Выбрать главу

Ora egli affrontò Kerreclass="underline" «Ho fatto una domanda a Edri ed egli mi ha rimandato a voi. Così la farò di nuovo. Perché il Consiglio dei Vardda dovrebbe aver timore di accettarmi?»

Kerrel s’appoggiò con le mani alla spalliera di una sedia e rifletté un momento.

«Voi vi rendete certamente conto di quale sia la posizione dei Vardda tra tutte le altre razze della Galassia.»

«Sì. E non vedo in che modo potrei intaccarla.»

«La vostra visione non è chiara. Vi sono molti mondi nello spazio, Trehearne. Milioni e milioni di persone vivono in essi. Sapete che ne pensano di noi?»

«Non ci ho mai riflettuto.»

«Ci odiano. Ci invidiano. È abbastanza naturale. Sono prigionieri nei loro sistemi solari, costretti ad assistere allo spettacolo di stranieri che monopolizzano i loro rapporti commerciali con altre stelle, ma naturale o no, è un fattore di cui dobbiamo tener conto.»

Trehearne disse con impazienza: «Che ci possono fare? Non possono mutare e non possono neppure tentare di obbligarvi a rivelare il vostro segreto. Esso andò perduto migliaia di anni fa. Voi siete al sicuro.»

«Ci sono però gli Orthisti.»

«Chi sono?»

Kerrel parve lievemente sorpreso. «Pensavo che Edri ve lo avesse detto. No? Ma avete naturalmente sentito parlare di Orthis, lo scopritore del processo di mutazione. Era un grand’uomo, Trehearne. Un uomo brillante, un genio, il fondatore della nostra razza, ma non era un uomo pratico. Per troppo tempo visse solo nello spazio, per troppo tempo lavorò solo a bordo di un’astronave. Non conosceva gli esseri umani, non capiva le dure, aspre necessità della vita, la legge dell’autoconservazione. Egli voleva trasmettere il segreto — e con esso la libertà delle stelle — a tutti.»

Si interruppe, come aspettando che Trehearne parlasse. Ma Trehearne, pur riflettendo intensamente sul problema, non disse parola.

«Orthis» riprese Kerrel «non seppe vedere quello che fortunatamente altri videro, cioè che rivelare il segreto a tutte le razze della Galassia avrebbe significato guerre e conflitti di così dilaganti proporzioni che tutti i sistemi solari, incluso il nostro avrebbero potuto esserne distrutti. Egli rimase accanitamente fedele alle sue idee e infine fuggì da Llirdis in urto col governo, deciso a fare di testa sua. Fu inseguito, naturalmente, e gli fu impedito di attuare i suoi progetti cosicché il suo tentativo fallì, ma non fu mai catturato. Disparve lontano, ai limiti estremi della Galassia, e il segreto disparve con lui. Ed ecco da dove nascono i guai, Trehearne. Qualche tempo dopo Orthis mandò un messaggio che suscitò nei suoi seguaci la speranza che la sua astronave non fosse stata distrutta, che stesse invece aspettando in qualche luogo di essere rintracciata, insieme al segreto. Ora, dopo mille anni, sperano ancora.»

Trehearne scosse il capo. «Io certo non posso dir loro dove si trovi l’astronave, così, che cosa c’entro io in tutto questo?»

«Ma non vedete in che modo potrebbero servirsi di voi? Uno straniero, un bastardo, ma in grado di affrontare voli interstellari, l’effetto sul movimento orthista sarebbe enorme, e non solo a Llirdis. Gli abitanti di tutta la Galassia, avidi di possedere quel che noi possediamo, vi sfrutterebbero come un simbolo di quanto considerano la loro emancipazione. Io ho una fantasia fervida, ma mi perdo se provo a immaginare tutti i guai che potrebbero nascere da questa situazione.»

Un senso di freddo si insinuava in Trehearne, afferrandolo allo stomaco. Quel che Kerrel diceva era logico. Gli ripugnava doverlo ammettere, ma era logico. Disse aspramente: «Benissimo, ma ci deve essere una scappatoia, un mezzo per sistemare la mia posizione, intendo. Da quel che ho capito il Consiglio dei Vardda è costituito da uomini politici, e un uomo politico può aggirare qualsiasi ostacolo voglia.»

«Sì» disse Shairn dalla soglia «particolarmente quando le persone adatte li convincono che è bene fare così.»

I due uomini si volsero sorpresi. Ella avanzò, sorridendo imparzialmente a entrambi. Trehearne s’accontentò di sorriderle, ma il volto di Kerrel si indurì improvvisamente.

«Non so» ella disse a Trehearne «se qualcuno ve ne abbia parlato, ma a Llirdis io sono una persona alquanto importante.»

Kerrel disse: «Ti dispiacerebbe lasciarci soli?»

«Sì. Vedi Kerrel, lo sento un po’ cosa mia. In un certo senso è per colpa mia che si trova qui e intendo proteggerlo, lo voglia o no.»

«La cosa non mi garba» commentò Trehearne «vengo a trovarmi nel mezzo.»

«Lo siete comunque. Non è vero, Kerrel?»

«Shairn, non voglio litigare con te qui…»

«Non intendo litigare. Sto solo facendo un’affermazione. Michael è divenuto un vero Vardda e non permetterò che sia relegato a Thuvis finché non abbia fatto qualcosa che giustifichi tale provvedimento.»

Kerrel disse, come se facesse una affermazione più che una domanda: «Ne stai facendo una questione capitale.»

«Io lotterò contro di te per lui. Si deve lottare contro di te, Kerry. Stai diventando troppo sicuro di tutto.»

Kerrel andò a mettersi di fronte a lei. Trehearne non aveva visto mai nessuno così in collera eppure così completamente controllato. In quel momento incominciò a capire che Kerry era un uomo pericoloso. Shairn trasse un profondo sospiro e gettò indietro il capo, e Trehearne seppe che ella pensava a tutto questo da lungo tempo, progettando, elaborando, aspettando l’occasione opportuna e che ora era soddisfatta. Non si trattava di lui, della sua vita o della sua morte. Egli non rappresentava altro che lo strumento adatto. Si trattava di Kerrel e Shairn e di una vecchia situazione.

Kerrel disse: «Ho sopportato molte cose da te, Shairn, ma vi è un limite. Io l’ho raggiunto.»

«Speravo che te la saresti presa così.»

Egli la guardava ed ella non parlava, ricambiando il suo sguardo con fermezza e con una strana espressione divertita.

Finalmente Kerrel disse: «Speravo non avresti agito in questo modo. Non per lui. Non per un…»

«Ma Kerrel» replicò lei gentilmente: «doveva accadere qualcosa di simile, altrimenti non avresti accettato il mio rifiuto. Lo so, da tanto ho cercato di convincertene.»

Kerrel si girò e uscì. Non disse niente di più e non rivolse neppure un’occhiata a Trehearne mentre se ne andava. Trehearne lo seguì con lo sguardo e rabbrividì.

«Mi siete stata di grande aiuto» disse con amarezza a Shairn. «La prima volta per poco non mi avete fatto morire, ma io credo che ora siate sulla via di riuscirci.»

«Kerrel non è così importante. Tutto quanto può fare è dare un consiglio, e avrebbe suggerito Thuvis in ogni modo.» Scoppiò a ridere. «Mi sento magnificamente. In realtà cominciava a pesarmi.»

«Congratulazioni. E che cos’è Thuvis?»

«Ve lo mostrerò.» Cercò tra gli scaffali lungo la parete finché trovò la pellicola che voleva e la inserì in un proiettore. «Questo è l’astromanuale per un settore dello spazio che fortunatamente è assai poco utilizzato. Su, date un’occhiata.»

Trehearne si curvò sulla lente. Man mano che la pellicola si svolgeva, equazioni passavano lentamente attraverso lo schermo, coordinate di una posizione dello spazio.

«Non abbiamo pena capitale a Llirdis» disse. «In effetti ci sono pochissimi criminali. Ma quei pochi vengono esiliati a vita qui.»

Premette un bottone e ogni movimento cessò. Sullo schermo apparve l’immagine di un nebuloso sole rosso sperduto in una scura solitudine, di cui a malapena una stella lontana rompeva la desolazione. Intorno a esso ruotava un unico pianeta solitario, grigio, abbandonato, senza speranza.