Derth di Niccon, che giunse a una settimana di distanza dal Signore di Hilt, si lamentò accoratamente, davanti al focolare di Rok, con una coppa di vino tra le mani:
— Non pensavo che aveste così tanti seguaci, altrimenti non avrei promesso tutto a Drede. Ma l’ho fatto perché pensavo alla Piana di Terbrec.
— Non intendo trovarmi di fronte a una seconda Terbrec — disse Rok, con calma, gli occhi che brillavano sotto la chioma bionda. Poco lontano da loro, una donna dai capelli color platino sedeva tranquillamente a ricamare, e i suoi occhi neri non si staccavano dalla faccia di Derth. Ma per lui quella donna era poco più di un’ombra che non si incide nella memoria.
Derth sospirò, picchiettando sulla coppa con l’unghia del dito indice.
— Posso darvi — disse — cinquecento uomini a cavallo e tre o quattro volte tanti a piedi.
— Il Signore di Hilt me ne ha promessi meno.
— I suoi territori non sono omogenei: in parte si tratta delle terre conquistate da Cam di Hilt durante l’assedio di Mondor dei settanta giorni. Gli uomini di questi territori sono ritornati alla loro antica obbedienza al Re di Eldwold.
— Be’, più avanti potremo convincerli ad allearsi a noi. Temo che Horst sia un po’ troppo vecchio per la guerra. Peccato.
Derth sbuffò. — Se proprio volete commiserare qualcuno, commiserate Drede. So che anche Horst gli aveva promesso il suo appoggio, inizialmente, prima di passare a voi.
Rok si limitò a sollevare educatamente le sopracciglia, come se la notizia lo sorprendesse; si astenne dai commenti.
In quel momento, Coren si stava facendo strada in mezzo ai tavoli dove era servito il pasto di mezzogiorno. Scorse i capelli rosso fiamma del Signore di Niccon e si immobilizzò a metà strada. Con un sorriso, Ceneth smise di mangiare e gli porse un boccale di vino. Coren fissò il fratello.
— Hai visto chi c’è?
— Certo.
— Derth di Niccon. Ceneth, come ha fatto Rok a convincerlo a venire? Drede ha dato terre e oro a suo padre, per l’aiuto fornitogli a Terbrec. Che cosa ci fa, Derth, al nostro tavolo?
Ceneth alzò le spalle.
— Probabilmente — disse — ha sentito che il Signore di Hilt è passato dalla parte del Sirle e preferisce combattere con lui che contro di lui.
— Ma, Ceneth…
Cercò le parole, non riuscì a trovarle, e bevve un sorso. Poi scorse Sybel e la raggiunse.
— Ti ho cercata dappertutto.
Lei batté le palpebre, sorpresa di vederlo. Il filo mentale con cui teneva il Signore di Niccon si spezzò.
— Coren…
Accanto a Rok, Derth si soffregò gli occhi.
— Mi sento assai confuso — disse.
Rok tornò a riempirgli la coppa.
— Siete stanco per il viaggio.
Poi si voltò, prese Coren per il braccio e lo allontanò da Sybel.
— Eorth ti cercava — gli disse. — Mi pareva importante.
— Voglio portare Sybel nei campi, a cavalcare un poco — disse Coren. — Non è abituata alla confusione, a tutto questo chiasso.
Tacque per un istante, poi si rivolse a Sybeclass="underline"
— Che cosa stavi facendo, qui, con Rok e il Signore Derth?
— Oh — disse lei, mentre i pensieri le sfuggivano via dalla mente come uccelli spaventati. — Volevo parlare con Rok.
Rok aggiunse: — Era preoccupata. Eorth vorrebbe portare il Drago Gyld in battaglia.
— Cosa?
— Sì, e Sybel non è riuscita a dissuaderlo. Forse tu ci riuscirai.
Il Signore di Niccon guardò Sybel, dietro la figura di Rok.
— Voi siete Sybel? — chiese. — Ho sentito parlare di voi.
Lei gli sorrise, fissandolo negli occhi, e il Signore di Niccon tornò a sedere.
Coren disse, con irritazione:
— Forse, se lo legherò al suo cavallo, Eorth capirà. Sybel, aspettami qui.
Si voltò e tornò a immergersi nella folla. Rok ricominciò a respirare e si rivolse al sottomesso Signore di Niccon:
— Allora. L’assedio portato a Mondor da mio nonno era fallito perché non era riuscito a bloccare i rifornimenti che arrivavano in città dal Fiume Slinoon.
“Questa volta voglio che i nostri uomini attacchino via acqua, navigando fino al centro della città e sbarcando laggiù.
“Ci occorreranno molte barche. Niccon è la zona lacustre dell’Eldwold. Potete costruire barche sufficienti per trecento armati, e fornire gli uomini occorrenti per farle navigare?”
Il Signore di Niccon lo fissò come stesse dormendo a occhi aperti. Assentì.
— Certo.
— Assumerò su di me il costo dell’operazione.
— Per quando dovranno essere pronte?
Rok sorrise.
— Presto — disse — ma non c’è grande fretta. Sono certo che Drede non scapperà.
Quando ebbe terminato con lui, Rok affidò il Signore di Niccon alle cure di Lynette, e lei lo portò, perplesso e semiubriaco, ma entusiasta del progetto, nella stessa camera da letto dove meno di una settimana prima aveva dormito il Signore di Hilt.
Sybel si alzò e prese a passeggiare avanti e indietro nella sala vuota; Rok la guardò.
— A che cosa state pensando?
— Se porterò sul campo di battaglia gli animali, Coren li vedrà?
— Sarà impossibile impedirgli di vedere il Drago Gyld. Ma per quanto riguarda gli altri… Nella mischia, tra colpi e parate, probabilmente vedrà solo quello che si aspetterà di vedere. Ma perché rischiare i vostri animali? Non ci sarà bisogno di loro.
Sulle labbra di Sybel si disegnò un debole sorriso. Disse:
— Un giorno, il Principe Ilf partì con cinquanta uomini armati per prendere prigioniera la bellissima figlia di Mak, Signore di Macon; mentre era in cammino, Ilf scorse una Gatta selvatica nera, con il pelo che luccicava come una gemma levigata. La Gatta lo fissò con i suoi occhi verdi, e Ilf spronò subito il cavallo per darle la caccia. Nessuno più li rivide sulla faccia della terra, né lui né i suoi cinquanta uomini.
“I tre prodi figli del Re Pwill si recarono un giorno a caccia con i loro amici e videro un Cinghiale dalle setole d’argento e dalle grandi zanne, bianche come il petto delle loro nobili mogli. Pwill invano attese che facessero ritorno a casa; attese sette giorni e sette notti, e di quindici giovani soltanto il suo figlio ultimogenito rientrò dalla caccia. E quando rientrò era quasi impazzito.”
Rok la fissò.
— Lo stesso succederà a Drede — mormorò — se si vedrà sparire sotto gli occhi una parte del proprio esercito. E gli animali saranno disposti a fare questo per voi?
— Sì.
— Anche il Cinghiale? Dicevate che il Cinghiale non approvava il vostro attuale comportamento.
Sybel passò il dito indice lungo la superficie del tavolo, come per seguire una venatura del legno.
— Lo farà se gli ordinerò di farlo. Manderò il Cigno da Tamlorn, perché porti il ragazzo sul Monte Eld in caso di pericolo. E il Falco Ter lo proteggerà.
— E il Drago Gyld?
Sybel socchiuse leggermente gli occhi; sulle labbra le si disegnò un sorriso.
— Gyld dovrà portarmi Drede.
Rok scosse la testa.
— Adesso — disse a bassa voce — comincio ad avere pietà di lui.
Si udì giungere dall’esterno un rumore di passi. Voltandosi, scorsero Coren: con i capelli illuminati dal sole estivo, si fermò davanti alla porta aperta e si appoggiò con una mano alle pietre dello stipite. Fissò Rok e gli chiese lentamente:
— Perché mi hai mentito a proposito di Eorth?
Rok sospirò.
— Perché stavo raccontando delle menzogne al Signore di Niccon — disse — e non volevo che tu rischiassi di mettermi in imbarazzo lasciandoti scappare qualche inopportuna verità.
— Mi stai mentendo anche ora.
Coren entrò nella sala tranquilla e piena di luce, e si fermò a poca distanza da Rok: tra loro c’era meno di un palmo.