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Arkellor attese per diversi momenti, fin troppo prima di rispondere. «No», disse. «No, Jaantony alto-Ferrogiada, non era inteso alcun insulto».

«Nessun insulto è stato acquisito», disse Vikary, sorridendo.

L’altolegato Braith non sorrise. «Buona fortuna», disse malvolentieri. Andò presso la porta a lunghi passi, aspettando solo l’istante che occorse a Dirk per levarsi di torno in gran fretta, poi passò oltre e si avviò verso il tetto. La porta si chiuse alle sue spalle.

Dirk fece per andare verso gli altri, ma il gruppo si stava muovendo. Janacek aggrottò la fronte e fece un cenno con il capo, poi si avviò verso un’altra stanza, velocemente. Gwen si alzò, pallida e scossa e Vikary fece un passo verso Dirk.

«Questa era una cosa che tu non dovevi sentire», disse il Kavalar. «Ma forse servirà ad illuminarti. Comunque mi dispiace che tu fossi presente. Non vorrei che tu avessi la stessa impressione di Alto Kavalaan che ha il Kimdissi».

«Non capisco», disse Dirk. Vikary gli mise un braccio attorno alle spalle e lo trascinò verso la sala da pranzo. Gwen stava subito dietro a loro. «Di che cosa si stava parlando?».

«Ah, di tante cose. Ti spiegherò. Ma ti devo confessare una seconda cosa che non mi è piaciuta: che non fosse ancora stata preparata la colazione che ti era stata promessa». Sorrise.

«Posso aspettare». Entrarono nella sala da pranzo e si sedettero. Gwen era sempre silenziosa e preoccupata. «Com’è che mi ha chiamato Garse?», chiese Dirk. «Kora-qualcosa, che cosa vuol dire?».

Vikary parve esitare. «La parola è korariel. Si tratta di una parola in antico Kavalar. In tutti questi secoli il suo significato originale è cambiato. Oggi e in questo posto, se usata da Garse, o da me, significa protetto. Protetto da noi, dai Ferrogiada».

«Questo è ciò che tu vorresti significasse, Jaan», disse Gwen, con la voce spinosa ed arrabbiata. «Digli il significato vero!».

Dirk aspettò. Vikary incrociò le braccia e gli occhi cominciarono a spostarsi dall’uno all’altra. «Benissimo, Gwen, se lo vuoi tu». Si voltò verso Dirk. «Il vecchio significato è letteralmente proprietà protetta. Spero proprio che tu non ti senta insultato per questo. Non è inteso insulto. Korariel è usato per tutte le persone che non fanno parte di una granlega, ma vengono considerate e rispettate».

Dirk si ricordò delle cose che Ruark gli aveva detto la sera prima, di quelle parole che lui aveva a mala pena percepito in mezzo alla foschia provocatagli dal vino verde. Sentì la rabbia che gli si arrampicava addosso come una marea rossa e dovette farsi forza per tenerla a freno. «Non sono abituato ad essere una proprietà», disse mordacemente, «e non me ne importa niente se sono molto considerato. E da che cosa mi dovresti proteggere?».

«Da Lorimaar e dal suo teyn Saanel», disse Vikary. Si piegò attraverso il tavolo ed afferrò Dirk saldamente per un braccio. «Può darsi che Garse abbia usato la parola un po’ troppo leggermente, t’Larien, però al momento gli deve essere senz’altro sembrata la cosa migliore: una vecchia parola per un vecchio concetto. Sbagliato… sì, non ho difficoltà ad ammetterlo. È sbagliato per te che sei un essere umano e non appartieni a nessuno. Però era la parola giusta da usarsi con uno come Lorimaar alto-Braith, che capisce solo questo e poco altro. Se la cosa ti disturba tanto — e so quanto fastidio dia a Gwen — allora sono enormemente dispiaciuto che il mio Teyn abbia usato questa parola».

«Va bene», disse Dirk, cercando di dimostrarsi ragionevole, «ti ringrazio per le scuse, ma non bastano. Io non so ancora che cosa sta succedendo. Chi era Lorimaar? Che cosa, voleva? E perché dovrei essere protetto da lui?».

Vikary sospirò e lasciò andare il braccio di Dirk. «La questione non si risolve semplicemente rispondendo alla tua domanda. Ti dovrei raccontare la storia del mio popolo, quel poco che so e quel molto che ho immaginato». Si voltò verso Gwen. «Potremmo mangiare mentre parliamo, se siamo tutti d’accordo. Puoi portare la colazione?».

Lei annui e si allontanò, ritornando parecchi minuti più tardi con un grande vassoio ed un’altissima pila di pane nero, tre tipi diversi di formaggio e uova sode con i gusci blu vivace. E birra, si capisce. Vikary si piegò in avanti, in modo da poggiare i gomiti sul tavolo. Gli altri mangiavano e lui parlava.

«Alto Kavalaan è stato un mondo violento», disse. «È il più vecchio dei mondi esterni, fatta eccezione per la Colonia Dimenticata, e la sua lunga storia è una storia di lotte. Purtroppo, questi fatti sono largamente costruiti e leggendari, pieni di bugie etnocentriche. Eppure a queste favole ci si credeva, fino al tempo in cui ritornarono le navi spaziali subito dopo l’Interregno.

«Nelle granleghe dell’Unione Ferrogiada, ad esempio, si insegnava ai bambini che l’universo ha solo trenta stelle ed Alto Kavalaan è al centro. La razza umana si è generata lì, dove Kay Ferro-Fabbro ed il suo teyn Rolando Lupo-Giada nacquero dall’unione tra un vulcano ed una tempesta. Uscirono fumiganti dalla bocca del vulcano e camminarono in un mondo pieno di demoni e di mostri e se ne andarono in giro per diversi anni un po’ qua e un po’ là, avendo varie avventure. Alla fine giunsero in una profonda caverna al di sotto di una montagna e dentro ci trovarono una decina di donne, le prime donne del mondo. Le donne avevano paura dei demoni e non volevano uscire fuori. Allora Kay e Rolando si fermarono, afferrarono bruscamente le donne e le fecero diventare eyn-kethi. La caverna diventò la loro granlega, le donne ebbero molti figli e così cominciò la civiltà dei Kavalari.

«La strada non era delle più facili, ci dice la leggenda. I ragazzi che nascevano dalle eyn-kethi erano della stessa pasta di Kay e Rolando, irosi, pericolosi e con una volontà di ferro. Ci furono un mucchio di litigi. Uno dei figli, l’astuto e malvagio John Nero-Carbone, era solito uccidere i suoi kethi, i suoi fratelli di granlega, in momenti di invidia causati dal fatto che lui non riusciva a cacciare bene come loro. Sperando di acquistare anche lui un po’ della loro abilità e fòrza, cominciò a mangiare i loro corpi. Rolando lo trovò un giorno mentre stava celebrando uno di questi festini e corse dietro al ragazzo per le colline e lo batté con una grande frusta. Dopo di che, John non ritornò a Ferrogiada, ma fondò la sua granlega in una miniera di carbone e per teyn si prese un demone. Così nacque la granlega di altolegati cannibali detta Siti del Carbone Profondo.

«Nello stesso modo vennero fondate le altre granleghe, anche se Ferrogiada dà ben più credito agli altri ribelli di quanto ne abbia dato a Nero John. Rolando e Kay erano dei padroni inflessibili ed era difficile starci assieme. Shan lo Spadaccino, ad esempio, era un bravo ragazzo, forte, che lasciò il suo teyn e la sua betheyn dopo una violenta disputa con Kay, che non aveva rispettato la sua giada-e-argento. Shan fu il fondatore della Fortezza di Scianagate. I Ferrogiada hanno riconosciuto pienamente umana la sua linea, da sempre. Così è stato per quasi tutte le granleghe. Quelle che poi si sono estinte, come i Siti del Carbone Profondo, sono piombate ben presto nella leggenda.

«Queste leggende sono piuttosto ampie e molte sono anche illuminanti. Ad esempio c’è la storia dei kethi disobbedienti. I primi Ferrogiada sapevano che l’unico posto in cui l’uomo potesse abitare si trovava sotto terra, una fortezza nella roccia, una caverna o una miniera. Eppure quelli che vennero dopo non ci credettero; le pianure parevano aperte ed invitanti ai loro occhi ingenui. Per cui uscirono, con le eyn-kethi ed i bambini ed eressero alte città. Questa fu la loro follia. Dal cielo caddero fuochi che li distrussero, fusero e contorsero le torri che avevano eretto, bruciarono gli uomini delle città ed i sopravvissuti fuggirono terrorizzati sottoterra, dove le fiamme non avrebbero potuto raggiungerli. E quando le loro eyn-kethi ebbero dei bambini, questi furono dei demoni, non più degli uomini. A volte si aprirono la strada al di fuori del grembo materno mangiando le carni della madre».