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«Capisco», disse Dirk. «Teyn e betheyn, allo stesso tempo».

Gwen annuì. Allungò una mano e prese le mani di Dirk nelle sue. Aveva la pelle fredda e secca. «Rallegrati per me, Dirk», disse con voce debole e triste. «Ti prego’».

Lui le strinse le mani, cercando di apparire rassicurante. «Sono lieto», disse, senza molta convinzione. Tra di loro scese un lungo silenzio ed una grande amarezza.

«Hai un aspetto terribile», disse Gwen alla fine, cercando di sorridere. «Hai tagli da tutte le parti. Tieni il braccio in un modo strano, cammini in un modo strano. Stai bene?».

Lui si strinse nelle spalle. «I Braìth non sono proprio dei giocherelloni», disse. «Soprawiverò». Le lasciò andare le mani ed infilò una mano in tasca. «Gwen, ho qualcosa per te».

Aprì il pugno: c’erano due gemme. La pietraluee rotonda e grossolanamente sfaccettata, brillava leggermente, bruciando nel cavo della mano. E la gemma mormorante, più pìccola, più scura; morta e fredda.

Gwen le prese senza parlare. Le fece rotolare nella mano per un momento, accigliandosi. Poi mise in tasca la pietraluce e restituì la gemma mormorante a Dirk.

Lui l’accettò. «L’ultima cosa che mi rimane di Jenny», disse mentre chiudeva la mano attorno all’echeggiante goccia ghiacciata e la faceva sparire di nuovo sotto il vestito.

«Lo so», disse lei. «Ti ringrazio per l’offerta. Ma se devo dire la verità, non mi mormora più nessuna parola. Penso di essere cambiata troppo. Sono anni che non sento più un sussurro».

«Già», disse lui. «Avevo sospettato qualcosa del genere. Ma ho voluto offrirtela… assieme alle promesse. Le promesse sono sempre le tue, Gwen, se questo servisse a qualcosa. Fa conto che sia il mio ferro-e-fuoco. Tu non vuoi trasformarmi in un falsuomo, non è vero?».

«No», rispose lei. «E l’altra…».

«L’ha salvata Garse, quando ha gettato le altre nel lago. Ho pensato che forse tu avresti potuto incastonarla di nuovo, con quelle nuove. Jaan non si accorgerà mai della differenza».

Gwen sospirò. «Va bene», disse. Poi: «Mi rendo conto di essere dispiaciuta per Garse, dopotutto. Non è curioso? In tutti gli anni che abbiamo passato insieme, difficile che non ci fosse giorno in cui non ci saltavamo alla gola, con il povero Jaan intrappolato tra di noi, lui che ci amava tutti e due. Ci furono giorni in cui ero quasi sicura che l’unica cosa che stava tra me e la felicità era Garse Ferrogiada Janacek. Solo che adesso lui se ne è andato e io trovo la cosa difficile da credere. Continuo ad aspettare di vederlo arrivare con la sua aerauto, armato fino ai denti, sorridente, pronto a rabuffarmi e a rimettermi al mio posto. Penso che quando finalmente mi convincerò che è tutto vero, allora riuscirò a piangere. Non pensi che sia curioso?».

«No», disse Dirk. «No».

«Potrei quasi piangere anche per Arkin», disse lei. «Sai cosa ha detto? Quando è venuto da me a Kryne Lamiya? Dopo che gli avevo detto che era un bugiardo, l’ho colpito e l’ho sbattuto per terra… sai che cosa ha detto?».

«Dirk scosse il capo e attese.

«Ha detto che mi amava», disse Gwen, sorridendo cupamente. «Ha detto che mi ha sempre amata, fin da quando ci siamo incontrati su Avalon. Non giurerei che dicesse la verità. Garse ha sempre detto che i manipolatori sono astuti ed Arkin non aveva bisogno di essere un genio per capire che la rivelazione mi aveva colpita. Quasi lo lasciavo libero quando me lo disse. Pareva piccolo e degno di pietà e poi singhiozzava. Invece… l’hai visto in faccia?». Lei esitava.

«L’ho visto», disse Dirk. «Brutto».

«Invece io gli ho fatto quello», disse Gwen. «Ma adesso penso di credergli. In un certo modo balordo, lui mi amava. E lui vedeva ciò che mi stavo facendo; e lui lo sapeva che, se fosse stato per me, non avrei mai lasciato Jaan, per cui ha deciso di usare te, di usare tutte le cose che io gli avevo detto, fidandomi di lui… ha pensato, in questo modo, di allontanarmi da Jaan. Immagino che lui pensasse che tu ed io avremmo finito per lasciarci, come era già successo su Avalon, così io mi sarei accontentata di lui. O magari lui la sapeva più lunga. Non lo so. Lui protesta che pensava solo a me, alla mia felicità, che non poteva sopportare di vedermi con giada-e-argento. Che lui non pensava a se stesso. Dice di essere mio amico». Gwen sospirò disperata. «Mio amico», ripeté lei.

«Non prendertela troppo per lui, Gwen», la ammoni Dirk. «Non avrebbe esitato a mandarmi verso la morte, assieme a Jaan. Non avrebbe avuto un attimo di esitazione. Garse Janacek è morto ed anche molti Braith e gli innocenti Emereli di Sfida… e tu puoi tranquillamente addossare la colpa di tutto all’amico Arkin. Ti pare?».

«Adesso sei l’unico che parli come Garse», disse lei. «Che mi dici? Dici che io avevo occhi di giada? Guarda i tuoi, Dirk! Eppure penso che tu abbia ragione».

«Adesso che ne facciamo di lui?».

«Lasciamolo libero», disse lei. «Per il momento. Jaan non dovrà mai sospettare la verità, altrimenti lo distruggerebbe, Dirk. Per cui Arkin Ruark deve ridiventare il nostro amico. Capisci?».

«Sì», disse lui. Il ruggito del fuoco era diminuito, trasformandosi in un debole crepitare, notò Dirk; c’era quasi silènzio. Guardando indietro, in direzione della macchina, vide che l’inferno si stava estinguendo. C’erano alcuni fuochi sparsi che fiammeggiavano debolmente tra le rovine, e gettavano dei riflessi attraverso la città fumosa e distrutta. Quasi tutte le torri sottili erano cadute e quelle rimaste erano completamente silenziose. Il vento ormai era solamente vento.

«Tra poco sorgerà l’alba», disse Gwen. «Dobbiamo metterci in viaggio».

«In viaggio?».

«Dobbiamo ritornare a Larteyn, ammesso che Bretan non abbia distrutto anche quella».

«Ha un modo violento di piangere», convenne Dirk. «Ma Larteyn è sicura?».

«Il tempo di fuggire e di nascondersi è finito», gli disse Gwen. «Ormai non sono più incosciente e non sono più una disperata betheyn che ha bisogno di essere protetta». Sollevò il braccio destro; distanti fiamme illuminarono il ferro vuoto. «Sono teyn di Jaan Vikary, anche con il sangue ed ho preso le mie armi. E tu… Anche tu sei cambiato, Dirk. Tu non sei più korariel, e lo sai. Tu sei keth.

«Per il momento siamo assieme. Siamo giovani e siamo forti e sappiamo quali sono i nostri nemici e come fare a trovarli. E nessuno di noi potrà mai essere un Ferrogiada… Io sono una donna, Jaan è un fuorilegge e tu sei un falsuomo. Garse è stato l’ultimo dei Ferrogiada. Garse è morto. Le cose giuste e le cose sbagliate di Alto Kavalaan e dell’Unione Ferrogiada sono morte con lui, credo, per lo meno per quanto riguarda questo mondo. Su Worlorn non ci sono codici, ricordi? Nessun Braith e nessun Ferrogiada, solo bestie che cercano di uccidersi le une con le altre».

«Ma che stai dicendo?», disse Dirk, anche se pensava di saperlo bene.

«Sto dicendo che sono stanca di essere cacciata ed inseguita dai cani e minacciata», disse Gwen. La sua faccia era in ombra e pareva fatta di ferro puro; i suoi occhi bruciavano incadescenti e feroci. «Sto dicendo che è ormai tempo che diventiamo noi i cacciatori!».

Dirk la fissò in silenzio per un bel po’. Lei era bellissima, pensò, bella nello stesso modo in cui era stato bello Garse Janacek. Lei era un po’ come la banscea, decise lui, e pianse un poco per la morte della sua Jenny. La sua Ginevra che non era mai esistita. «Hai ragione», disse a fatica.

Lei gli venne più vicino e lo circondò tra le sue braccia a cerchio prima che lui potesse rifiutarsi e lo strinse con tutta la sua forza. Le mani di Dirk si sollevarono lentamente; anche lui la strinse e rimasero così per almeno dieci minuti, schiacciati l’uno contro l’altra, la guancia liscia di lei contro la sua ispida. Quando finalmente lei si allontanò da lui, sollevò gli occhi, aspettando che lui la baciasse e così fece. Lui chiuse gli occhi; le labbra di Gwen erano asciutte e dure.