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Rok sollevò leggermente un angolo delle labbra.

— Già — disse.

Poi Sybel chiamò il Leone, e con lui la grande Gatta dagli occhi verdi: giunsero di notte e attraversarono come due forme di velluto i campi del Sirle illuminati dalla luna.

Sybel si recò ad accoglierli al cancello ed essi entrarono silenziosamente nel giardino, dove l’erba bisbigliava sotto i loro passi e gli alberi fioriti, immobili sullo sfondo del cielo notturno, parevano trasformati in argento dalla luce delle stelle.

“Prima dell’inverno vi prepareremo un ambiente riscaldato in cui abitare” disse Sybel. “Mi spiace che, per il momento, non possiate andare e venire liberamente nelle mie stanze, come facevate sul Monte Eld. Spero che in questi mesi gli abitanti del castello imparino a non avere paura di voi. Il posto è piccolo, ma isolato, e nessuno vi disturberà.”

Il Leone Gules si stese ai suoi piedi, nell’erba alta. La Gatta Moriah si mise a esplorare la zona, silenziosa come un’ombra, mentre il Cigno Nero continuava a galleggiare nel sonno sul suo lago inargentato.

“Il Signore del Sirle ha fatto molto per te, Bianca Signora” disse Gules. “Gli hai già parlato?”

“Sì. Gli ho offerto l’Eldwold. Ha accettato.”

Gules emise un breve ruggito dal profondo della gola. “Bene.” L’indomani mattina, anche Coren si recò a salutare gli animali. Portò con sé i fratelli, che assistettero in silenzio, mentre Gules faceva a pezzi un daino ucciso per lui da Coren.

Ceneth trasse un lungo respiro, a denti stretti.

— E voi — chiese — siete in grado di controllarlo?

Sybel annuì.

— Quando erano sul Monte Eld — spiegò — andavano quasi sempre a caccia per proprio conto, perché il giardino era molto grande. Ma qui, non posso lasciarli liberi di andare e venire a loro piacimento; ci sono troppe creature che si spaventerebbero… contadini, cavalli, mucche.

— Incaricherò alcuni uomini di andare a caccia per loro — disse Rok, e Sybel si rasserenò.

— Grazie. Adesso darò loro i vostri nomi.

Chiamò il Leone e la Gatta e il Cigno Nero; gli uomini rimasero immobili, sotto lo sguardo fisso e indagatore degli animali, mentre Sybel glieli indicava e li nominava uno alla volta.

“Rok. Bor. Eorth. Herne. Ceneth. Ricordatevi di loro. Difendeteli.”

— Non vedo il Cinghiale Cyrin — disse Coren. — L’hai chiamato?

— Non ancora.

Coren la fissò, sorpreso.

— Eppure, il suo posto dovrebbe già essere pronto — disse. — Chiamalo subito, Sybel. Si sentirà solo. Penserà che tu non gli voglia più bene.

Sybel trasse un sospiro.

— Spero che qui sia felice — disse.

Sollevò il viso verso il vento e gli affidò l’ultimo richiamo. Molto lontano, Cyrin, che era sdraiato sotto un albero, si levò sulle zampe.

— Cyrin — spiegò Eorth, rivolto a Herne — è il Cinghiale. Coren dice che parla.

— Io ci credo — rispose Herne, semplicemente. — Dopo quello che ho visto negli ultimi giorni, sono disposto a credere a qualsiasi cosa.

Quella sera Sybel parlò di nuovo con Rok, in privato, quando la casa cadde nel sonno e i cani si furono sdraiati ai loro piedi, a sognare. L’odore dell’estate si levava dai boccioli calpestati e dai nuovi tappeti di giunchi stesi sul pavimento di pietra, dai campi umidi di rugiada, dai germogli che spuntavano nei campi.

— Ho detto a Ceneth e a Bor che ci aiuterete contro Drede — le spiegò Rok. — Eorth e Herne sanno solo che ci prepariamo a una guerra. Loro non chiedono il perché e il percome, ma Ceneth e Bor non sono stupidi e l’avrebbero capito da soli. Sanno che il Sirle potrebbe anche vincere il Re di Eldwold, ma non le forze combinate di Drede e dei Signori di Niccon e di Hilt.

“Perciò mi hanno chiesto, naturalmente, dove avremmo trovato alleati, e io gliel’ho spiegato. Hanno approvato del tutto i nostri piani.”

Tacque per qualche istante, centellinando il vino. Poi riprese:

— Noi siamo stati allevati per combattere, Sybel. Nostro nonno portò contro Mondor l’assedio dei settanta giorni, e nostro padre, che a quell’epoca non era molto più vecchio di Tamlorn, combatté al suo fianco.

“Abbiamo continuato a desiderare la vendetta, da quando Norrel è morto nella Piana di Terbrec, ma in quella battaglia Niccon si alleò con Drede, e Horst di Hilt sollevò disperato le braccia al cielo e attese, davanti al corpo della figlia, di conoscere l’esito della battaglia. Perciò, non abbiamo mai avuto alleati su cui fare affidamento.”

Sybel gli chiese:

— E per chi combatterà, questa volta, Holt di Hilt? Combatterà per il torto fatto da Drede alla figlia di Laran, oppure prenderà le parti del figlio di Rianna, e di conseguenza quelle di Drede?

Rok scosse la testa.

— Neanch’io vorrei essere costretto a fare una scelta simile. Penso che Coren abbia ragione: Horst combatterà per l’uomo che, secondo lui, vincerà. In questo caso, Drede.

— Perciò — disse Sybel — devo convincerlo a cambiare idea.

Sollevò gli occhi per fissare Rok.

— E lo stesso vale per il Signore di Niccon — disse. — Quando dovrò portarvelo?

— Prima preferisco cominciare a raccogliere uomini. Drede si rivolgerà a Hilt e Niccon, chiederà assicurazioni, e quelli, senza dubbio, gliele daranno. Poi, Sybel, voi potrete chiamarli, e Drede si vedrà svanire tra le dita gli alleati come se fossero acqua… E penso che allora capirà chi c’è, dietro i preparativi del Sirle. Lei annuì.

— E Coren — chiese — sa cosa state macchinando?

— Lo saprà quando Herne ed Eorth cominceranno a parlare. Senza dubbio mi crederà impazzito, finché non vedrà arrivare a cavallo, qui nel castello, Derth di Niccon.

— Non deve sapere da dove arriva il denaro.

— Certo.

Sybel cambiò posizione, inquieta.

— Ho paura — disse.

— Di Coren?

— Sì. Tremo al pensiero di come mi guarderà, quando scoprirà come mi sono servita del Sirle.

— Non si tratta soltanto della vostra partita, ma anche della nostra. Voi ci avete offerto una possibilità, e noi ci siamo affrettati a coglierla. Inoltre, pensate che se gli diceste quel che vi ha fatto Drede non arderebbe dal desiderio di vendicarvi lui stesso? Perché non volete dirglielo?

— No.

— Ma perché? È vostro marito… vi sosterrà certamente nella vostra vendetta. Non ha simpatia per Drede.

Sybel serrò le labbra.

— Non intendo trascinare Coren — disse — nel vortice della mia collera e del mio odio. Nessuna vendetta compiuta da lui potrebbe soddisfare me, ed è inutile coinvolgerlo nella mia. Inoltre, desidero tenerlo lontano dall’odio.

“La notte in cui abbiamo volato con il Drago, all’improvviso siamo scesi in picchiata verso la terra, ci siamo precipitati verso l’oscurità, verso l’infinita profondità della notte, ciechi e inermi come quando non resta altro, di noi, che il centro della nostra personalità… In quel momento, dal profondo del suo cuore, è esplosa una risata vivace, gioiosa!

“Quando era perduto nel suo odio per Drede non sarebbe riuscito a ridere così. Può darsi che prenda parte a questa guerra perché, se qualcuno di voi morisse in battaglia, non si perdonerebbe di essere stato lontano. Ma io non intendo dargli qualche particolare motivo per combattere. Non lo farò di nuovo precipitare nel dolore e nell’amarezza. Mi ha donato molto amore. E io voglio dargli almeno questa protezione.”

Rok la fissò per qualche istante, con le labbra socchiuse, senza parlare.

— Non lo credo possibile — le disse infine, in tono gentile. — Ma vi ringrazio per avere provato.

L’indomani, nel pomeriggio, Sybel si recò nella stanza che Rok le aveva assegnato nelle parti più alte del castello, e rimase per molto tempo a sedere in silenzio, per svuotarsi la mente di tutti i pensieri e per poi cercare lo sfuggente Liralen nei luoghi più lontani e segreti.