Выбрать главу

— Se i mercantili se ne sono andati — disse Josh con un filo di voce, — hanno visto qualcosa… sapevano qualcosa. Credo che Mazian abbia il suo daffare.

Damon lo guardò, pensando alle navi della Confederazione, a Josh… uno di loro. — Cosa sta succedendo là fuori? Tu puoi immaginarlo?

Il viso di Josh era madido di sudore e luccicava nel chiarore che filtrava dalla porta danneggiata. Si appoggiò alla parete e alzò lo sguardo al soffitto. — Mazian è capace di fare qualunque cosa; è impossibile prevederlo. È del tutto improbabile che i confederati distruggano la stazione: dobbiamo preoccuparci solo di qualche colpo occasionale.

— Possiamo assorbirne parecchi. Potremmo perdere intere sezioni, ma finché abbiamo la forza motrice e il nucleo centrale intatto, possiamo sopportare i danni.

— Con quelli del settore Q scatenati? — chiese Josh, con voce rauca.

Un’altra variazione della gravità li investì, infierendo sul loro stomaco. Damon deglutì, lottando contro la nausea. — Finché continua così, non dovremo preoccuparci dei Q. Dobbiamo rischiare e cercare di uscire da questa trappola.

— Per andar dove? Per far che?

Damon emise un brontolio soffocato. Attese una nuova variazione della gravità; ma quando venne, era meno forte. Stavano incominciando a ristabilire l’equilibrio. Le pompe sovraffaticate avevano retto, i motori funzionavano. Damon riprese fiato. — C’è questo, di buono: non ci sono più navi che possano rifarci questo brutto scherzo. Non so per quanto ancora potremmo reggere.

— Potrebbero essere là fuori ad aspettarci — disse Josh.

Damon rifletté. Alzò la mano, premette l’interruttore. Non accadde nulla. La porta si era bloccata. Estrasse la tessera dalla tasca, esitò, l’inserì nella fenditura, e i pulsanti non si accesero. Se qualcuno, nella centrale, voleva sapere dove lui si trovasse gli aveva appena dato l’informazione necessaria. E lo sapeva.

— A quanto pare, resteremo qui — disse Josh.

Le sirene avevano smesso di ululare. Damon si avvicinò, e guardò attraverso la finestra, cercando di scorgere qualcosa tra le scalfitture opache e la diffrazione della luce. Qualcosa si mosse, in fondo ai moli: una figura furtiva, e poi un’altra. L’altoparlante proruppe in una serie di scariche, come se cercasse di funzionare, poi tacque di nuovo.

NORWAY

I mercantili della milizia erano sparsi ovunque: un vero incubo. Uno di essi esplose come un minuscolo sole, divampò sul video e si spense mentre l’audio trasmetteva una serie di scariche. La pioggia di particelle incandescenti tagliò la rotta della Norway, e alcune delle più grosse risuonarono contro lo scafo, con l’urlo della materia agonizzante.

Nessuna manovra acrobatica: diritti sul bersaglio scatenando tutta la potenza del loro sistema coordinato di attacco. Un ricognitore della Confederazione fece la stessa fine del mercantile e i quattro ricognitori della Norway sfrecciarono lungo un vettore concentrato in anticipo e vomitarono fuoco, crivellando una nave della Confederazione che per un attimo s’era trovata parallela a loro.

— La distrugga! — urlò Signy al suo ufficiale quando ebbe un attimo di incertezza; e il fuoco eruppe di nuovo al suono delle sue parole e si concentrò sul punto che la nave nemica doveva occupare. Questo obbligò i confederati a ridurre la velocità per schivare i colpi. Si levò un urlo di gioia, soffocato dalle sirene, quando il timone automatico costrinse la massa della nave ad una virata improvvisa; i computer reagivano più rapidamente di quanto potesse farlo il cervello umano… la Norway tornò indietro e si portò parallela alla preda. L’ufficiale lanciò un’altra raffica e lo schermo incominciò a mostrare un campo costellato di foschia.

— Bene! — gridò l’avvistatore attraverso il comunicatore generale. — Colpita in pieno!

Poi si udì un gemito, quando la Norway, con un mezzo giro su se stessa, cambiò di nuovo direzione. I mercantili le passarono accanto, come tante belle statuine immobili nello spazio; era la Norway a condurre la danza, lanciata in una folle corsa all’inseguimento delle navi della Confederazione, costringendole a zigzagare, e impedendo loro di trovare lo spazio necessario per accelerare.

Finta e attacco: la solita tattica… una nave per attirarli, e poi l’attacco da un altro vettore. La Tibet e la North Pole si stavano avvicinando per intercettare; s’erano mosse nel momento in cui l’immagine era apparsa sullo schermo: adesso la loro posizione era cambiata, venivano date in rapido avvicinamento, calcolando che viaggiassero alla velocità massima.

I confederati si mossero. Quell’immagine li aveva raggiunti nello stesso istante; cambiarono vettore sotto il fuoco della Norway, dell’Atlantic, dell’Australia. I confederati perdevano ricognitori, subivano danni, ma puntavano verso l’orlo del sistema, nonostante il fuoco di sbarramento, per andare incontro alla Tibet e alla North Pole. Attraverso il comunicatore risuonò una sonante imprecazione; la voce di Mazian, che prorompeva in una sfilza di oscenità. Erano rimasti dodici ricognitori dei quattordici che erano arrivati, un nugolo di navi che si allontanavano dalla stazione, dirette verso le due navi all’avanguardia, che erano sole, là fuori, ignare delle distanze.

— Colpiteli alle spalle! — esclamò la voce di Porey.

— Negativo, negativo — scattò Mazian. — Mantenete le posizioni.

Il computer li teneva ancora sincronizzati; il segnale irradiato dal comando dell’Europe li trascinava con Mazian, contro la loro volontà. Videro la flotta della Confederazione uscire dalla loro zona di tiro e dirigersi verso la Tibet e la North Pole. Dietro di loro, un lampo d’energia… scariche che si smorzarono… — Preso! — echeggiò il comunicatore. La Pacific doveva aver tolto di mezzo la nave confederata già qualche minuto prima. C’erano tante altre possibilità, nel sistema, e non avrebbero potuto prenderle tutte in considerazione. Potevano perdere Pell. Un colpo sarebbe bastato per eliminarla, se quella fosse stata la volontà della Confederazione.

Signy sollevò una mano per asciugarsi il viso, e chiamò Graff, che prese i comandi immediatamente… stavano riducendo di nuovo la velocità, manovrando di concerto con Mazian. Attraverso il comunicatore arrivarono proteste confuse. — Negativo — ripeté Mazian. A bordo della Norway si fece un gran silenzio.

— Non hanno nessuna possibilità — borbottò Graff, a voce troppo alta. — Avrebbero dovuto muoversi prima… avrebbero dovuto…

— Il senno del poi, signor Graff. Prenda le cose come vengono. — Signy si inserì sul comunicatore generale. — Non possiamo andarcene di qui. Se è una finta, potrebbe arrivare una nave a togliere di mezzo Pell. Non possiamo aiutarli… non possiamo rischiare più di quello che già stiamo per perdere. Loro hanno una possibilità… hanno ancora lo spazio per fuggire.

Forse, stava pensando, forse, nell’istante in cui li avessero inquadrati e lo schermo avesse mostrato loro dove andavano a cacciarsi… forse avrebbero virato e avrebbero tentato il balzo. Se i tecnici della Tibet e della North Pole avessero trasmesso i dati esatti, e se l’immagine sui loro schermi non avesse mostrato Mazian che accorreva in loro aiuto in coda ai confederati, e non avessero interpretato la manovra in modo errato…

La Flotta rallentò ancora. Lo schermo mostrò in dissolvenza i mercantili; il loro volo lento aveva raggiunto il limite del balzo. La vita di Pell si disperdeva negli abissi dello spazio.