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— Allora ammettete di avere usato armi atomiche!

— Oh, Dio santo! — La testa mi faceva male da scoppiare. — Non ho detto niente del genere. Colpite con violenza una superficie e provocherete delle scintille. Fisica elementare, concetti noti a tutti meno che agli intellettuali. Noi abbiamo provocato le più grosse scintille della storia umana, ecco tutto. Un lampo colossale. Calore, luce, raggi ultravioletti. Dubito che ci sia stata una dispersione di raggi gamma. Raggi alfa e beta, possibile. È stata liberata una quantità gigantesca di energia meccanica. Ma nucleare? Non diciamo sciocchezze!

Prof chiese: — Signor ministro, vi ritenete soddisfatto della risposta?

— No, è una risposta che solleva molte altre domande. Per esempio, questo bombardamento va di gran lunga più in là di quanto è stato autorizzato dal governo. Avete visto tutti l’espressione sconvolta della gente quando quelle orribili luci sono apparse sullo schermo. E nonostante questo, il ministro della Difesa afferma che i bombardamenti continuano!

Guardai l’orologio. — Un altro proiettile ha colpito in questo istante il Monte Cheyenne.

— L’avete sentito? — esclamò Wright. — L’avete sentito? Se ne vanta anche! Signor Presidente, questa carneficina deve cessare!

Dissi: — Testa di… signor ministro, state insinuando che il Quartier Generale della Difesa Spaziale non è un obiettivo militare? Da che parte state? Con la Luna o con le Nazioni Federate?

— Manuel!

— Sono stufo di sentir dire stupidaggini. Sono stato incaricato di svolgere un compito e l’ho svolto. E adesso, toglietemi dai piedi questa testa di legno!

Si fece un silenzio di tomba. Dopo un po’ si udì una voce sommessa. — Posso dare un suggerimento?

Prof si guardò intorno: — Se qualcuno ha un suggerimento che possa appianare questa situazione, sarò felicissimo di sentirlo.

— Finora non abbiamo avuto informazioni esatte sui risultati dei bombardamenti. Mi pare che potremmo distanziare maggiormente i tiri. Per esempio un’ora invece che venti minuti di intervallo e ordinare subito la sospensione dei tiri nelle prossime due ore fino a quando avremo raccolto notizie sufficienti. Poi, se sarà il caso, potremo rinviare di almeno ventiquattro ore l’attacco sulla Grande Cina.

In sala ci furono cenni di approvazione e si levarono mormoni di sollievo: — Ottimo suggerimento!… Bene, non precipitiamo le cose!

Prof chiese: — Manuel?

Scattai: — Prof, sai benissimo qual è la risposta! Non scaricarla addosso a me.

— Forse è vero, Manuel, dovrei saperlo… ma sono stanco e confuso e non me ne ricordo.

All’improvviso parlò Wyoh.

— Mannie, rispondi tu, per favore. Anch’io ho bisogno di una spiegazione.

Queste parole mi fecero riprendere il controllo. — È una questione di gravità. Dovrei servirmi di un calcolatore per darvi i dati esatti, comunque per i prossimi sei lanci non c’è niente da fare. Si potrebbe farli deviare dall’obiettivo, con il rischio di farli precipitare su una città che non abbiamo preavvertito. Non si può farli cadere nell’oceano, ormai è troppo tardi: il Monte Cheyenne è a millequattrocento chilometri dalla costa. In quanto ad aumentare l’intervallo fra un tiro e l’altro, è impossibile. Non sono capsule della Metropolitana, che si fermano e si fanno ripartire a piacere, sono massi che precipitano. Cadranno per forza ogni venti minuti sia che colpiscano il Monte Cheyenne, dove non c’è più niente di vivo, sia che vadano a precipitare altrove, facendo vittime. Altrettanto assurda è la proposta di posticipare di ventiquattro ore il bombardamento della Grande Cina. Potremmo deviare i proiettili diretti sulla Cina, ma non possiamo rallentarne la velocità di caduta. E se li deviamo, sono colpi perduti. Se qualcuno fra voi ritiene che abbiamo rivestimenti d’acciaio da buttare via, sarà bene che venga a vedere personalmente.

Prof si passò una mano sulla fronte. — Penso che tutte le domande abbiano avuto risposta, almeno per me.

— Non per me, signore!

— Sedetevi, signor Wright. Mi costringete a ricordarvi che il vostro ministero non fa parte del Consiglio di Guerra. Se non vi sono altre domande, come spero, dichiaro aggiornata la seduta. Abbiamo tutti bisogno di riposare, perciò…

— Prof!

— Sì, Manuel?

— Non mi lasci mai finire le mie relazioni. Domani sera o domenica mattina ci saremo.

— Come, Manuel?

— Bombardamento. Possibile invasione. Due incrociatori si stanno dirigendo verso la Luna.

Le mie parole attrassero l’attenzione di tutti. Prof, stanchissimo, disse: — La riunione del governo è aggiornata. Resta in sessione il Consiglio di Guerra.

— Un momento — dissi ancora. — Prof, quando abbiamo accettato gli incarichi governativi, tutti i ministri ti hanno consegnato le dimissioni firmate, senza data.

— È vero. Ma spero di non dovermene mai servire.

— Una ti verrà immediatamente utile.

— Manuel, è una minaccia?

— Chiamala come vuoi. — Indicai Wright. — O se ne va quella testa di legno… o me ne vado io.

— Manuel, tu hai bisogno di dormire.

Feci uno sforzo per inghiottire le lacrime che mi venivano agli occhi, lacrime di rabbia e di stanchezza. — Certo che ne ho bisogno! E ci vado! Subito! Cerco una branda qui negli uffici e mi metto a dormire. Per dieci ore. Dopo di che, se sarò ancora ministro della Difesa, potrai svegliarmi. Altrimenti, mi farai il piacere di lasciarmi dormire.

Ormai nessuno nascondeva più il proprio imbarazzo. Wyoh mi si avvicinò e si mise al mio fianco. Senza dire una parola infilò la mano sotto il mio braccio.

Prof disse con voce ferma: — Tutti sono pregati di lasciare la sala, tranne il Consiglio di Guerra e il ministro Wright. — Attese che fossero usciti, poi si rivolse a me: — Manuel, non posso accettare le tue dimissioni e non posso permetterti di obbligarmi a prendere una decisione affrettata nei confronti del signor Wright, almeno finché siamo così stanchi ed esauriti. Sarebbe meglio che vi scambiaste scuse reciproche, rendendovi conto che siete entrambi ipertesi.

— Ah… — cominciai, poi chiesi a Finn: — Ha combattuto? — e indicai Wright.

— Come? Diavolo, no. Quanto meno non fa parte delle mie truppe. Dite, Wright, avete combattuto durante l’invasione?

La risposta di Wright fu gelida. — Non ne ho avuto l’occasione. Quando venni a sapere che c’era l’invasione, la battaglia era già finita. Ma ora è stato messo in dubbio il mio coraggio oltre che la mia lealtà. Dovrò insistere…

— Oh, smettetela — lo interruppi. — Se è un duello quello che volete, appena avrò un po’ meno da fare sarò a vostra disposizione. Prof, dato che Wright non può accampare la scusa del combattimento per giustificare il proprio modo di comportarsi, non sono disposto a chiedere scusa a una testa di legno solo perché è una testa di legno. E non mi pare che tu abbia capito come stanno effettivamente le cose. Hai permesso che questa testa di legno mi pestasse i piedi… e non hai nemmeno cercato di impedirglielo. Perciò, o cacci fuori lui, subito, o cacci fuori me!

Improvvisamente Finn disse: — Mi associo a Mannie, Prof. O butti fuori quel pidocchio o perdi tutti e due. — Diede un’occhiata a Wright. — Quanto al duello, amico, dovrete battervi con me prima. Voi avete due braccia e Mannie uno solo.

— Non mi occorrono due braccia per quello lì. Comunque ti ringrazio, Finn.

Wyoh stava piangendo; anche se non sentivo i singhiozzi, sapevo che era in lacrime. Prof si rivolse a lei con un velo di tristezza nella voce: — Wyoming?

— Mi dispiace, Prof. Me ne vado anch’io.

Rimanevano soltanto Clayton Watenabe, il Giudice Brody, Wolfgang, Stu e Sheehan, il gruppo più importante che costituiva il Consiglio di Guerra. Prof li guardò, mi resi conto che stavano dalla mia parte, anche se per Wolfgang si trattava di uno sforzo notevole: lui lavorava con Prof, non con me.