Rok rimase a bocca aperta per la sorpresa.
— E sarebbe riuscito a fare una cosa simile?
— Sì. Era padrone della mia mente in un modo completo: più di quanto una persona qualsiasi sia normalmente padrona della propria. Io sarei stata controllata completamente da Drede; avrei fatto qualsiasi cosa lui mi avesse chiesto, senza fare domande e senza essere sfiorata dalla tentazione di oppormi, e poi, una volta esaudita la sua richiesta, sarei stata felice di averlo soddisfatto. Ecco cosa voleva.
Rilassò finalmente le dita; sollevò bruscamente una mano, come per tagliare l’aria.
— Per questo — disse — lo distruggerò.
Rok, appoggiato con la schiena alla sedia, esalò lentamente il respiro.
— Per questo avete sposato Coren? — le chiese. — Come parte della vostra vendetta?
— Sì.
— Non lo amate? — chiese, in tono quasi preoccupato.
— Lo amo — rispose lei, e appoggiò le mani sul tavolo.
— Lo amo — ripeté, piano. — È gentile, è buono ed è saggio: tutte cose che io non sono affatto, e, se dovessi perderlo, mi mancherebbero queste sue qualità. Proprio per questa ragione, non voglio che sappia cosa ho nel cuore. Potrebbe odiarmi per quello che faccio. Io… io non mi piaccio molto, in questo periodo. Ma voglio che Drede paghi.
“Voglio che anche Drede conosca la paura e la disperazione che ho provato nella sua torre. E, in parte, comincia già a conoscerle. Tamlorn mi ha riferito che è terrorizzato… e, dico io, ha dei buoni motivi per esserlo. Voglio la guerra tra lui e il Sirle, e voglio togliere a Drede ogni potere. Vi aiuterò a due condizioni.”
— Ditele — mormorò Rok, con un filo di voce.
— Che Coren non venga a conoscenza della parte da me svolta. E che Tamlorn non venga usato in alcun modo contro Drede. In cambio di questo, chiamerò i Signori di Niccon e di Hilt ad allearsi a voi contro Drede; userò contro Drede i miei animali; e per raccogliere e armare uomini vi darò il tesoro di un Re.
Rok la guardò senza parlare. Sybel gli vide la gola muoversi come se trangugiasse.
— Voi siete un sogno divenuto realtà, Signora — mormorò poi. — Dove prenderete il tesoro?
— Me lo farò dare dal Drago Gyld. Nel corso dei secoli ha ammassato una tale quantità d’oro che sarebbe sufficiente ad armare ogni uomo e ogni bambino dell’Eldwold. Se glielo chiederò, me ne darà una parte.
“Vedete, quel giorno è stato catturato anche il Falco Ter, e anche lui è stato costretto a fare da spettatore, impotente, mentre Drede e Mithran mettevano a punto il loro piano. Questa mattina, quando sono giunta sul Monte Eld, tutti gli animali sapevano ciò che ci avevano fatto.”
— Ma come siete sfuggita al mago, se era così potente?
— L’ha ucciso il Rommalb.
— Il Rommalb…
Sybel vide che cercava quel nome nella memoria. Poi Rok disse:
— L’incubo notturno… Come ha fatto?
— Lo ha… schiacciato.
Rok era sconvolto. Alla luce del focolare, sulla sua faccia non si muoveva neppure un muscolo.
— Ed è la creatura che Coren ha incontrato in casa vostra?
Lei annuì.
— Sì, e non è stato un incontro piacevole. Ma Coren è riuscito a fare una cosa che pochi altri uomini hanno fatto.
— Quale?
— È sopravvissuto.
Sybel raddrizzò la schiena e serrò i pugni.
— A fargli incontrare il Rommalb — spiegò — non sono stata io. È stata colpa del Cinghiale Cyrin, e la cosa mi ha terrorizzato. Ma Coren è molto più saggio di quanto mi aspettassi.
— Davvero — disse Rok. — È più saggio di quanto ci aspettassimo tutti. Perché non mandate contro Drede questo Rommalb?
— Perché voglio assaporare lentamente la mia vendetta — rispose Sybel. — Voglio che Drede sappia di momento in momento che cosa gli sta succedendo, e in che modo, e per colpa di chi. Le cose che teme di più al mondo sono da un lato la forza e l’energia del Sirle, e dall’altro me.
“Quel giorno è salito sulla torre di Mithran aspettandosi di trovare una donna che gli sorrideva, gli prendeva la mano ed eseguiva i suoi ordini. Invece non ha più trovato la donna, e il suo grande mago era steso a terra, con tutte le ossa spezzate.
“Da quel giorno, Drede vive nel terrore. Adesso, con il vostro aiuto, le sue stesse paure lo distruggeranno.”
Rok mosse lentamente la testa da una parte all’altra.
— Siete davvero spietata — disse.
— Certo. Se non accetterete la mia offerta, andrò a dormire e non se ne parlerà più. Ma con il Sirle o senza il Sirle, intendo distruggere Drede.
— Questa vostra vendetta — osservò Rok — coinvolge tante cose importanti per voi… l’amore di Coren, l’amore di Tamlorn. Volete metterle a repentaglio?
— Ho pensato a lungo a questo piano, una notte dopo l’altra. Conosco i rischi. So che se Coren scoprirà che mi sono servita di lui, o se Tamlorn sospetterà che intendo distruggere suo padre, saranno feriti in modo insopportabile e io perderò tutto ciò che amo al mondo. Ma la mia decisione è quella che vi ho comunicato.
— Ne siete certa?
Lei lo fissò negli occhi, senza battere ciglio.
— In un modo o nell’altro, lo farò.
Rok inspirò lentamente l’aria e poi la esalò.
— Allora, penso che lo farete come alleata del Sirle.
La costruzione del giardino per gli animali cominciò quella primavera, non appena il terreno si fu ammorbidito, e continuò per tutta la lunga estate.
Uno alla volta, Sybel chiamò nel Sirle i suoi animali: per primo il Cigno Nero, che prese posto in un piccolo laghetto di acqua cristallina, pieno di sassi levigati e di pesci che avevano il colore del fuoco.
Sybel andò a trovare il Cigno quando lo vide lentamente planare sul giardino e posarsi, nero come la notte e regale come un sovrano, sull’acqua immobile senza neppure incresparla.
Nei pensieri di Sybel, la voce del Cigno si levò melodiosa come un canto:
“È piccolo, ma grazioso.”
“Rok” gli disse Sybel “vuole mettere, in centro, una fontana di marmo bianco”.
“Che cosa raffigurerà, Sybel?”
“Due cigni con le ali tese, che volano verso l’alto e che si sfiorano con il becco.”
“Oh. E per quella faccenda che ti riguarda, Sybel?”
“La risolveremo. Presto.”
“Io sono pronto, se hai bisogno di me.”
Chiamò Gyld dalla cantina scura e umida in cui si trovava e il Drago tornò nuovamente a dormire in una grotta ombreggiata dagli alberi, rinfrescata da un rivolo del Fiume Slinoon che passava sotto le mura, scorreva davanti a lui e poi andava a defluire nel lago del Cigno.
Una ricchezza incommensurabile in gemme, coppe e monete d’oro lampeggiava adesso nell’ombra attorno a Gyld, poiché aveva insegnato a Sybel la strada per raggiungere la sua caverna e Rok aveva inviato Eorth, Bor e Herne a prelevare in segreto il tesoro.
Quando erano ritornati, tre giorni più tardi, i tre uomini erano esausti, sovraccarichi e pieni di reverenziale timore.
— Non siamo riusciti a portarlo tutto — disse Bor, rivolto a Rok e a Sybel.
Si strofinò gli occhi stanchi, come per cancellare una visione che non si lasciava descrivere a parole.
— Rok — riprese. — In certi punti, dovevamo farci strada in mezzo a uno strato di monete d’argento che ci arrivava alla caviglia. Nella caverna abbiamo visto le ossa di tre uomini, e su un teschio c’era una corona regale. E quello è l’animale che abbiamo messo nella nostra cantina con tanta disinvoltura!
— Non dovete avere paura di lui — disse Sybel. — Adesso è vecchio e non ha altri desideri che quello di potersi crogiolare nei propri sogni, circondato dall’oro che possiede. La caverna gli piace molto.
— Con quell’oro potreste comprarvi un regno — disse Herne, con una luce inquieta negli occhi azzurri.