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La sentì irrigidirsi e ritrarsi e pensò si fosse irritata con lui. Continuò: «Non intendevo ora. C’è tempo domani. Ma io… Bene, voglio parlargli.»

«Hai simpatia per Edri, vero?»

«Mi è stato buon amico.»

«Sì, lo è stato anche per me.»

Tacque per un momento e poi si allontanò da lui. «Tanto vale che tu lo sappia ora. Edri è stato arrestato un mese fa.»

Trehearne balzò in piedi: «Arrestato?»

«Sì. Hanno pronunciato la sentenza ieri. Esilio a Thuvis: a vita.»

15

Per un momento Trehearne rimase immobile, come stordito. Thuvis, a vita!

Ricordava quel pianeta oscuro, inesprimibilmente desolato, di un sole morente che Shairn gli aveva mostrato nel proiettore del microfilm durante il viaggio dalla Terra a Llirdis.

«No» disse. «Non Edri. Ci deve essere un errore.»

Shairn scosse il capo. «Lo vorrei tanto, ma non è così. Edri è un Orthista, arrestato, confesso e condannato. È stato perfino incapace di difendersi.»

Si ritrasse un poco. «Anche a me dispiace. Ma Edri sapeva quel che faceva. L’ha voluto.»

Trehearne chiese: «Che cosa è accaduto?»

«Ricordi quella notte nel parco quando Kerrel parlò di un certo Arrin che era stato arrestato?»

«Sì. Era un amico di Edri.»

«Bene, non riuscirono a trovare certi documenti in possesso di Arrin. Ne avevano estremo bisogno. Pare che Arrin avesse individuato qualche traccia del percorso seguito dall’astronave di Orthis in quell’ultimo viaggio da cui non tornò, e stesse facendo dei calcoli.»

Si interruppe, poi aggiunse amaramente: «A Kerrel venne l’idea che Edri avesse quei documenti.»

Nei gialli occhi di Trehearne passò uno strano lampo maligno. «Allora Kerrel fu la causa di tutto questo?»

«Sì. Era suo dovere in qualità di agente del Consiglio fare le necessarie investigazioni e se ne occupò con molta intelligenza. Ebbene, Edri aveva non solo quei documenti, ma degli altri di sua proprietà.»

Trehearne sbuffò. «Stupido idealista. Perché non si accontentava di essere un Vardda, infischiandosene del resto della Galassia!»

Shairn parve sollevata. «Ecco quel che ho detto anch’io! Ma conoscendo la tua amicizia per Edri temevo che avresti perso la testa quando l’avessi saputo.»

Proseguì in fretta: «So che vorrai fare i conti con Kerrel per questo e per quello che è capitato a te. Ma dovrai essere prudente, trattandosi di un agente del Consiglio. Io posso aiutarti…»

Ma la voce di Shairn si affievolì all’orecchio di Trehearne che aveva colto solo una frase: «"…conoscendo la tua amicizia per Edri…".»

Sì, Edri era stato suo amico. Gli dispiaceva per Edri. Ma avrebbe permesso che l’amicizia lo trascinasse come una catena lontano da tutto quanto aveva sognato e desiderato e infine raggiunto?

No! Non si sarebbe lasciato intrappolare dall’amicizia e dalla pietà! Aveva semplicemente ceduto a una facile emotività simpatizzando per le popolazioni non-vardda avide di conquistare la libertà delle stelle, ricordando il disperato desiderio del loro sguardo, rodendosi per la morte di Torin.

Un fatale presagio di dolore si fece strada in Trehearne quando si rese conto della decisione che si andava formulando nella sua mente. Sapeva che era ispirata dall’emozione, non dalla ragione, e sentì un violento disprezzo per la sua propria debolezza.

Parlò, interrompendo Shairn. «Scusami, Shairn, ero soprappensiero. E penso che devo cercare di aiutare Edri.»

Ella taceva, guardandolo con grandi occhi fissi. Poi, rapidamente disse: «Michael! Non fare l’idiota!»

Rise senza allegria. «Me l’hai detto prima. Me lo dico anch’io, ora. Ma non serve. Pare che io sia deciso a comportarmi da idiota.»

«Ma la prendi troppo sul tragico! Dopo tutto, Edri non verrà mica giustiziato.»

Ricordando le parole di Edri a proposito del destino di Arrin, Trehearne rispose: «Penso che quasi lo preferirebbe. Esilio in una stella remota, mai più volare, nulla da fare se non aspettare la morte…»

«Ma non puoi farci nulla, Michael! È stato ritenuto colpevole, condannato. Lo portano via stanotte. Così è un episodio chiuso.»

Trehearne si alzò in piedi. «Torno in città, Shairn.»

«Perché?»

«Vado a vedere se posso salvarlo.»

Ella comprese allora l’entità e la gravità della sua decisione. Lo afferrò rudemente per un braccio.

«Vuoi gettar via per nulla tutto quello che hai faticato tanto a conquistare? Ricordati, Edri è un traditore. Non importa se era buon amico di entrambi, è un traditore e merita la pena che gli è stata inflitta.»

«La pensi così, eh?»

«E come potrei pensarla diversamente? Sai quanto me che cosa sono gli Orthisti.»

Trehearne replicò con voce piatta: «Non ne sono così sicuro. Forse faresti meglio a dirmelo.»

«Sono dei distruttori. Vogliono mandare in rovina Llirdis, l’impero dei Vardda, tutta l’attuale organizzazione.» La sua voce appassionata evocava le vie stellari, le veloci astronavi in volo, l’orgoglio e le conquiste della razza dei Vardda.

«Orthis aveva il suo laboratorio a bordo dell’astronave. Il segreto della mutazione dei Vardda è là. Essi vogliono ritrovare l’astronave. Vogliono scoprire il segreto e svelarlo a tutta la Galassia.»

«Sarebbe così terribile» chiese Trehearne «se altri avessero la capacità di volare tra le stelle?»

Lo guardò come avesse detto una bestemmia. Egli soggiunse: «Eccettuato il fatto, naturalmente, che ciò spezzerebbe il monopolio dei Vardda.»

«Suona strano detto da te» esclamò lei con amarezza. «Tu, lo straniero che si batte con tanto accanimento per aver parte nel monopolio. Allora ti parve meraviglioso, dopo trentatré anni durante i quali avevi guazzato nel fango della Terra!»

«Ho visto altro, ora. Ho visto un ragazzo morire per questo. Non credo di poter ancora approvare il vostro sistema.»

«Tu non lo approvi?» La sua voce era bassa e fremente. «Tu? E che cosa ne sai? Noi abbiamo conquistato il diritto di possedere ciò che abbiamo. Noi fummo i primi tra le razze della Galassia ad avventurarci negli spazi interstellari. E lo facemmo senza mutazioni, senza nulla! Quel primo viaggio richiese quattro generazioni. Quattro generazioni di bambini nati negli spazi profondi, in una piccola astronave vagante tra le stelle! Nessun altro fece mai nulla di simile. Nessun altro osò mai! E quanto al nostro crudele monopolio, è quello che mantiene la pace nella Galassia. Tiene in vita mondi che sarebbero scomparsi. Porta ricchezza e benessere dove non c’erano. Ma a te non piace e così bisogna distruggerlo!»

Tacque per riprendere respiro e poi mormorò: «Kerrel aveva ragione nel non voler accogliere stranieri. E io mi vergogno di averti amato!» Gli voltò le spalle allontanandosi veloce per la galleria. Nei suoi modi c’era una decisione precisa che diede a Trehearne un senso di malessere. La seguì e la trovò al videofono. Lo schermo stava già per illuminarsi. Lo guardò con occhi ardenti. «Mi sono battuta una volta perché tu venissi accolto a Llirdis. Ora riparerò il mio errore!»

Trehearne allontanò di scatto dall’apparecchio e chiuse l’interruttore. Lei lo assalì come una gatta, le unghie tese, chiamandolo bastardo, mostro e peggio, infuriando contro la sua ingratitudine. Era difficile fermarla, ma egli vi riuscì non consentendole di raggiungere né il video né il campanello per chiamare i servi.

La trattenne ed ella gli rise in faccia con la sua risata beffarda. «Benissimo. Va’, allora. Va’ e fatti prendere, nel tuo tentativo di liberare Edri. Vedrai fin dove riuscirai ad andare. E ricordati che se è già brutto che un Vardda nato tradisca i suoi, per te è anche…»