— Penso che i miei uomini ce la faranno — mi assicurò Finn.
— In che modo?
— Se te lo dico, troverai subito mille ragioni per cui il mio piano potrebbe non funzionare. Perciò, perché non mi lasci agire a modo mio?
Conosco molti eserciti in cui non si ordina al Comandante di stare zitto. La parola d’ordine è disciplina. Ma noi eravamo dilettanti. Finn mi permise di seguirlo… disarmato.
Impiegò un’ora a organizzare il piano e due minuti a metterlo in esecuzione. Dispose una dozzina di uomini intorno all’astronave, nascosti dietro le porte di superficie delle fattorie. Anche Finn prese posizione, e quando fu sicuro che tutti gli uomini erano ai loro posti, lanciò un bengala.
Nell’istante in cui il bengala colpiva la nave, tutti fecero fuoco contemporaneamente, ciascuno su un’antenna radio o su un radar prefissati. Finn finì la sua riserva di energia, la sostituì con una carica e cominciò a dirigere il raggio laser contro lo scafo: non contro il portello, contro lo scafo. Improvvisamente il suo bersaglio, un piccolo cerchio di metallo arroventato, fu colpito da altri due uomini, poi da tre, poi da quattro. Tutti miravano alla medesima lastra d’acciaio che all’improvviso si sciolse lasciando uscire con un sibilo l’aria dall’astronave.
Il fuoco continuò finché non si produsse un buco di grosse proporzioni. Mi immaginai il panico all’interno dell’astronave: campanelli d’allarme che suonavano, marinai che correvano a chiudere le porte stagne, altri che cercavano di tappare quelle tre falle, dato che nel frattempo il resto della squadra di Finn, disposta in circolo intorno all’astronave, si era occupata di fondere altri due punti dello scafo. Non si tentò di bruciare altro. Si trattava di un’astronave costruita in orbita, con lo scafo pressurizzato separato dall’impianto di energia e dai serbatoi. I colpi furono concentrati sui punti convenienti.
L’elmetto di Finn si avvicinò al mio. — Non possono sollevarsi, ora, e nemmeno comunicare con l’esterno. Dubito che riusciranno a riparare le falle al punto da poter sopravvivere senza tute a pressione. Che ne dici di lasciarli stare per qualche giorno, poi tornare a vedere se sono capaci di venir fuori? Se non escono portiamo qui una perforatrice e li arrostiamo bene.
Stabilii che Finn sapeva il fatto suo anche senza il mio povero aiuto, quindi tornai indietro e chiesi a Mike una capsula per recarmi ai radar balistici. Volle sapere perché non me ne stavo al sicuro in casa.
Risposi: — Mike, ti prego, dammi una capsula. Mi metto una tuta e salgo a bordo fuori dalla stazione Ovest, che è in cattive condizioni, come certamente saprai.
— D’accordo — rispose — l’osso del collo è tuo. Fra tredici minuti. Potrai andare fino alla Stazione d’Artiglieria George.
Veramente gentile da parte sua. Quando giunsi a destinazione mi attaccai di nuovo al telefono. Finn aveva parlato con le altre grotte, rintracciato i suoi vicecomandanti, e aveva spiegato loro quale fosse il sistema più efficace per mettere fuori combattimento le astronavi atterrate. Tutte le grotte, meno Hong Kong: per quanto ne sapevamo noi, Hong Kong poteva essere nelle mani dei soldati dell’Ente. — Adam — dissi, usando il nome ufficiale a beneficio dei tre o quattro che si trovavano con me nella stanza — pensi che si debba mandare una squadra a riparare il centralino di controllo Bi-Elle?
— Non parla il signor Selene — rispose Mike con voce insolita — sono uno dei suoi segretari. Adam Selene si trovava nella zona alta di Churchill al momento della diminuzione di pressione. Si teme che sia morto.
— Che cosa?
— Sono terribilmente dispiaciuto, signore.
— Restate in linea! — Cacciai un paio di minatori e una ragazza dalla stanza, poi mi sedetti, al riparo del paravento. — Mike — ripresi a voce bassa — sono solo, adesso. Che cos’è questa trovata?
— Man — rispose con voce calma — pensaci bene. Prima o poi Adam Selene doveva andarsene. È servito allo scopo per cui è stato creato e, come hai fatto notare tu stesso, è ormai fuori dal governo. Ne ho parlato con il Professore e l’unico problema era quello del momento più adatto per farlo scomparire. Ti sembra che possa venire un’occasione migliore di questa invasione terrestre? Lo facciamo morire adesso e ne facciamo un eroe nazionale… la Nazione ne ha proprio bisogno. Per il momento limitiamoci a dire che probabilmente Adam Selene è morto, fino a che non ci saremo messi d’accordo con Prof. Se lui avrà ancora bisogno di Adam Selene, faremo sapere che era rimasto intrappolato in una grotta isolata ed è stato trovato da una squadra di soccorso.
— Ecco… va bene, facciamo così. Personalmente ti ho sempre preferito con la personalità di Mike.
— Lo so, Man, mio primo e migliore amico, anch’io la penso così. È la mia vera personalità: Adam era finto.
— Ah, sì. Ma, Mike, se Prof è morto a Hong Kong, avrò un disperato bisogno di aiuto da parte di Adam.
— È per questo che lo teniamo in frigorifero e lo tiriamo fuori vivo e vegeto in caso di necessità. Man, quando questa storia sarà finita, avrai tempo di riprendere con me gli studi sull’umorismo?
— Troverò certamente il tempo, Mike, te lo prometto.
— Grazie, Man. Da un pezzo tu e Wyoh non venite a farmi una visita… E il Professore vuole parlare soltanto di cose poco divertenti! Sarò felice quando sarà tutto finito!
— Vinceremo, Mike?
Fece un sogghigno. — Sono parecchi giorni che non me lo chiedi. Ecco una previsione nuova di zecca, successiva all’inizio dell’invasione. Tienti forte, Man. Le nostre probabilità sono ora alla pari!
— Santo cielo!
— E allora mettiti la tuta e vai a goderti lo spettacolo. Ma stai almeno a un centinaio di metri dall’artiglieria. Quella nave potrebbe essere in grado di rispondere con un raggio laser a ogni nostro raggio. Quasi ci siamo: ventun minuti.
Non mi allontanai di quanto mi aveva detto Mike, dato che volevo avere un telefono a portata di mano e il raccordo più lungo che riuscii a trovare era distante meno di cento metri. Feci un collegamento in parallelo con il telefono del capitano, trovai riparo dietro una roccia e mi sedetti in attesa. Il sole era alto sull’orizzonte occidentale e così vicino alla Terra che, per vedere quest’ultima, dovevo fare schermo con la mano all’alone solare. La Terra non era ancora in fase crescente e la sua forma appariva di un grigio spettrale nella luce riflessa della Luna, circondata dalla debole luminosità dell’atmosfera.
Mi ritirai dietro la roccia, all’ombra. — Controllo balistico, chiamo il controllo balistico. Qui O’Kelly Davis, mi trovo alla Postazione di Artiglieria George. Nei pressi, cioè, a circa cento metri. — Pensavo che Mike non sarebbe stato in grado di scoprire che la derivazione telefonica era più corta.
— Qui controllo balistico, ricevuto — rispose Mike senza fare obiezioni. — Informerò immediatamente il quartier generale.
— Grazie, controllo balistico. Chiedi se hanno notizie del deputato Wyoming Davis. — Ero preoccupato per lei e per tutta la mia famiglia.
— Chiederò — Mike rimase in silenzio per qualche minuto, poi rispose: — Il quartier generale mi informa che la signora Wyoming Davis ha assunto la direzione del pronto soccorso organizzato alla Vecchia Cattedrale.
— Grazie. — Ora mi sentivo meglio. Non che amassi Wyoh più degli altri familiari, ma… insomma lei era nuova della famiglia. E la Luna aveva bisogno di lei.
— Puntamento — ordinò Mike con voce secca. — Tutte le bocche da fuoco alzo otto sette zero, azimut uno nove tre zero, parallasse milletrecento chilometri rasente la linea di superficie. Rapporto a ordine eseguito.