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«No! Ed è una risposta definitiva.»

«Ma, Joris…»

«Hai sempre combinato guai, Shairn. Sempre, dal giorno che sei nata. Ma che io sia dannato se riuscirai a mettere nei guai anche me!»

«E io che pensavo che tu fossi mio amico. Joris, ti dovresti ricordare…»

«Ero agli ordini di tuo padre al tempo in cui volavo con le sue astronavi, ma tu non sei l’uomo che egli era! E inoltre non lavoro per te adesso, lavoro per il Governo. È chiaro?»

«Perfettamente» rispose Shairn, e soggiunse, in tono ammirato: «Comunque non hai perso la tua abitudine di urlare.»

Con grande sorpresa di tutti Joris rise. «No» ammise «non più di quanto tu abbia imparato le buone maniere.» Volse lo sguardo da Shairn al viso irrigidito di Kerrel che se ne stava tuttora fermo come un sasso senza dir parola — Trehearne ne dedusse che doveva aver già detto quanto gli pareva necessario — e poi di nuovo a Edri e al Terrestre. «Riconosco che questo è un accidente di pasticcio e sono lieto di non dover prendere la decisione finale. A mio avviso il mio dovere al momento è di tenerlo in custodia come qualsiasi altro indesiderabile, finché il Consiglio non se ne occupi a sua volta.» Gettò a Shairn un’occhiata severa. «Questa è la legge e così deve essere.»

Kerrel parlò, infine. «Bene, di questo volevo essere sicuro.»

Joris aggrottò le sopracciglia. «In genere si può contare su di me nell’adempimento dei miei uffici.» Fece un cenno al giovanotto energico che aveva scortato Trehearne ed Edri. «Compilate il solito modulo di fermo provvisorio per persone sospette secondo il codice dell’autorità della base, Articolo C…»

Trehearne disse: «Un momento, prego.» Si fece avanti fino a trovarsi a faccia a faccia con Joris al di là del tavolo. «Non avete diritto di arrestarmi.»

Joris lo fissò meravigliato. Poi scosse il capo irritato come se pensasse che il suo udito gli stesse giocando un brutto scherzo, e lo fissò ancora. Le guance gli s’imporporarono. Trehearne continuò: era venuto il momento di lasciarsi andare ai propri impulsi e non tentò neppure di controllarsi.

«Se non è formalmente accusato di un delitto, nessun Vardda può esser arrestato contro la sua volontà. Io non ho commesso delitti, né sono stato accusato di averne commessi.»

Ci volle un po’ di tempo perché Joris ritrovasse la voce per parlare. Quando vi riuscì, le vetrate quasi ne tremarono. «Voi non siete un Vardda!»

«No? Pensateci un minuto. Qual è l’unico carattere distintivo che rende un Vardda diverso da tutti gli altri uomini?»

«Benissimo, vi risponderò! Per un caso o per l’altro siete riuscito a sopravvivere al volo, ma questo non cambia il fatto che voi siete un Terrestre, nato e cresciuto sulla Terra e perciò non un Vardda.»

Gli occhi di Trehearne avevano ora una luce dura. «Allora supponiamo» disse «che voi arrestiate me: un Terrestre che ha attraversato la Galassia dal Sole ad Aldebaran ed è sopravvissuto. Ciò farà una grande impressione, non è vero? Tutti i non-Vardda si sentiranno molto interessati alla faccenda. Così pure il partito orthista. Non dubito che diffonderanno la notizia in tutta la Galassia: I VARDDA HANNO AMMESSO DI NON ESSERE GLI UNICI A POTER TRASVOLARE GLI SPAZI INTERSTELLARI.»

Shairn esultò: «Benissimo, Michael! Avanti!» Edri si era un poco appartato. Il suo sguardo era fermo e attento. Kerrel parlò e la sua voce suonò acuta. «Siete stato mal consigliato, Trehearne. Questo genere di discorsi non vi servirà a nulla.»

Joris gli fece cenno di tacere. Poi disse a Trehearne. «Che ne sapete del partito orthista?»

«Abbastanza da capire che potrebbero creare ogni sorta di guai. O sono un Vardda o non lo sono. E se non lo sono, potrei dare l’avvio a tutto un nuovo movimento. Il primo nonVardda a compiere voli interstellari, la prima incrinatura nel monopolio.»

Joris scosse il capo. «Potreste essere tolto di mezzo con tanta rapidità e segretezza che nessuno mai udrebbe parlare di voi.»

«Bene» disse Trehearne. «Toglietemi di mezzo. Togliete di mezzo tutti gli ufficiali della nave. Togliete di mezzo tutti i passeggeri. Togliete di mezzo tutta la ciurma. C’è una quantità di gente da far tacere.»

Shairn interruppe trionfante: «Sì Joris! Come potrai far tacere me?»

«E» disse Edri «me.»

Joris volse lo sguardo dall’uno all’altro, poi lo distolse, le sopracciglia corrugate in un’espressione irritata. Ma non disse nulla. Kerrel si curvò sulla scrivania.

«Joris» disse «capisci? Quest’uomo tenta di ricattarti con un’aperta minaccia di tradimento.»

«Sì» confermò Trehearne. «È così.» La sua voce era divenuta improvvisamente molto piana e parlò rivolgendosi direttamente a Joris. «Sopravvivendo a quel volo, ho conquistato il mio diritto alla libertà delle stelle. Ho conquistato il mio diritto a volare per gli spazi profondi e userò qualsiasi arma mi capiterà sottomano contro chiunque tenterà di impedirmelo.»

Poi, per qualche istante nessuno parlò.

«Dannazione!» disse Joris lentamente «ritiro quanto ho detto. Non ci può essere in voi sangue bastardo. Solo un Vardda potrebbe essere così insolente.» Si alzò e girò intorno alla scrivania. «Tu, Shairn, malgrado le tue opinioni politiche lo sosterrai?»

«Certo e sarà probabilmente l’unica vera conquista che gli Orthisti riusciranno a fare.»

«E tu, Edri?»

«Anch’io.»

Kerrel imprecò. Era la prima volta che Trehearne lo udiva imprecare e l’imprecazione era diretta a Shairn. «Dannazione, bada a quel che dici! Joris, non lo pensa sul serio e non lo farà. Conosco troppo bene i suoi sentimenti in merito.»

Shairn lo sfidò: «Mettimi alla prova.»

Joris si era fatto molto pensoso.

«Sai» disse a Kerrel «qualunque atteggiamento essa prenda, c’è una gran parte di verità in quello che quest’uomo dice. Troppa, temo, perché la si possa trascurare.»

«È un bluff» disse Kerrel. «Senti, Joris, se tu lasci libero quest’uomo, dovrò riferire…»

«Oh, riferisci e va’ all’inferno! La legge dice che io devo arrestarlo e io lo arresterò, e il mio dovere si limita a questo e non c’è bisogno che tu mi dica quel che devo fare.»

Si avvicinò al registratore, ne tolse il rullo, lo gettò sul pavimento e lo schiacciò sotto i piedi. «Ora fuori di qui, tutti. Vi congedo. E raccomando a tutti di tenere la bocca chiusa, specialmente a voi» disse, rivolgendosi ai due giovanotti. «Avete abbastanza lavoro da tenervi impegnati. Andate e occupatevene. Voi rimanete qui, Trehearne.»

Trehearne rimase, e in lui c’era l’amara convinzione di aver perso la partita. Le facce degli altri, mentre se ne andavano, erano molto dubbiose. Finalmente si trovò solo con Joris nel fascio di luce dorata delle vetrate. Dal settore orientale della base Trehearne vide una grande astronave levarsi in volo e librarsi verso lontani astri.

Joris misurava la camera a grandi passi, senza dir parola. Il silenzio era pesante, opprimente. I rumori del porto così lontani là sotto non lo rompevano: ne erano al di fuori e il volto di Joris era una maschera pesante, cupa. Trehearne guardò fuori al cielo diverso, dove le nuvole ardevano come piccole nebulose, e poi alle navi laggiù. Dalla sua posizione poteva vedere il settore di arrivo delle squadriglie dei vari pianeti, i lenti apparecchi da carico provenienti dai mondi esterni ad Aldebaran, e improvvisamente gli balenò alla mente che cosa dovevano sentire i poveri bastardi a bordo, vedendo le astronavi andare e venire convinti che non le avrebbero mai potute seguire. Al di là della base sorgevano le torri della città, e Trehearne si chiese se l’avrebbe mai vista.

Joris smise di camminare e ordinò: «Venite qui.»

Trehearne obbedì. Gli occhi chiari, duri e intensi come quelli di una vecchia aquila lo scrutarono a lungo, pesandolo, valutandolo. Egli non disse nulla. Non c’era altro da aggiungere.