operatori e in pratica bloccando le lìnee.
Era inevitabile che la Confederazione si comportasse così. Anticipato, gli aveva trasmesso Mazian, quando lui aveva ottenuto una comunicazione diretta. Per giorni e giorni i comandanti erano rimasti vicini alle navi… con le truppe ammassate a bordo, in condizioni disagevoli… e non per cortesia verso la stazione, non per esaudire la loro richiesta di sgombrare i militari dai corridoi.
Si erario preparati per sganciarsi. Nonostante tutte le promesse, si erano preparati per sganciarsi.
Konstantin allungò la mano verso il pulsante del comunicatore, per chiamare Alicia che forse stava seguendo tutto attraverso gli schermi…
— Signore. — Era Mills, il suo segretario. — La sicurezza richiede la sua presenza alla centrale comunicazioni. C’è una situazione difficile giù al verde.
— Che situazione?
— Folla, signore.
Konstantin si alzò dalla scrivania, e afferrò la giacca.
— Signore…
Konstantin si voltò. La porta del suo ufficio si aprì, mentre Mills protestava per l’intrusione di Jon Lukas e di un altro. — Signore — disse Mills. — Mi dispiace. Il signor Lukas ha insistito… gli ho detto…
Angelo aggrottò la fronte, irritato dall’intrusione, ma subito sperò di aver trovato aiuto. Jon era efficiente, se aveva un interesse. — Ho bisogno di aiuto — disse, e i suoi occhi colsero allarmati il piccolo movimento della mano dell’altro, il lampo improvviso dell’acciaio. Mills non lo vide… Angelo gridò mentre l’uomo colpiva Mills, arretrò mentre l’uomo si avventava su di lui. Hale: riconobbe quella faccia, all’improvviso.
Mills urlò, sanguinante, e si accasciò contro la porta aperta; vi furono grida nell’altro ufficio; il colpo arrivò a segno. Angelo cercò di afferrare la mano che l’aveva vibrato e incontrò l’arma che gli spuntava dal petto, guardò incredulo Jon… l’odio. C’erano altri, sulla soglia.
Oltre al sangue, sentì sgorgare dentro di sé un profondo senso di orrore.
— Vassily — disse la voce attraverso il comunicatore. — Vassily, mi sente?