Chell annuì affermativamente e disse qualcosa di profondo in Antico Kavalar. Gli altri Braith parevano meno sicuri. Lorimaar scambiava occhiate con il suo teyn, l’uomo grasso e squadrato. La spaventosa faccia di Bretan era indifferente, per metà maschera di tessuto scarnificato, per metà vuota innocenza. Pyr aggrottò la fronte e continuò a battere insistentemente con il suo bastone.
Fu Roseph a rispondere. «Quando sono stato arbitro al quadrato della morte, ho stabilito che Gwen Delvano era umana», disse scandendo le parole.
«Questo è vero», disse Pyr.
«Forse era umana allora», disse il vecchio. «Ma adesso ha assaggiato il sangue ed ha dormito con un falsuomo. Chi avrà il coraggio di chiamarla ancora umana?».
I cani cominciarono ad ululare.
I quattro che Myrik aveva legato alla macchina cominciarono la canizza, che fu continuata dalla muta che era chiusa dentro il veicolo a cupola di Lorimaar. Il cane enorme di Chell ringhiò e tirò la catena, finché il Braith più anziano ebbe uno scatto iroso; allora la creatura si accucciò e si uni agli ululati.
Quasi tutti i cacciatori puntarono lo sguardo nell’oscurità che li circondava (Myrik, con la faccia immobile come congelata era l’unica eccezione: gli occhi non abbandonavano mai Gwen Delvano). Più di uno si portò la mano alla fondina.
Ai bordi del cerchio, al di là delle aerauto e della pozza di luce, c’erano i due Ferrogiada, uno accanto all’altro nell’ombra.
Il dolore di Dirk — aveva la testa che gli martellava — gli parve improvvisamente di poca importanza. Il suo corpo tremava ed era scosso. Guardò Gwen; aveva alzato gli occhi verso di loro. Soprattutto verso Jaan.
Allora lui camminò verso la luce e Dirk vide che stava fissando Gwen quasi con la stessa fissità dell’uomo chiamato Myrik.
Pareva che si muovesse molto lentamente, come una figura di un sogno polveroso, come un uomo che dormisse. Garse Janacek gli era al fianco, vivo e concreto.
Vikary indossava un abito di tessuto camaleontino screziato, ombrato di nero contro zone più nere, quando entrò nel cerchio dei suoi nemici. Nel frattempo i cani si erano calmati e adesso il suo vestito era grigio polvere. Le maniche della camicia terminavano appena sotto i gomiti; ferro-e-pietraluce gli cingevano il braccio destro, giada-e-argento il sinistro. Per un istante senza fine apparve grandissimo. Chell e Lorimaar erano tutti e due più alti di una testa, eppure parevano più piccoli. Vikary dava la sensazione di dominare. Scivolò oltre loro, come un fantasma che camminava — pareva assolutamente irreale anche in quel posto — che camminava attraverso i Braith, come se non potesse vederli e si fermò vicino a Gwen e Dirk.
Ma era solo un’illusione. Il rumore dei cani era calato, i Braith cominciarono a parlare e Jaan Vikary si ritrasformò in un uomo come gli altri, più grosso di molti altri, ma ce n’erano anche di più grossi.
«Hai superato i limiti, Ferrogiada», disse Lorimaar con tono duro ed iroso. «Non vi abbiamo chiamati in questo posto. Non avete nessun diritto di stare qui».
«Falsuomini», li insultò Chell. «Falsi Kavalari».
Bretan Braith Lantry fece il suo verso singolare.
«Ti concedo la tua betheyn, Jaantony alto-Ferrogiada», disse con fermezza Pyr, ma il suo bastone si mosse con fretta nervosa. «Decretale il castigo che le è opportuno, che è giusto. Il falsuomo è mio, per la caccia».
Garse Janacek si era fermato qualche metro più in là. I suoi occhi si muovevano da uno all’altro che parlava e per due volte parve sul punto di replicare. Ma Jaan Vikary ignorò tutti quanti. «Togliete loro i bavagli», disse, agitando le mani verso i prigionieri.
Il teyn di Pyr, quello alto alto, era in piedi vicino a Dirk e Gwen, proprio di fronte all’altolegato Ferrogiada. Esitò per un lungo momento, poi si piegò e slegò i bavagli.
«Grazie», disse Dirk.
Gwen scosse il capo per allontanare i capelli dagli occhi e si alzò in piedi barcollando, con le mani sempre legate dietro alla schiena. «Jaan», disse con voce poco sicura. «Hai sentito?».
«Ho sentito», disse Vikary. Poi rivolto ai Braith: «Liberatele i polsi».
«Questa è supponenza, Ferrogiada», disse Lorimaar.
Tuttavia Pyr pareva curioso. Si appoggiò al suo bastone. «Liberatele le mani», disse.
Il suo teyn fece voltare rudemente Gwen ed usò il suo coltello per liberarla.
«Fammi vedere le braccia», disse Vikary a Gwen.
Lei esitò, poi mise le mani davanti a sé e le tese bene, con i palmi rivolti in basso. Sul braccio sinistro brillava la giada-e-argento. Non se l’era ancora tolta.
Dirk la osservò, debole e rassegnato, e sentì freddo. Lei non l’aveva ancora tolta.
Vikary abbassò gli occhi verso Myrik, che era sempre seduto con le gambe incrociate e gli occhietti fissi su Gwen. «Alzati in piedi».
L’uomo si alzò e si voltò a fronteggiare il Ferrogiada ed era la prima volta che staccava lo sguardo da Gwen da quando era arrivato. Vikary fece per parlare.
«No», disse Gwen.
Si stava soffregando i polsi. Poi si fermò e mise la mano destra sul braccialetto. La sua voce era ferma. «Non capisci Jaan? No. Se tu lo sfidi, se tu l’uccidi, allora me lo tolgo. Lo faccio».
Per la prima volta il viso di Jaan fu scosso dall’emozione, e quell’emozione era l’angoscia. «Tu sei la mia betheyn», disse. «Se io non… Gwen…».
«No», disse lei.
Uno dei Braith rise. A quel suono, Garse Janacek ghignò e Dirk vide uno spasimo selvaggio spuntare e sparire dal viso dell’uomo chiamato Myrik.
Se Gwen lo notò, non vi fece caso. Si mise di fronte a Myrik. «Io ho ucciso il tuo teyn», disse lei. «Io. Non Jaan. Nemmeno il povero Dirk. Sono stata io ad ucciderlo, lo ammetto. Lui ci stava dando la caccia, come te. E stava anche uccidendo gli Emereli».
Myrik non disse niente. Tutti erano immobili.
«Se proprio devi fare il duello, allora, se mi vuoi veramente morta, combatti con me!», continuò Gwen. «Io lo farò. Combatti con me se la tua vendetta è così importante».
Pyr rise rumorosamente. Alcuni attimi dopo il suo teyn si uni alla risata, e poi Roseph, poi molti altri… il grassone, il compagno di Roseph dalla faccia rigida e squadrata, il vecchio uncinato. Ridevano tutti.
La faccia di Myrik divenne rosso-porpora, poi bianca, poi di nuovo cupa. «Vacca-betheyn», disse. Il solito tremito gli attraversò di nuovo la faccia e questa volta lo videro tutti. «Mi vuoi prendere in giro. Un duello è… il mio teyn… e tu sei una donna!».
Terminò con un urlo che fece sobbalzare gli uomini e fece di nuovo ululare i cani. Poi scattò.
Sollevò le mani sulla testa, le strinse e le apri, poi colpi Gwen sulla faccia quando lei cercò di allontanarsi dalla sua rabbia, poi si lanciò improvvisamente su di lei. Le mise le dita attorno alla gola e la spinse avanti e Gwen cadde sulla schiena. Poi cominciarono a rotolarsi sul pavimento fino a quando sbatterono duramente contro il fianco di una macchina. Myrik era sempre ben sopra, con Gwen appiccicata sotto di lui e cercava di infilare profondamente le dita nel collo della donna. Allora lei lo colpi, forte sulla mascella, ma nella sua rabbia lui parve quasi non accorgersene. Cominciò a sbattere la testa della donna contro la macchina, una, due, tre volte, gridando in Antico Kavalar.
Dirk cercò di tirarsi in piedi, ma rimase immobile con le mani legate. Garse fece due rapidi passi in avanti e finalmente si mosse anche Jaan Vikary. Ma il primo a raggiungere Myrik fu Bretan Braith Lantry, che lo allontanò da lei mettendogli una mano attorno al collo. Myrik batté selvaggiamente l’aria con le mani, finché Lorimaar si unì a Bretan e tra tutti e due riuscirono a tener fermo l’uomo.