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— Cosa? — Chrisoula era stupita. — Ma questo non è pericoloso per i dromidi? Mi è stato insegnato che essi, essendo quasi animali, si devono riparare quando il sole è caldo.

— È un raggio tanto debole da essere sicuro, anche a causa dei limiti energetici — replicò Hugh. — Ovviamente, è limitato alla linea visiva ed a pochi chilometri attraverso l’aria. Quanto a questo, i nativi di entrambe le razze ci hanno detto di essere in grado di individuare la fluorescenza del gas lungo il cammino. Non che lo descrivano in questo modo, però!

«Così, Jan ed io siamo usciti con velivoli separati. Ci teniamo tanto in alto da non poter essere visti ed attiviamo le trasmittenti con un segnale, quindi ci «sintonizziamo» sui nostri individuali soggetti per mezzo degli amplificatori e dei computers. Come ho detto, fino ad oggi abbiamo ottenuto risultati alquanto limitati: è un tipo di telepatia estremamente povero. Questa notte abbiamo progettato uno sforzo intensivo perché accadrà un fenomeno importante.

— Avete tentato di trasmettere qualcosa ad un nativo, invece di limitarvi a ricevere? — domandò Chrisoula, invece di chiedere subito di che fenomeno si trattasse.

— Cosa? No, nessuno lo ha fatto. In primo luogo, non vogliamo che si rendano conto che vengono sondati mentalmente, perché questo forse condizionerebbe il loro comportamento. D’altro canto, nessun medeano possiede qualcosa di simile ad una cultura scientifica, e dubito che riuscirebbero a comprendere il concetto.

— Davvero? Con il loro elevato livello metabolico, credevo fossero in grado di pensare più in fretta di noi.

— Sembra che lo facciano, anche se non saremo in grado di effettuare misurazioni fino a quando avremo migliorato il sondaggio mentale al punto di riuscire a decodificare il pensiero verbale. Tutto quello che abbiamo identificato fino ad ora sono le impressioni sensorie. Ritorna fra un centinaio d’anni e forse qualcuno sarà in grado di risponderti.

Il discorso era diventato talmente accademico che Hugh accolse piacevolmente il diversivo causato dall’apparizione di un’uranide. La riconobbe nonostante fosse più grande del normale, il suo globo disteso con l’idrogeno fino a misurare un diametro di quattro metri, il che rendeva rado il pelame che copriva la pelle ed alterava il bagliore madreperlaceo della creatura. Nonostante questo, essa costituiva uno spettacolo piacevole mentre sorvolava le cime degli alberi controvento e poi verso il basso. I filamenti prensili ondeggiavano sotto di lei in configurazioni varianti per aiutare la creatura a pilotare il suo nuoto a propulsione attraverso l’aria, e la creatura non meritava certo la definizione di «medusa volante»… Hugh si sentì portato a simpatizzare con l’attrazione che Jannika provava per quella razza.

— Ti voglio presentare un personaggio locale — suggerì a Chrisoula, alzandosi in piedi. — Conosce un po’ d’inglese, ma non aspettarti di capire subito la sua pronuncia. Probabilmente è venuta per concludere un piccolo scambio prima di raggiungere il suo gruppo per la grossa faccenda di stanotte.

— Uno scambio? — La ragazza si alzò a sua volta.

— Sì. Niallah risponde alle domande, racconta leggende, canta canzoni, esegue manovre, fa tutto quello che chiediamo, ma dopo dobbiamo suonare un po’ di musica umana per lei, di solito Schònberg. Le piace molto Schönberg.

— Correndo lungo la cima di una collina, Erakoum osservò Sarhouth stagliarsi chiaramente contro Mardudek. La Luna stava crescendo verso la pienezza mentre attraversava quel bagliore nerastro; il suo disco era rimpicciolito dal corpo enorme alle sue spalle, ed appariva più piccolo, all’occhio, della macchia che era anch’essa entrata nella visuale; la sua fredda luminescenza era stata già da parecchio tempo quasi del tutto soffocata, quando la luna aveva superato una delle cinture che mutevolmente circondavano Mardudek. Quelle cinture divenivano luminose quando faceva buio, ed i pensatori come Yasari ritenevano che esse riflettessero la luce dei soli.

Per un istante, Erakoum rimase avvinta da quell’immagine, dalla vista di sfere che viaggiavano in spazi senza confini ed in cerchi racchiusi in altri cerchi. Erakoum sperava di divenire a sua volta un pensatore, ma questo non poteva accadere presto: doveva prima superare il suo secondo parto, doveva dare alla vita il suo secondo segmento e proteggerlo, quella giovane vita che attualmente custodiva in sé e che stava aiutando a crescere. Poi, sarebbe diventata un maschio, ed avrebbe dovuto assolvere al compito della procreazione da quella prospettiva diversa… prima che anche quella necessità svanisse e ci fosse finalmente tempo per la serenità.

Rammentò con una fitta di dolore come il suo primo parto fosse stato inutile. Il segmento da lei generato si era mosso barcollando per qualche tempo prima di distendersi e morire come stava accadendo a molti altri. Erano stati i Volatori a provocare quella maledizione, dovevano essere stati loro, come predicava il Profeta Illdamen: la loro nuova abitudine di volare ad ovest per non tornare più, quando invecchiavano, invece di sprofondare nel terreno e marcire come era volontà di Mardudek, doveva certo aver fatto infuriare la Sentinella Rossa, ed al Popolo era stato affidato il compito di vendicare quel peccato commesso contro l’ordine naturale delle cose. La prova di ciò stava nel fatto che le femmine che uccidevano e mangiavano un Volatore poco tempo prima di accoppiarsi generavano sempre segmenti sani da cui derivavano quindi piccoli vitali.

Erakoum giurò a se stessa che quella notte sarebbe riuscita anche lei a fare una cosa del genere.

Si arrestò per riprendere fiato e per osservare il terreno circostante: quei precipizi limitavano un fiordo le cui acque erano più placide di quelle del mare antistante, brillanti sotto la luce proveniente da est. Una macchia scura indicava un ammasso di canne galleggianti: poteva trattarsi delle piante da cui i Volatori sbocciavano nella loro abominevole infanzia? Erakoum non era in grado di dirlo, da quella distanza; talvolta, coraggiosi appartenenti alla sua razza si erano avventurati in acqua su tronchi nel tentativo di raggiungere e distruggere quei letti di canne, ma avevano fallito e spesso erano annegati a causa di grandi onde traditrici.

Ad occidente si levavano alte e scoscese colline alberate dove regnava l’oscurità; trasversalmente alle loro ombre, danzavano migliaia di fiammelle dal bagliore dorato… milioni di esse. Erano bachi di fuoco: per più di cento giorni e notti, essi erano stati dapprima uova e poi vermi che vivevano nel profondo del fango della foresta, ma ora Sarhouth stava attraversando la superficie di Mardudek nell’esatto e misterioso modo che serviva a convocare quelle creature, le quali strisciavano in superficie, distendevano le ali che erano frattanto cresciute sui loro corpi e si levavano luminose in volo, per accoppiarsi.

In passato, quello era stato soltanto uno spettacolo affascinante per il Popolo, ma poi era sorta la necessità di uccidere i Volatori,… ed i Volatori si radunavano sempre in orde per cibarsi di quegli sciami luminosi. Tenendosi bassi e divenendo imprudenti per la gioia, essi divenivano più vulnerabili alle sorprese di quanto lo fossero di solito; Erakoum agitò in aria un giavellotto dalla punta di ossidiana. Ne aveva altri cinque assicurati sulla schiena, e, anche se parecchi del Popolo avevano impiegato quella giornata a tendere reti e trappole, lei considerava poco pratico quel metodo di caccia, perché i Volatori non erano una normale preda alata. E comunque, quella notte voleva lanciare la sua arma, abbattere una vittima ed affondare le zanne nella carne sottile, tutto da sola!