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L’intero pavimento era coperto di soffici pelli di montone, con il pelo alto fino alla sua caviglia; al centro ardeva un caldo braciere di ferro.

Accanto al braciere era fermo un uomo alto, con una veste di velluto nero e una cintura d’argento di mezzelune intrecciate. La fissava senza parlare. Aveva un volto lungo e sottile, con lineamenti affilati da falco, e l’unica emozione che lui tradiva era rivelata da un impercettibile sorriso all’angolo delle labbra. Gli occhi erano verdi, freddi, infossati in profonde orbite scure.

— Datemi il vostro nome.

— Sybel.

Quando pronunciò la parola, il filo invisibile del richiamo che le offuscava la mente si spezzò all’improvviso: Sybel si trovò libera, in quella stanza sconosciuta.

Batté le palpebre per la sorpresa e si guardò attorno, rabbrividendo. Gli occhi verdi del mago continuarono a fissarla senza mostrare la minima emozione.

— Venite accanto al fuoco. Vi siete gelata, viaggiando così a lungo nella neve.

Sollevò una mano scarna, dalle lunghe dita. Sybel notò che portava un unico anello, all’indice, con incastonata una pietra verde come i suoi occhi.

— Venite — le ripeté l’uomo con insistenza. Lei si accostò lentamente al fuoco e si slacciò il mantello, intriso d’umidità.

— Chi siete? — chiese infine Sybel. — Che cosa volete da me?

— Il mio attuale nome è Mithran — rispose il mago — ma in passato ne ho avuto molti altri. Ho servito molti Principi di regni lontani; li servo sempre bene, tranquillamente… se sono potenti. Se invece non lo sono, li uso per raggiungere i miei scopi.

Lei lo fissò negli occhi.

— Chi servite, adesso? — mormorò.

Agli angoli della bocca del mago, il sorriso sottile come un filo di seta tremò impercettibilmente.

— Fino a questo momento — disse — ho servito un altro. Ma ora, forse, potrei servire me stesso.

— Chi avete servito?

— Un uomo che vi teme e vi desidera nello stesso tempo.

Lei aprì la bocca; era rimasta senza parole per la sorpresa. Poi chiese: — Drede?

— Perché tanto stupore? — chiese il mago. — L’avete chiamato a voi due volte, costringendolo a lasciare la sua casa con tanta abilità da non fargli neppure riconoscere l’impulso che lo muoveva. Sta lottando per conservare il suo potere sull’Eldwold, e la sua unica arma, contro i sei Principi del Sirle, è il suo giovane figlio.

— Gli avevo assicurato che non mi sarei mai intromessa nelle sue cose! Perché teme che mi metta contro di lui, che è il padre di Tamlorn?

— Perché non dovreste farlo, visto che un biondo Principe del Sirle vi corteggia con parole dolci? Avete allevato Tamlorn, ma avete anche una vita vostra a cui pensare. Siete potente e… bellissima, come la preziosa formula di un incantesimo di un antico codice ingemmato. Drede teme che un impulso, prima o poi, finisca per portarvi verso Coren del Sirle.

— Coren… — Si coprì gli occhi con le mani e si accorse di avere le dita gelate. — Ho assicurato a Drede…

— Non siete fatta di pietra.

— No. Sono fatta di ghiaccio.

Si allontanò dal fuoco e si fermò davanti a un tavolo di cristallo, posando poi le mani sulla sua liscia superficie.

— Voi conoscete bene la mia mente — disse. — Siete colui che la conosce meglio. In passato ho dovuto prendere alcune decisioni importanti e difficili, ma alla fine ho sempre deciso di usare i miei poteri per me stessa, senza danneggiare nessuno. Perché Drede non lo capisce?

— Voi amate Tamlorn. Perché dite di non poter amare Coren del Sirle? Siete capace di amare, e questa è una debolezza pericolosa.

— Non amo Coren!

Mithran si allontanò dal fuoco per accostarsi a lei. La fissò con occhi indecifrabili.

— E Drede, lo amate? Farebbe di voi la sua Regina.

Sybel si sentì arrossire. Fissò le coppe d’argento posate sul tavolo.

— Mi sono sentita leggermente attratta da lui — confessò. — Ma non sono disposta a sedere mansueta al suo fianco e a utilizzare il mio potere come piace a lui, per la rovina del Sirle… No!

La voce calma e dominatrice di Mithran continuò a incalzarla, inflessibile:

— E lui ora mi paga perché vi renda mansueta come avete detto.

Quando Sybel udì questo, le braccia le caddero lungo i fianchi. Si voltò verso l’uomo, pallida in volto, socchiudendo gli occhi come se stesse cercando di afferrare le parole di un incantesimo a lei ignoto.

— Drede… vuole…

— Vuole che gli obbediate. Vuole potervi amare senza dubbi, potersi fidare pienamente di voi, fidarsi di voi più di qualsiasi altra persona al mondo. E poiché vi conosce, pensa che ci sia soltanto un modo per ottenerlo. Pagarmi per farlo.

Nell’animo di Sybel si destò una paura più profonda e agghiacciante di quante ne avesse mai conosciute prima. Un terrore che le inviò nel sangue e nella mente sottili radici di gelo.

— In che modo? — chiese, con gli occhi pieni di lacrime.

— Potete immaginarlo. Sybel. Questo nome significa tante cose: ricordi, conoscenze, esperienze. È la vostra proprietà più autentica e irrevocabile. Drede mi ha assunto perché vi tolga questo nome per un breve periodo, e perché poi lo restituisca a un’altra donna, che lo accetterà sorridendo e che gli obbedirà per sempre, senza fare domande.

Sybel emise un gemito così roco e straziante che non riuscì neppure a riconoscere la propria voce. Cadde in ginocchio, portandosi le mani al viso. Ansimò, cercando le parole a fatica:

— Aiutatemi… nel dolore non riesco neppure più a riconoscermi…

— Non avete mai pianto così, in precedenza? — chiese l’uomo. — Siete fortunata. Vedrete che passerà.

Sybel strinse i denti per smettere di piangere, e serrò tra le dita la stoffa del mantello. Poi sollevò la testa verso il mago, e il fuoco la illuminò in faccia.

— Portatemi da lui — disse. — Farò quello che desidera. Ma non toglietemi la volontà. Lo sposerò, obbedirò a tutti i suoi ordini… ma lasciatemi la libertà di farlo perché lo voglio!

Gli occhi verdi e imperscrutabili si posarono su di lei. Dopo un istante, anche il mago si inginocchiò; le passò le dita sulla guancia e guardò una lacrima che aveva raccolto sul polpastrello, e che brillava come una stella.

— Una volta — disse — anch’io ho pianto così. Molti anni fa, quando le ceneri degli anni dell’amore e dell’odio si erano ormai raffreddate dentro di me. Ho pianto al pensiero del volo del Liralen, perché sapevo che, pur avendo in mio potere tutta la terra, quella creatura di immacolata bellezza mi era per sempre preclusa. Non pensavo che oggi avrei avuto in mio potere un’altra bellezza come quella. Il Re mi chiede di consegnarla a lui… ma è un uomo così piccolo, per domare tanta libertà…

— Mi permetterete di parlargli?

— Come può fidarsi di voi? Una volta si è fidato di Rianna, e lei lo ha tradito. Questa volta non vuol correre il rischio. Ha paura di voi ed è geloso di Coren. Ma ricorda che la vostra guancia si è arrossata quando ve l’ha sfiorata con la mano; inoltre, il giovane Principe Tamlorn vi ama. Perciò Drede desidera avervi: non priva di poteri, ma… controllabile.

— Che cosa vi dà, in cambio?

Gli occhi immobili del mago si illuminarono leggermente in un sorriso.

— Tutto questo… — disse. — Ricchezze, ore di ozio nel lusso, i vostri animali, se annienterò per sempre i Signori del Sirle. Ma non ho ancora deciso se farlo.

— Perché non ha paura di voi? — mormorò Sybel. — Io sì.

— Perché, quando ci siamo parlati la prima volta, non aveva altre cose che potessi desiderare. Adesso, però, non ne sono altrettanto sicuro.