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“Sapete che il Drago ha ferito Coren. La cosa potrebbe ripetersi, e la prossima volta potrebbe trattarsi di una persona meno conciliante: è un pericolo non solo per gli uomini, ma anche per gli animali. Nel vederli in libertà, la gente potrebbe cercare di catturarli o di ucciderli. Non voglio che siano molestati.”

— Vi preoccupate molto per i vostri animali — mormorò Rok.

Sybel annuì.

— Vi preoccupereste anche voi — disse — se poteste parlare con loro. Sono animali potenti, nobili, ricchi di esperienza. Sono lieta del vostro aiuto, Rok, e del fatto che li lasciate venire qui. Speravo anch’io in una soluzione di questo tipo, ma non me l’aspettavo così presto.

— È una collezione da far sognare qualsiasi sovrano — disse lui, lanciandole un’occhiata indecifrabile. — E, a dire il vero, sorrido al pensiero del fastidio che potrà dare a Drede.

Lei abbassò gli occhi.

— Non la vedevo sotto questo aspetto — disse piano.

Rok, imbarazzato, cercò di cambiare argomento.

— Lasciamo stare Drede — disse. — Qui nel castello, tra la cinta esterna e quella interna, c’è un vasto giardino chiuso, che non è più stato frequentato dopo la morte di nostra madre. Era stato preparato come luogo di ristoro per lei, lontano dai suoi rumorosi figli. Ha un cancello interno e un secondo cancello all’esterno, vicino al maschio della fortezza, da cui si raggiungono i campi.

“I bambini non vanno mai a giocare laggiù; le nostre mogli hanno altri giardini, più vicini. Può contenere un piccolo lago, degli alberi, una caverna e una fontana per il drago, ma non sarei capace di costruire una cupola di cristallo per voi.”

Lei rise.

— Se potete fare tutto questo per me, non vi chiederò una cupola di cristallo. Mi basta un posto dove custodire i miei libri, e posso tenerli in una stanza qualsiasi. Sono molto preziosi. Uno di questi giorni dovrei andarli a prendere sul Monte Eld, ma qui mi trovo talmente bene che mi è passata la voglia di mettermi in viaggio.

— Sono lieto che vi troviate bene — disse Rok.

Tacque per qualche istante, mentre Lara si arrampicava sullo schienale della sua sedia.

— Parlando schietto — disse poi — non mi sarei mai aspettato di vedervi qui. Conoscevo i vostri sentimenti nei riguardi di Tamlorn e quelli di Coren nei riguardi di Drede; non pensavo che poteste superare così facilmente i vostri amori e le vostre avversioni.

Lei lo guardò, senza smettere di scarabocchiare sul margine del foglio che aveva davanti.

— Non ho molta simpatia per Drede — disse. — Però, è più utile a Tamlorn da vivo che da morto. E Coren… so che ormai ha superato il dolore per la morte di Norrel. Ma so anche che è un Principe del Sirle, e che, se ci sarà un’altra guerra, combatterà: non contro Drede, ma per i suoi fratelli, così come ha combattuto per Norrel.

— Comunque — disse Rok — possiamo fare piani finché vogliamo, ma non ci sono possibilità di dichiarare guerra. Voi e Coren potrete vivere in pace, qui nel Sirle, almeno finché Drede vivrà.

Sybel cessò di scarabocchiare. — E poi?

Rok si alzò e si avvicinò al fuoco, trascinandosi dietro Lara, abbracciata alla sua gamba.

— Se Drede morirà prima che Tamlorn raggiunga la maggiore età — disse senza mezzi termini — un mucchio di sciacalli si getterà sul regno di Eldwold, vedendolo in mano a un fanciullo.

Fissò la cognata.

— Il mondo in cui siete giunta dopo essere scesa dalla vostra montagna — le disse — non è certo un paradiso di tranquillità; ormai anche Tamlorn deve essersene accorto. Se il ragazzo si dimostrerà intelligente, imparerà a destreggiarsi con il potere, togliendolo da una parte e assegnandolo a un’altra. Drede gli insegnerà certamente a farlo, in modo che non abbia delle brutte sorprese quando il Sirle, un giorno o l’altro, comincerà a rosicchiargli i confini del regno.

Lei abbassò gli occhi, senza guardare Rok.

— Siete davvero una casa di leoni irrequieti… — disse.

— Sì, ma non possiamo spiccare nessun balzo; non abbiamo alleati, abbiamo consumato le armi e gli uomini nella Piana di Terbrec, e il ricordo della sconfitta continua ancora a frenarci.

Sorrise, prese in braccio Lara e se la mise sulla spalla; la bambina cominciò a giocare con i suoi capelli.

— Ma non dovrei parlarvi di queste cose — concluse. — Scusatemi.

— Oh, non dovete scusarvi di niente. Sono argomenti che mi interessano.

La porta che conduceva alle stanze private di Rok si aprì e ne spuntò Coren. Li guardò entrambi.

— Che cosa fai, qui con mio fratello? — chiese a Sybel, fingendo di sgridarla. — Sei stanca di me, a quanto vedo. Vuoi un marito più vecchio e rugoso…

— Coren, Rok vuole costruirmi un giardino. Guarda, abbiamo fatto dei disegni. Questa è la caverna di Gyld, questo è il lago del Cigno…

— E questo è il Liralen — disse lui, indicando il disegno. — Dove lo metterai?

— Che cos’è il Liralen? — chiese Rok.

— Un bellissimo uccello bianco, con ali che ondeggiano nell’aria come se fossero la sua scia. Pochissimi l’hanno visto. Il Principe Neth lo catturò, poco prima di morire. Che c’è? — chiese poi a Sybel, vedendo che aggrottava la fronte.

— Qualcosa che mi ha detto Mithran — spiegò Sybel — a proposito del Liralen. Ha detto di avere pianto, una volta, perché sapeva di non poterlo possedere, anche se il suo potere poteva dargli ogni altra cosa… Mi chiedo come potesse affermarlo; mi chiedo perché non potesse prenderlo.

— Forse il Liralen era più potente di lui.

— Impossibile. È solo un animale, come il Leone Gules o il Cinghiale Cyrin…

— Forse è come il Rommalb.

— Anche il Rommalb si lascia chiamare.

Coren scosse la testa e le accarezzò i lunghi capelli.

— Credo che il Rommalb — disse — vada dove vuole, quando vuole. Ha scelto di venire a te e di esserti legato perché ti ha guardato negli occhi e non vi ha visto traccia di paura.

— Che cos’è il Rommalb? — chiese Rok. — Non abbiamo previsto la sua presenza nel giardino.

Coren sorrise. Si sedette al tavolo e osservò i vari disegni.

— Il Rommalb — spiegò — è una creatura che ho incontrato davanti al focolare di Sybel, una sera. Non credo che vogliate averla qui nel Sirle. Va per la propria strada, soprattutto di notte. Rok alzò le sopracciglia.

— Comincio a sospettare — disse — che alcune delle storie che ci racconti, ormai da quasi trent’anni, possano essere vere.

— Ho sempre detto la verità — disse Coren, semplicemente.

Poi rise nel vedere l’espressione di Rok.

— Nell’Eldwold ci sono molte cose pericolose, oltre ai Re minacciosi.

— Davvero? Sono troppo vecchio per incontrare qualcosa di più minaccioso di Drede.

— Coren — disse Sybel. — Dovrei andare a prendere i miei libri sul Monte Eld.

— Lo so — disse lui. — Era venuto in mente anche a me. Se vuoi, possiamo partire domani, viaggiando senza fretta nella bella stagione.

Si udì la voce di Rok, bassa come un ruggito:

— Può essere pericoloso. Se Drede non si fida di Sybel, potrebbe averle teso un’imboscata sul Monte, in attesa che vada a prendere i suoi animali.

— Non c’è bisogno che vada a prenderli — disse Sybel. — Potranno venire da soli, quando il loro giardino sarà pronto. Ma io devo avere quei libri.

— Potrei mandare Eorth e Herne a prenderli.

Lei scosse la testa, sorridendo.

— No, Rok. Anch’io desidero rivedere la mia casa, i miei animali. Chiamerò il Falco Ter e gli dirò di spiare per noi. Se ci sarà qualche pericolo, ci avvertirà.