Le discussioni su questi lanci erano cominciate fin dall’alba di sabato. Prof non aveva convocato ufficialmente il Consiglio di Guerra, tuttavia tutti i membri erano presenti a eccezione di Clayton che si era recato a Kongville per assumere il comando della difesa. Prof, io, Finn, Wyoh, il Giudice Brody, Wolfgang, Stu e Terence Sheehan partecipavamo alla riunione: in totale otto opinioni diverse. Aveva ragione Prof: più di tre persone non riescono a decidere niente.
Dovrei forse dire che le opinioni diverse erano sei, dato che Wyoh tenne sempre chiusa la sua deliziosa bocca e Prof si limitava a dirigere il dibattito. In compenso gli altri facevano per diciotto. A Stu non interessava dove sarebbero caduti i colpi… purché la Borsa di New York si aprisse regolarmente il lunedì mattina. — Giovedì abbiamo venduto allo scoperto in diciannove diverse operazioni. Se non vogliamo che la nostra nazione vada in bancarotta prima di uscire dalla culla, bisogna assolutamente che siano eseguiti i miei ordini di acquisto per coprire i debiti. Diglielo tu, Wolf: faglielo capire.
Brody voleva impiegare la catapulta per colpire qualsiasi altra nave che avesse lasciato l’orbita di parcheggio della Terra. Sheehan pensava che sarebbe stato divertente ripetere il gioco del reticolato centrando una delle scariche in cima alla sede del governo nordamericano. — Conosco i cittadini degli Stati Uniti, ero uno di loro prima che mi deportassero sulla Luna. Sono terribilmente seccati di aver ceduto la direzione del loro Paese alle Nazioni Federate. Se mettiamo fuori combattimento quei burocrati, avremo tutti gli americani dalla nostra parte.
Wolfgang Korsakov, con sommo disgusto di Stu, pensava invece che le speculazioni fatte sulla Terra avrebbero avuto maggior successo se tutte le borse fossero rimaste chiuse sino alla fine della guerra.
Finn voleva rischiare il tutto per tutto: intimare alla Terra di ritirare le sue astronavi dal nostro cielo. Se non le avessero ritirate, colpire la Terra, ma sul serio. — Sheehan si sbaglia sul conto degli americani — disse — li conosco anch’io. Il Nord America è l’osso più duro in seno alle Nazioni Federate e noi dobbiamo spezzarlo. Già ci chiamano assassini, quindi, tanto vale colpirli, e colpirli forte. Bombardiamo le città americane, poi possiamo anche sospendere gli altri tiri.
Uscii silenziosamente per chiacchierare con Mike e prendere qualche appunto. Quando rientrai stavano ancora discutendo. Prof alzò gli occhi verso di me: — Maresciallo, non abbiamo ancora sentito la tua opinione.
— Prof, non possiamo mettere da parte questa sciocchezza del maresciallo? I bambini sono ormai a letto e possiamo parlarci da uomini.
— Come vuoi, Manuel.
— Volevo aspettare per vedere se vi mettevate d’accordo.
Erano ancora al punto di partenza. — Non vedo perché dovrei esprimere la mia opinione — continuai. — Sono soltanto un tecnico e mi trovo qui perché sono capace di programmare un calcolatore balistico. — Mentre parlavo tenevo gli occhi fissi su Wolfgang, un compagno di prim’ordine durante la rivoluzione, ma nell’intimo un intellettuale al cento per cento. Io invece sono un meccanico con poca scuola alle spalle; Wolf si è laureato in un’università di grido, a Oxford, prima che lo condannassero all’esilio. Aveva molta stima di Prof, ma raramente chinava la testa di fronte agli altri. A Stu, forse. Ma anche Stu aveva amicizie altolocate.
Alle mie parole si agitò, a disagio, e disse: — Avanti, Mannie, è ovvio che vogliamo sentire la tua opinione.
— Non ho niente da dire. Il piano dei bombardamenti è stato studiato con la massima cura, e tutti hanno avuto la possibilità di esporre le loro critiche. Non mi pare che quanto abbiamo finora ascoltato sia di tale portata da giustificare un cambiamento tattico.
Prof disse: — Manuel, potresti ripetere a beneficio di tutti il piano del secondo bombardamento sul Nord America?
— D’accordo. Lo scopo della seconda scarica è di costringerli a impiegare i missili d’intercettamento. Ogni colpo ha per obiettivo una grande città, o meglio, bersagli spopolati vicino a grandi città. Informeremo gli interessati poco prima di colpirli. Quando esattamente, Sheehan?
— Li stiamo avvertendo ora. Ma possiamo cambiare programma e io penso che dovremo farlo.
— Può darsi. La propaganda non è affar mio. Nella maggior parte dei casi, per colpire località vicine alle aree popolate in modo da costringerli a usare i missili anti-missili, abbiamo dovuto scegliere come bersagli gli specchi d’acqua, laghi e mari. Oltre a distruggere i pesci e chiunque non stia lontano all’acqua, i massi provocheranno formidabili bufere locali e danni alle coste.
Guardai l’orologio e vidi che dovevo prendere tempo. — Seattle riceverà un proiettile proprio in grembo, nello Stretto di Pugent. San Francisco perderà un paio di ponti di cui è particolarmente orgogliosa. Per Los Angeles è previsto un tiro fra Long Beach e Catalina, e un secondo pochi chilometri a nord, lungo la costa. Città del Messico è all’interno e allora abbiamo lanciato un masso sul Popocatepetl, così lo potranno vedere bene. Salt Lake City avrà un confetto nel lago. Niente in programma per Denver, ma gli abitanti potranno andare a vedere che cosa accade a Colorado Springs, dato che colpiremo di nuovo il Monte Cheyenne e continueremo il bombardamento finché lo avremo sotto tiro. A Saint Louis, Kansas City e New Orleans i colpi cadranno nei fiumi, e probabilmente New Orleans sarà allagata. Poi c’è il lungo elenco delle città sui Grandi Laghi. Devo leggerlo?
— Magari più tardi — rispose Prof. — Continua.
— Boston avrà un proiettile nel porto, New York uno nello Stretto di Long Island e uno a metà strada fra i due principali ponti della baia. Non è detto che i ponti rimarranno in piedi, ma abbiamo promesso di non colpirli e ci riusciremo. Scendendo lungo la costa orientale, ci occuperemo di due città della Baia di Delaware e di altre due della Baia di Chesapeake, una delle quali pare sia di grande importanza storica e affettiva. Più a sud abbiamo riservato tre spruzzi marini ad altrettanti grandi centri. Nell’interno abbiamo in programma Cincinnati, Birmingham, Chattanooga e Oklahoma City. Ah, anche Dallas. Distruggeremo l’aeroporto spaziale e dovremo riuscire a colpire anche qualche astronave, ultimamente ce n’erano sei. Non uccideremo nessuno a meno che non insistano a mettersi proprio sul bersaglio. Dallas è un posto ideale da bombardare, con quell’enorme aeroporto spaziale piatto e completamente vuoto, e forse dieci milioni di persone che possono osservare lo spettacolo senza danno.
— Se riuscirai a colpirlo.
— Quando, non se. Ogni proiettile è seguito da un secondo, a distanza di un’ora. Se nessuno dei due arriva a destinazione, possiamo far deviare sui bersagli mancati i massi diretti verso altri obiettivi. Per esempio, è facile colpire Dallas con uno di quelli destinati alle baie di Delaware e Chesapeake. Oppure con quelli dei Grandi Laghi. Dallas, comunque, ha già una lunga serie di massi tutti per lei, dato che ci aspettiamo una difesa accanita. I proiettili sostitutivi potranno continuare a cadere su Dallas per sei ore consecutive se i primi non faranno centro, cioè fino a quando il Nord America rimarrà visibile dalla Luna. Gli ultimi lanci fatti potranno essere deviati su qualsiasi bersaglio del continente, a nostro piacere… dato che maggiore è la distanza del proiettile dalla Terra e maggiore è la deviazione che gli possiamo imprimere.
— Non capisco quest’ultimo ragionamento — disse Brody.
— È una questione di traiettoria, giudice. Un razzo deviante può imprimere a un carico una spinta laterale di un certo numero di metri al secondo. Più sarà lunga la nuova traiettoria e più lontano dal bersaglio cadrà il masso. Se facciamo entrare in azione un razzo deviante tre ore prima dell’impatto sulla Terra, la deviazione sarà tre volte maggiore di quella che si avrebbe aspettando fino a un’ora sola prima dell’impatto. Non è così semplice come dico io, ma il nostro cervello elettronico può calcolarlo con esattezza. Sempre che gli si dia tempo sufficiente.