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— Il mio punto di vista è che ogni persona è responsabile. Sempre. Se le bombe nucleari esistono, ed è un fatto, qualche uomo deve pur controllarle. In termini di morale, non esiste una realtà come quella dello Stato. Solo uomini. Individui. Ciascuno responsabile dei propri atti.

— Qualcuno vuole un secondo bicchierino? — chiesi. Niente consuma l’alcol più rapidamente di una discussione politica. Ordinai una seconda bottiglia.

Mi tenni fuori dalla discussione. Dopo tutto, non ero tanto insoddisfatto di vivere sotto il tallone di ferro dell’Ente Lunare. Ingannavo l’Ente, e per il resto non ci pensavo mai. Non pensavo di sbarazzarmene… Impossibile. Il mio motto era: fare la propria strada, occuparsi degli affari propri, non farsi scocciare dagli altri.

È vero, non vivevo nel lusso. A paragone del livello di vita terrestre, ero povero. Se una cosa doveva essere importata, per lo più se ne faceva a meno. Credo che all’inizio non ci fosse nemmeno una porta stagna automatica sulla Luna.

Perfino le tute a pressione avevano dovuto essere importate dalla Terra… fino a quando un cinese intelligente pensò di fare delle imitazioni più semplici e funzionali delle originali. Questo avvenne prima che io nascessi. Si potevano scaraventare due cinesi in fondo a uno dei nostri mari e quelli sarebbero diventati ricchi vendendosi sassi fra loro e allevando contemporaneamente una dozzina di figli. Poi un indiano avrebbe venduto al minuto la roba acquistata dai cinesi all’ingrosso, sottocosto, per fare soldi in fretta. Ci arrangiavamo.

Avevo visto il lusso che c’è sulla Terra. Non vale la fatica necessaria per acquistarlo. Non voglio dire della gravità pesante, loro ci sono abituati e non ne risentono; voglio dire della loro vita insensata. Confusione da mattina a sera. Se lo stereo dei polli di una sola città terrestre fosse spedito sulla Luna, il nostro problema dei fertilizzanti sarebbe risolto per un secolo. Fate questo. Non fate quello. State in fila. Dov’è la ricevuta delle tasse? Riempite il modulo. Mostrate il permesso. Presentate sei copie. Solo per l’uscita. Vietato girare a sinistra. Vietato girare a destra. Mettetevi in fila per pagare la multa. Riportate il documento indietro e fatelo timbrare. Crepate pure… ma prima procuratevi il permesso.

Wyoh assaliva con cocciutaggine il Professore, certa di conoscere tutte le risposte. Ma a Prof interessavano di più le domande che le risposte, e questo la sconcertava. Infine, lei disse: — Professore, non riesco a capirti. Non pretendo che lo chiami governo, voglio solo che tu dica che regole ritieni necessarie per assicurare uguaglianza e libertà a tutti.

— Mia cara signorina, sarò felice di accettare le tue regole.

— Ma mi pare che tu non voglia nessuna regola!

— È vero. Ma accetterò qualsiasi regola che tu ritenga necessaria per la libertà. Io sono un uomo libero, quali che siano le regole che mi circondano. Se le trovo tollerabili, le tollero; se le trovo troppo fastidiose, le rompo. Sono libero perché so che io solo sono moralmente responsabile di tutto quello che faccio.

— Non ubbidiresti a una legge che la maggioranza ritenesse necessaria?

— Dimmi che legge, mia cara, e ti dirò se la osserverò o meno.

— Hai eluso la domanda. Ogni volta che enuncio un principio generale tu ti sottrai.

Prof congiunse le mani e le portò al petto. — Perdonami. Credimi, deliziosa Wyoming, il mio massimo desiderio è quello di farti piacere. Hai espresso la volontà di costituire un fronte unito con chiunque vada per la tua stessa strada. Ti basta che io voglia vedere l’Ente scacciato dalla Luna, e che sia pronto a morire per questa causa?

Wyoh era raggiante. — Certo che mi basta!

Gli diede due pugni nelle costole, ma gentilmente, a lui. Poi gli mise le braccia al collo e lo baciò sulle guance. — Compagno, andiamo avanti verso la nostra meta!

— Evviva! — esclamai. — Troviamo il Governatore ed eliminiamolo! — Sembrava una splendida idea; quella notte avevo dormito poco, e normalmente non ero abituato a bere così tanto.

Prof riempì tutti i bicchieri, sollevò il suo in alto e disse, con voce grave e dignitosa: — Compagni: noi dichiariamo la Rivoluzione!

11

Ci meritammo un altro bacio da Wyoming. Ma mi sentii immediatamente sobrio e lucido quando il Professore si sedette e annunciò: — Il Comitato di Emergenza di Luna Libera è in riunione. Dobbiamo pianificare la nostra azione.

— Un momento, Prof — dissi. — Non ho detto che sono d’accordo. Che cos’è questa roba dell’azione?

— Ci prepariamo a rovesciare l’autorità dell’Ente — mi rispose calmo.

— E come? Prendendo il Governatore a sassate?

— Il come è ancora da decidere. Siamo alla fase preliminare.

Dissi: — Prof, tu mi conosci. Se scacciare l’Ente fosse una cosa che si può comprare, non mi preoccuperei per il prezzo da pagare.

— …le nostre vite, le nostre fortune e il nostro onore.

— Eh?

— Un prezzo che è già stato pagato.

— Ecco… sarei anche disposto a pagare tanto. Ma quando scommetto, voglio che ci sia qualche possibilità di vincere. Ho già detto a Wyoming, ieri sera, che non sono contrario a rischiare.

— Hai detto che ti bastava una probabilità su dieci, Mannie.

— Sì, Wyoming. Dimostrami che questa probabilità esiste e io sono con voi. Puoi dimostrarmelo?

— No, Manuel, non posso.

— E allora, perché continuiamo a chiacchierare? Io non vedo nessuna possibilità.

— Nemmeno io, Manuel. Ma il nostro atteggiamento è diverso. La rivoluzione è per me un’arte da praticare più che una meta che voglio raggiungere. E questo non è motivo di disperazione; una causa perduta può essere spiritualmente soddisfacente quanto una vittoria.

— Non per me. Mi dispiace.

— Mannie — disse Wyoh improvvisamente — chiedi a Mike.

La guardai esterrefatto. — Dici sul serio?

— Sul serio. Se c’è uno che può stabilire le possibilità di successo, questo è Mike. Non credi?

— Uhm, è possibile.

— Se posso chiedere — disse Prof — chi è questo Mike?

Mi strinsi nelle spalle. — Oh, non è nessuno.

— Mike è il migliore amico di Mannie, ed è molto bravo a calcolare qualsiasi eventualità.

— Un allibratore? Mia cara, se tiriamo dentro un quarto, cominciamo subito a violare il principio della cellula.

— Non vedo il perché — disse Wyoh. — Mike potrebbe essere un membro della cellula che fa capo a Mannie.

— Già… è vero. Ritiro l’obiezione. Ma è sicuro? Garantisci per lui? Oppure garantisci tu, Manuel?

— È disonesto, immaturo, gli piacciono gli scherzi pesanti e non ha nessun interesse nella politica — risposi.

— Mannie, riferirò a Mike queste tue parole. Professore, non è affatto vero, e noi abbiamo bisogno di Mike. Addirittura potrebbe essere il nostro capo, e noi la cellula sotto di lui. La cellula esecutiva.

— Wyoh, sei certa di stare bene?

— Sto benissimo, non sto farneticando come fai tu. Rifletti, Mannie. Usa la fantasia.

— Devo confessare — disse il Professore — che trovo contraddittori questi vostri discorsi.

— Mannie?

— Oh, all’inferno!

E così raccontammo a Prof di Mike: di come si era svegliato, del perché lo avevo battezzato così e di come era avvenuto l’incontro con Wyoh. Prof accettò l’idea di un calcolatore auto-cosciente molto più in fretta di quanto avessi io accettato l’idea della neve la prima volta che l’avevo vista. Prof si limitò ad annuire e disse: — Continua.

Dopo un poco, però, espresse la prima obiezione: — Questo è il calcolatore del Governatore? E allora, perché non invitiamo lo stesso Governatore alle nostre riunioni e risolviamo così ogni cosa?