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Quando il Volatore la sollevò, le ferite di coltello si riaprirono, ed Erakoum strillò, prima di svenire.

La prima cosa che percepì in seguito fu di essere distesa sull’erba sotto un cielo rossastro. Un umano era accoccolato accanto a lei e stava parlando con una piccola scatola che rispondeva con la voce di Hugh. Più indietro, c’era il Volatore, rimpicciolito ed aggrappato ad un cespuglio. La tempesta infuriava e presero a cadere le prime, pungenti gocce di pioggia.

In virtù di quella nascosta percezione propria dei cacciatori, Erakoum comprese che stava per morire: l’umano poteva ricucire i tagli e le ferite, ma non poteva ridarle quello che aveva perduto. Un ricordo… quello che aveva sentito dire, quello che aveva personalmente sperimentato per un breve istante…

— Il sangue del Volatore. Esso mi salverà. Il sangue del Volatore, se è disposto a darmene. — Erakoum non sapeva con certezza se aveva parlato o se stava sognando, e risprofondò nell’oscurità.

Quando tornò di nuovo in sé, il Volatore le stava accanto e l’abbracciava contro la violenza del vento; l’umano stava usando con cautela un coltello su uno dei filamenti, che poi il Volatore inserì fra le fauci di Erakoum. Mentre la pioggia prendeva a cadere con violenza, Erakoum bevve…

Un’alba doppia era sempre uno spettacolo splendido.

Jannika aveva rimandato il momento di riferire ad Hugh le notizie: voleva fargli una sorpresa, preferibilmente quando la sua ansia per il dromide si fosse attenuata, ed ora era giunto il momento. Erakoum sarebbe stata ricoverata per parecchi giorni a Port Kato, il che costituiva un’esperienza interessante per tutte le persone coinvolte, ma sarebbe guarita. A’i’ach aveva già raggiunto il suo Sciame.

Quando Hugh si destò dal sonno, seguito alla spossante veglia al capezzale del dromide, Jannika propose di fare un picnic, e fu commossa dalla rapidità con cui lui accettò. Volarono fino ad un posto che conoscevano, sulle scogliere, e sedettero a guardare l’alba.

All’inizio, Argo, le stelle ed un paio di lune erano soltanto luci; poi, lentamente, il cielo s’illuminò, l’oceano brillò argenteo sotto il blu, Phrixus ed Helle aggirarono il grande pianeta. Canti selvaggi riempirono l’aria satura di un profumo di fiori simili a viole.

— Ho ricevuto una comunicazione dal Centro — disse Jannika, tenendo la mano di Hugh. — È sicuro: il processo chimico è apparso subito chiaro, data l’ulteriore informazione dell’effetto rigenerante del sangue.

— Cosa? — fece Hugh, voltandosi.

— Carenza di manganese — spiegò Jannika. — Un elemento minimo nella biologia dei medeani, ma d’importanza vitale, specialmente per i dromidi ed il loro processo riproduttivo… ed evidentemente anche per qualche altra funzione degli uranidi, dal momento che essi concentrano elevate quantità di quella sostanza. Andando all’ovest a morire, gli uranidi stavano sottraendo una significativa percentuale di quella sostanza dall’ecologia locale, e quindi la risposta è semplice: non c’è bisogno di cambiare le credenze degli uranidi. Per il momento, possiamo procurare una scorta di manganese ed offrirla ai dromidi; in tempi più lunghi, potremo estrarre il minerale dove abbonda e spargerlo sotto forma di polvere sull’isola. I tuoi amici vivranno, Hugh.

Lui rimase in silenzio per qualche tempo, poi… era ancora in grado di coglierla di sorpresa, questo figlio di un minatore dell’interno… disse: — È magnifica, questa soluzione ingegneristica. Ma l’amarezza non scomparirà nell’arco di una notte, e non assisteremo ad un rapido lieto fine. E forse non sarà così neppure per me e per te. — La strinse a sé ed aggiunse: — Dannazione, però, facciamo un tentativo!