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Il compagno di Pyr con i capelli neri lasciò andare le catene che aveva in mano e parve congelarsi nel momento in cui il suo teyn cadeva. Dirk mosse leggermente il laser e sparò di nuovo, ma non successe niente; l’arma si trovava ancora nel periodo dei quindici secondi di riciclaggio. Per questa ragione la caccia era uno sport; il gioco forniva una possibilità di scampo se si sbagliava. Si accorse che stava ancora ridacchiando.

Il cacciatore si riprese e si gettò a terra rotolando sul terreno nel lungo solco che efa stato aperto dall’ala della macchina. Giù nei fossi a cercare il laser, pensò Pirk, ma non lo avrebbe trovato.

I cani avevano circondato l’aerauto ed abbaiavano tutte le volte che Dirk cambiava posizione, oppure alzava la testa. Nessuno di loro cercò di entrare ad ucciderlo. Quello era compito del cacciatore. Dirk prese attentamente la mira e sparò a quello più vicino, alla gola. Cadde come un pezzo di carne e gli altri due recedettero. Dirk si mise in ginocchio e strisciò fuori dal suo riparo. Cercò di alzarsi, appoggiandosi con una mano sull’ala contorta. Il mondo prese a girare. Pugnalate dolorose gli trafiggevano le gambe e si accorse di non sentirsi più i piedi. Comunque riuscì a mettersi diritto.

Risuonò un urlo, qualcosa detto in Antico Kavalar; Dirk non conosceva quella parola. I cani giganteschi caricarono, uno dopo l’altro, con le bocche rosse e umide spalancate, ringhiando. E con la coda dell’occhio vide il cacciatore che si alzava, a due metri di distanza, con il coltello già snudato. Una delle braccia lunghe e sottili ebbe un moto circolare, un po’ lateralmente e colpì l’ala dell’aerauto contro cui si appoggiava Dirk. L’uomo si era già voltato e stava correndo e il cane più vicino era già lì, in aria. Dirk si lasciò cadere e sollevò il fucile. Le zanne scattarono, a vuoto, ma il corpo della bestia gli arrivò addosso, facendolo voltare e mettendosi sopra di lui dopo averlo schiacciato contro la polvere. In una maniera o nell’altra riuscì a trovare il grilletto. Ci fu un lampo breve e la puzza di pelo umido bruciato, poi un gemito terribile. Il cane fece di nuovo scattare le mascelle, ma debolmente, sputando il proprio sangue. Dirk spinse via la carcassa e cercò di alzarsi su un ginocchio. Il Braith aveva raggiunto il corpo di Pyr ed aveva sollevato la lunga spada d’argento. L’altro cane si era impigliato con la catena su di un bordo seghettato della macchina. Quando Dirk si alzò, il cane guaì e tirò ed il grande scafo carbonizzato parve scuotersi un po’ e spostarsi, ma la bestia rimase imprigionata.

Il cacciatore dai capelli neri aveva quella cosa d’argento. Dirk puntò il laser e sparò; il raggio passò lontano, ma un secondo è piuttosto lungo e Dirk spostò velocemente il fucile da destra a sinistra e da sinistra a destra.

L’uomo cadde, però aveva avuto il tempo di lanciare la sua arma. Si innalzò alcuni metri, scivolò sull’ala contorta e cadde per terra, dove oscillò avanti e indietro spinta dal vento.

Dirk continuava a fare oscillare il laser, sinistra destra, sinistra destra, sinistra destra, anche dopo che il cacciatore era caduto e la lama di luce era scomparsa. Alla fine del periodo di riciclo, ci fu un altro impulso di un secondo, che servì solo a bruciare una fila di soffocatori e Dirk, sobbalzando, lasciò la presa sul grilletto e fece cadere l’arma.

Il cane, ancora imprigionato, ringhiava e tirava. Dirk lo guardò, con la bocca spalancata, quasi senza capire. Poi ridacchiò. Cadde sulle ginocchia, ritrovò il laser e cominciò a strisciare contro i Kavalari. Ci volle un tempo tremendamente lungo. I piedi gli facevano male. Come il braccio, dove era stato morso. Alla fine il cane era stato zitto, ma non c’era silenzio. Dirk riusciva a sentire il grido, un piagnucolio basso e continuo.

Si trascinò attraverso la terra e la cenere sul tronco di un soffocatore bruciato, verso il punto in cui erano caduti i cacciatori. Giacevano l’uno accanto all’altro. Quello magro, quello di cui non aveva mai saputo il nome, che aveva cercato di ucciderlo con il coltello, con i cani e con la lama d’argento. Quello era immobile e la bocca era piena di sangue. Pyr, a faccia in giù, era l’origine dei piagnucolii; gli si inginocchiò vicino, gli passò una mano attorno al corpo e, con molta fatica, lo rivoltò. Aveva la faccia coperta di cenere e di sangue; cadendo si era rotto il naso e c’era un rivolo rosso e sottile che gli scendeva da una narice, lasciando un segno vivido sulle guance sporche di fuliggine. Aveva la faccia di un vecchio. Continuava a piangere e non pareva vedere affatto Dirk e con le mani si teneva lo stomaco. Dirk lo osservò per un bel po’. Gli toccò una delle mani — era stranamente morbida e piccola, pulita tranne un unico segno nero che attraversava il palmo, quasi la mano di un bambino che non poteva appartenere a quella faccia da vecchio calvo — e poi la lasciò andare e fece la stessa cosa con l’altra mano e guardò il buco che si era spalancato nella pancia di Pyr. Una grossa pancia ed un piccolo buco scuro; non avrebbe dovuto fargli troppo male. Non gli usciva nemmeno del sangue, tranne che dal naso. Era quasi divertente, ma Dirk scoprì di non essere più capace di ridacchiare.

Allora Pyr aprì la bocca e Dirk si chiese se quell’uomo non avesse voluto dirgli qualche cosa. Magari le sue ultime parole, una supplica di perdono. Ma il Braith riuscì solo ad emettere un unico suono che pareva un colpo di tosse, poi ricominciò a piangere sommessamente. Lì vicino c’era il suo bastone. Dirk lo raccolse ed avvolse la mano attorno al pomolo di legno duro e sistemò la lama sul torace di Pyr, dove doveva esserci il cuore e si appoggiò sopra con tutto il peso, pensando di poter dare pace all’altro. Il pesante corpo del cacciatore si contrasse orribilmente per un istante e Dirk estrasse la lama e la infilò un’altra volta, e poi ancora, ma Pyr non voleva rimanere immobile. La piccola lama era troppo corta, decise Dirk dopo un po’ di volte, per cui decise di usarla in maniera diversa. Trovò un’arteria nella gola spessa di Pyr, tenne ben stretto il bastone dalla parte a forma di coltello e premette contro la pelle grassoccia e pallida. Ci fu una terribile quantità di sangue allora, uno spruzzo che colpi Dirk proprio in faccia finché decise di abbandonare il bastone e tirarsi indietro. Pyr si contrasse di nuovo ed il collo continuava a sanguignargli nel punto in cui Dirk lo aveva tagliato e Dirk lo osservava, ma ogni fiotto era un po’ meno robusto di quello prima e dopo un po’ la fontana si trasformò in un semplice rivolo e dopo un altro po’ si fermò. La cenere e la terra avevano assorbito tutto il sangue, ma ce n’era ancora parecchio in giro, una piccola pozzanghera tra i due morti e Dirk non avrebbe mai supposto che un uomo avesse tanto sangue da poter formare una vera pozzanghera. Si sentiva male. Ma per lo meno Pyr era immobile ed il pianto era cessato.

Rimase seduto da solo, a riposarsi nella sbiadita luce rossa. Aveva molto freddo e molto caldo al tempo stesso e capì che doveva prendere dei vestiti ai due cadaveri per coprirsi, ma non riusciva a trovare la forza. I piedi gli facevano un male terribile ed il braccio gli era gonfiato fino a diventare due volte più grande del normale. Non dormiva, ma era appena cosciente. Guardò Grasso Satana che si alzava sempre più in alto nel cielo, avvicinandosi al mezzogiorno, con i soli gialli e brillanti che gli facevano dolorosamente corona. Sentì il cane Braith ululare parecchie volte ed una volta sentì il grido di caccia misterioso della banscea e si chiese se la creatura sarebbe ritornata per mangiare lui e gli uomini che aveva ucciso. Ma il grido pareva molto lontano e forse si trattava solo della sua febbre e forse era solo il vento.

Quando la pellicola umida e appicicosa che aveva sul viso si fu asciugata e diventò una crosta marrone e la piccola pozza di sangue nella polvere fu sparita, Dirk capì che si doveva spostare di nuovo, altrimenti sarebbe morto qui. Per parecchio tempo considerò l’idea della morte; gli parve un’idea molto buona, chissà perché, ma non riusciva a costringersi a farlo. Si ricordò Gwen. Strisciò fino al punto in cui si trovava il corpo del teyn di Pyr, cercando di ignorare il dolore che provava e frugò nelle tasche dell’uomo. Trovò la gemma mormorante.