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— Sperimentale, comunque. — Hugh la lasciò andare per non precorrere troppo i tempi di approccio. — È una storia piuttosto complicata. Non ti piacerebbe invece fare il giro della nostra metropoli?

— Posso farlo più tardi da sola, se tu dovrai tornare al lavoro. Ma sono affascinata da quello che ho sentito dire del vostro progetto: leggere le menti degli alieni!

— Non si tratta esattamente di questo. — Cogliendo al volo l’occasione, Hugh le indicò una panchina all’esterno di una baracca di macchinari. — Se davvero t’interessa parlarne, perché non ci sediamo?

Mentre si sedevano, Piet Marais, il botanico, emerse dalla sua capanna, ma, con sollievo di Hugh, si limitò a salutarli e ad allontanarsi in fretta, per andare a studiare certi strani comportamenti manifestati a quell’ora del giorno da alcune piante di Hansonia. Tutti erano ancora in casa, il cuoco ed il suo assistente per preparare la colazione, gli altri intenti a lavarsi e vestirsi per dare inizio ad un altro periodo di veglia.

— Suppongo che tu sia sorpresa — esordì Hugh, — perché le tecniche di neuroanalisi elettronica erano ancora ad uno stadio iniziale sulla Terra quando ne sei partita; sono state sviluppate maggiormente in seguito, e, naturalmente, le informazioni in merito ci sono giunte molto prima del tuo arrivo. Laggiù, le tecniche erano state applicate agli animali inferiori ed anche agli esseri umani. Quindi non è stato difficile per noi… grazie all’apporto di un paio di genii del Centro… adattare l’equipaggiamento sia ai dromidi che agli uranidi. Dopo tutto, entrambe quelle specie possiedono un sistema nervoso ed i segnali sono elettrici. In effetti, è stato più difficile sviluppare i programmi necessari che non l’apparecchiatura vera e propria. Jannika ed io stiamo lavorando a questo, raccogliendo i dati empirici per gli psicologi ed i semantici e gli esperti di computeristica.

«Uh, per favore, non ci fraintendere. Per noi, questa fase di lavoro è quasi incidentale. Analisi mentale… una brutta parola, ma sembriamo essere collegati per forza ad essa… perché l’analisi mentale si rivelerà alla lunga uno strumento prezioso per il nostro vero lavoro che consiste nell’apprendere come vivono i nativi locali, cosa pensano e provano, tutto ciò che li riguarda. Comunque, al momento la cosa è molto nuova, molto limitata e dagli esiti quanto mai imprevedibili.

— Lasciami dire quello che immagino di sapere in merito — suggerì Chrisoula, fregandosi il mento, — poi mi spiegherai in che cosa sbaglio.

— Certo.

— I procedimenti sinattici possono essere registrati ed identificati come impulsi motorii, immissioni sensorie e loro procedimento… ed infine, almeno in teoria, come pensieri di per se stessi — Chrisoula era divenuta decisamente pedante. — Ma lo studio consiste nell’accumulare faticosamente dati, interpretarli, e poi correlare le interpretazioni con le risposte verbali. Il risultato ottenuto, quale che sia, può essere immesso in un programma di computer sotto forma di mappa n-dimensionale da cui possono essere ricavati dati. Ulteriori dati possono derivare dall’interpolazione.

— Whe-ew! — esclamò l’uomo. — Va’ avanti.

— Sono nel giusto fino a questo punto? Non mi aspettavo di esserlo.

— Ecco, naturalmente tu stai tentando di esprimere in poche parole concetti che richiederebbero interi volumi di matematica e logica simbolica per essere esposti con proprietà. Però, stai facendo meglio di quel che saprei fare io stesso.

— Allora continuerò. Di recente, sono stati inventati sistemi in grado di effettuare corrispondenze fra mappe differenti, e quindi di trasformare i tracciati che costituiscono i pensieri di una mente nei tracciati di pensiero di un’altra mente. Inoltre, è divenuto possibile effettuare trasmissioni fra sistemi nervosi: un tracciato può essere individuato, tradotto mediante un passaggio nel computer e poi indotto elettromagneticamente nel cervello ricevente. Questo non porta alla telepatia?

— M-m-m… in modo estremamente rozzo — borbottò Hugh, frenandosi dallo scuotere la testa. — Anche due umani che parlino la stessa lingua e si conoscano profondamente a vicenda ottengono così soltanto informazioni parziali… messaggi semplici e carichi di distorsioni, un basso livello di trasmissione ed una notevole lentezza. E quanto peggiora la cosa quando la si tenta con una forma di vita diversa! Bastano le semplici differenze di linguaggio, per non parlare della struttura neurologica, della chimica…

— Eppure ci state provando, e con un certo successo, stando a quanto ho sentito.

— Ecco, abbiamo compiuto una certa quantità di progressi sulla terraferma sia con dromidi che con uranidi. Ma, credimi, «una certa quantità» è un’affermazione di sopravvalutazione della realtà dei fatti.

— Adesso ci state provando su Hansonia, dove le culture locali vi sono del tutto aliene. In effetti, le specie di uranidi… Ma, perché? Non state accrescendo inutilmente le vostre difficoltà?

— Sì… cioè, aggiungiamo innumerevoli problemi, ma non è una cosa inutile. Vedi, la maggior parte dei nativi cooperanti ha trascorso la vita intera a contatto con gli umani, e molti di loro sono soggetti di studio professionali, i dromidi in cambio di una paga tangibile; gli uranidi per la soddisfazione psicologica che ne traggono e per il divertimento. Sono individui sradicati dal loro contesto, e che spesso non hanno la minima idea del motivo per cui i loro compagni di razza «selvatici» facciano una qualche cosa. Noi volevamo scoprire se era possibile sviluppare il sondaggio mentale fino a trasformarlo in un mezzo d’apprendimento che ci consenta di imparare qualcosa di più della neurologia, e, per fare questo, avevamo bisogno di esseri che fossero relativamente… uh… incontaminati. Dio sa se Nearside non sia pieno di zone vergini, ma qui c’era già Port Kato, istituito per lo studio intensivo di una regione che è sia isolata sia definita chiaramente, e così Jan ed io abbiamo deciso che tanto valeva includere il sondaggio mentale nel nostro programma di ricerche. — Lo sguardo di Hugh si spostò verso l’immensità di Argo ed indugiò su di esso. — Per quanto ci riguarda — aggiunse a bassa voce, — questo è per noi solo un mezzo in più per cercare di scoprire come mai qui uranidi e dromidi sono in guerra fra loro.

— Si uccidono a vicenda anche altrove, non è vero?

— Sì, ed in svariati modi e per un’ampia varietà di motivi, per quanto possiamo stabilire. Permettimi di farti osservare, a titolo di cronaca, che io non concordo con la teoria per cui si possono acquistare informazioni in merito a questo pianeta mangiando chi le fornisce. Tanto per cominciare, ti posso dimostrare che sono preponderanti le aree in cui dromidi ed uranidi sembrano coesistere pacificamente. — Hugh scrollò le spalle. — Sulla Terra, le nazioni non sono mai state identiche fra loro. Perché dovremmo aspettarci che su Medea le cose siano uguali dovunque?

— Tuttavia, hai detto che in Hansonia c’è la guerra.

— È il termine migliore cui mi riesce di pensare. Oh, nessuno dei due gruppi possiede un governo in grado di emettere una formale dichiarazione. Ma rimane il fatto che sempre di più nell’ultimo ventennio… il tempo a partire dal quale gli umani hanno iniziato le loro osservazioni, ma forse anche in precedenza… i dromidi si sono dimostrati decisi ad uccidere gli uranidi, addirittura a spazzarli via! Gli uranidi sono pacifisti, ma si difendono, talvolta con misure attive quali le imboscate. — Hugh fece una smorfia. — Ho intravisto parecchie lotte ed esaminato le conseguenze di un numero anche maggiore di scontri, e non erano piacevoli. Se noi di Port Kato potessimo fare da mediatori di pace… ebbene, io credo che già solo questo fatto sarebbe sufficiente a giustificare la presenza umana su Medea.