«Lui rifiuta solo l’idea di proprietà», disse rapidissimamente Vikary. «Il mio amico insisteva sul fatto della sua umanità, comunque è ancora sotto lo scudo della mia protezione».
Garse Janacek rise e scosse il capo. «No, Jaan. Tu non eri a casa stamattina. T’Larien non vuole essere protetto da nessuno di noi due. Lo ha detto lui».
Vikary lo guardò furibondo. «Garse! Non è il momento di scherzare».
«Io non scherzo», disse Janacek.
«È vero», ammise Dirk. «Ho detto che potevo badare a me stesso».
«Dirk, non sai ciò che dici!», disse Vikary.
«Tanto per cambiare, direi che lo so benissimo».
Bretan Braith Lantry emise lo strano rumore, molto forte ed improvviso, mentre Dirk e i due Ferrogiada stavano discutendo ed il suo teyn Chell se ne stava rigido e furibondo. «Silenzio», chiese la voce di cartavetrata e lo ottenne. «La cosa non ha nessuna importanza. Non cambia niente. Tu dici che lui è umano, Ferrogiada. Se è così, allora non può essere korariel e tu non lo puoi proteggere. Che lui lo voglia o no, tu non lo puoi proteggere. Il mio kethi controllerà che tu non lo faccia». Girò sui tacchi e si mise ben di fronte a Dirk. «Io ti sfido, Dirk t’Larien».
Rimasero tutti zitti. Larteyn fiammeggiava tutto attorno ed il vento era freddissimo. «Non era inteso nessun insulto», disse Dirk, ricordandosi le parole che i Ferrogiada avevano usato in altre occasioni. «Mi è permesso chiedere scusa, o cosa?». Offrì i palmi delle mani aperti e vuoti a Bretan Braith.
La faccia piena di cicatrici ebbe un sussulto. «L’insulto è stato ricevuto».
«Devi duellare con lui», disse Janacek.
I palmi delle mani di Dirk si abbassarono lentamente. Una volta giù si trasformarono in pugni. Non disse niente.
Jaan Vikary fissava per terra lugubremente, ma Janacek era sempre vivace. «Dirk t’Larien non sa niente delle abitudini duellesche», disse ai due Braith. «Su Avalon queste cose non sono in uso. Mi permette di dargli delle spiegazioni?».
Bretan Braith annuì, lo stesso movimento del capo e delle spalle curiosamente goffo che Dirk aveva già notato quel pomeriggio al garage. Chell non parve nemmeno aver sentito; il vecchio Braith continuava a fronteggiare Vikary, borbottando e fissandolo.
«Ci sono quattro scelte da fare, t’Larien», disse Janacek a Dirk. «Come sfidato, lei ha diritto alla prima scelta. Le consiglio di fare la scelta delle armi e di scegliere le lame».
«Lame», disse piano Dirk.
«Io farò la scelta del modo», gracchiò Bretan, «e scelgo il quadrato della morte».
Janacek annuì. «Lei ha anche la terza scelta t’Larien. Dato che non ha nessun teyn, la scelta dei numeri è d’obbligo. Deve essere singolo. Lei può dire così, oppure può scegliere il posto».
«Vecchia Terra?», disse Dirk speranzoso.
Janacek ghignò. «No. Solo questo mondo, temo. Le altre scelte non sono lecite».
Dirk si strinse nelle spalle. «Qui allora».
«Io faccio la scelta dei numeri», disse Bretan. Ormai era completamente buio, c’erano le poche stelle sparse dei mondi esterni che illuminavano il cielo nero. L’occhio del Braith fiammeggiava e la strana luce riflessa provocava uno scintillìo umido sulle sue cicatrici. «Io scelgo il singolo, come deve essere».
«Tutto sistemato», disse Janacek. «Voi due dovete mettervi d’accordo sull’arbitro e poi…».
Jaan Vikary alzò gli occhi. Il suo viso si vedeva appena ed era coperto d’ombra, illuminato solo dalla pallida luce delle pietre che si riflettevano, ma la mascella gonfia gli faceva uno strano profilo. «Chell», disse pianissimo, in tono deciso e tranquillo.
«Sì», rispose il vecchio Braith.
«Tu sei uno sciocco se credi nei falsuomini», gli disse Vikary. «Tutti voi che credete siete degli sciocchi».
Dirk fronteggiava ancora Bretan Braith quando Vikary parlò. La faccia devastata ebbe un guizzo, una, due, tre volte.
La voce di Chell pareva quella di un uomo in trance. «L’insulto è stato ricevuto, Jaantony alto-Ferrogiada, falso Kavalar, falsuomo. Io ti lancio la sfida».
Bretan si voltò di scatto e cercò di gridare. La sua voce non era in grado e riuscì solo a sputacchiare e a tossicchiare. «Tu… provocatore di duelli! Ferrogiada… io…».
«È una cosa nell’ambito del codice», replicò Vikary quasi cordialmente. «Comunque forse, se Bretan Braith potesse passar sopra alla piccola colpa di uno straniero ignorante, allora mi potrei trovare particolarmente propenso a chiedere scusa a Chell fre-Braith».
«No», disse Janacek cupo. «Non è onorevole perdonare».
«No», fece eco Bretan. Ormai il suo viso era un semplice teschio. Il suo occhio gioiello scintillava e la sua guancia era tormentata dalla rabbia. «Io mi sono piegato quanto più potevo per te, falso Kavalar. Non mi farò beffe di tutta la saggezza della mia granlega. Il mio leyn aveva molta più ragione di me. Per la verità avevo torto marcio a cercare di evitare il duello con te, bugiardo. Falsuomo, È una cosa vergognosa. Ma adesso sono tranquillo. Vi ucciderò, Chell ed io, vi uccideremo tutti e tre».
«Può darsi che sia vero», disse Viltary. «Lo faremo subito, così vedremo».
«Ed anche la tua betheyn-vacca», disse Bretan. Non riusciva a gridare; la voce gli si ruppe quando ci provò. Sicché parlò piano come sempre, la gola gli grattava e non riuscì ad alzare il tono. «Quando avremo finito con voi, sveglieremo i nostri cani e daremo la caccia a lei ed al suo grasso Kimdissi in tutte le foreste che loro conoscono così bene».
Jaan Vikary lo ignorò. «Io sono lo sfidante», disse a Chell fre-Braith. «La prima delle quattro scelte è mia. Farò la scelta dei numeri. Combatteremo teynati».
«Io faccio la scelta delle armi», rispose Chell. «Scelgo le pistole».
«Faccio la scelta del modo», disse Vikary. «Scelgo il quadrante della morte».
«Per ultima la scelta del posto», disse Chell. «Qui, allora».
«L’arbitro segnerà col gesso un solo quadrato», disse Janacek. Dei cinque uomini che erano sulla terrazza, lui era l’unico a sorridere. «Comunque abbiamo bisogno di un arbitro. Lo stesso per entrambi i duelli?».
«Un uomo basterà», disse Chell. «Suggerisco Lorimaar alto-Braith».
«No», disse Janacek. «È venuto da noi piuttosto arrabbiato soltanto ieri. Kirak Rossacciaio Cavis».
«No», disse Bretan. «Scrive delle belle poesie, ma non vado troppo d’accordo con le idee di Kirak Rossacciaio».
«Ci sono due della Fortezza di Scianagate», disse Janacek. «Non sono sicuro di come si chiamano».
«Preferiremmo un Braith», disse Bretan facendo scattare la bocca. «Un Braith arbitrerebbe bene, dando la giusta importanza al codice duellesco».
Janacek fissò Vikary; Vikary si strinse nelle spalle. «D’accordo», disse Janacek, mettendosi di nuovo di fronte a Bretan. «Un Braith allora. Pyr Braith Oryan».
«Pyr Braith no», disse Bretan.
«Non siete facili da accontentare», disse seccamente Janacek. «Si tratta di uno dei vostri kethi».
«C’è dell’attrito con Pyr Braith», disse Bretan.
«Un altolegato sarebbe una scelta migliore», disse il vecchio Chell. «Un uomo di buona statura e di nota saggezza. Roseph Lant Banscea alto-Braith Kelcek».
Janacek si strinse nelle spalle. «D’accordo».
«Chiamerò lui», disse Chell. Gli altri annuirono.
«Domani allora», disse Janacek.
«Tutto a posto», disse Chell.
E mentre Dirk se ne stava in piedi ad osservarli, sentendosi perduto e fuori posto, i quattro Kavalari si salutarono. E stranamente, prima di separarsi, ognuno di loro baciò leggermente i suoi due nemici sulle labbra.