“Io ero lì, mentre ridevano, e mi è parso di essere colpito da uno schiaffo. Mi sono sentito girare la testa, e… in quel momento mi hanno visto, perché avevo emesso un gemito, e la loro risata si è spenta come quando, con un soffio, si spegne una candela.”
— Coren… — mormorò lei.
— Sybel, perché? Perché sono il primo a conoscere tutte le tue parti esteriori e l’ultimo a conoscere ciò che hai nella mente? Perché Rok, Ceneth e Bor sapevano tutto, e io no? Perché non mi hai detto che cosa stavi facendo? Perché mi hai mentito?
— Perché non volevo che mi guardassi come mi stai guardando adesso… — disse lei.
— Sybel, questa non è una ragione!
— Smettila di gridare! — esclamò lei, all’improvviso. Trattenendo il fiato, si portò le mani alla fronte e si massaggiò le palpebre. In quel momento di oscurità, Sybel sentì la vicinanza dell’uomo, il suo silenzio carico di tensione, il ritmo profondo del suo respiro.
— D’accordo — mormorò Coren. — Non grido più. Tu mi hai curato, una volta, quando ho rischiato di morire, e adesso dovresti farlo di nuovo, perché sono di nuovo ferito e malato. Comincio a chiedermi, Sybel, perché hai deciso di sposarmi, così all’improvviso, dopo quella terribile notte in cui sei sparita, e perché tu sia tanto nemica di Drede da scatenare contro di lui l’intero Sirle.
“Questi pensieri mi picchiano nel cervello… non riesco a fermarli. Non dirmi altre bugie.”
Sybel abbassò le mani, e rivolse al marito uno sguardo velato da una patina di stanchezza.
— Drede aveva pagato Mithran perché mi catturasse e mi distruggesse la volontà.
Coren emise un rantolo. — Drede? Drede?
Lei annuì.
— Drede voleva sposarmi e servirsi di me senza dovermi temere. Il Rommalb ha ucciso Mithran, schiacciandogli le ossa. E io voglio schiacciare Drede sotto le sue stesse paure; per mano del Sirle, voglio togliergli ogni potere.
“Mi sono servita del nostro matrimonio per spaventare Drede; fin dall’inizio ho pensato di usare i miei poteri a favore del Sirle e contro di lui.
“Non ti ho detto questo perché la mia vendetta riguarda soltanto me, e non te, e perché non volevo che tu soffrissi nel venire a sapere di essere stato usato. Adesso lo sai e ne soffri, e io, questa volta, non so se sarò in grado di curarti le ferite.”
Lui la fissò. Inclinò leggermente la testa, come se cercasse di cogliere un suono lontano, perduto nel vento. Infine disse, in un roco bisbiglio:
— Non lo so neppure io… Signora del Ghiaccio, mi pare di tenerti fra le mani e poi ti sciogli e mi scivoli via tra le dita… Come hai potuto ferirmi così? Come hai potuto?
Sybel non riuscì più a trattenere le lacrime. La figura di Coren le si velò davanti agli occhi.
— Ho cercato con tutte le mie forze di tenerti all’oscuro… per risparmiarti questo dolore…
— Ma… mi vuoi davvero bene? O sono soltanto uno dei tanti, straordinari e meravigliosi animali che usi a seconda delle tue necessità e che poi metti da parte quando hai altro da fare?
— Coren…
— Potrei uccidere Rok per questo affronto, e anche Ceneth e Bor, ma anche se cancellassi l’Eldwold dalla faccia della terra, continuerei a deridermi da solo fino alla morte. Io ti amo. Avrei fatto a pezzi Drede con le mie mani, se tu mi avessi detto che ti aveva fatto del male. Perché non me l’hai detto? Per te, avrei scatenato una guerra quale non s’è mai vista nell’Eldwold.
— Coren… proprio per questo. Non volevo trascinarti nel mio odio e nella mia collera… non volevo farti sapere… quanto posso essere fredda e terribile.
— O che non hai bisogno di me.
— Ho bisogno di te…
— Hai bisogno di Rok e Ceneth più che di me. Sybel, non capisco che gioco stai facendo. Pensi che se ti conoscessi avrei paura di te? Che cesserei forse di amarti?
— Sì — mormorò lei. — Come sta succedendo adesso.
Coren l’afferrò per le braccia e la scosse violentemente, facendole male.
— Non è vero! Che cosa credi sia l’amore? Una cosa che ti fugge via dal cuore, come un uccello spaventato, al primo grido o al primo movimento? Puoi volare via da me, salire quanto vuoi nella tua oscurità, ma continuerai a vedermi sotto di te, per quanto tu ti allontani, e, se guarderai il mio viso, lo vedrai sempre girato dalla tua parte.
“Il mio cuore è dentro il tuo. Te l’ho dato quella sera, insieme con il mio nome, e tu sei il suo guardiano: puoi farne tesoro, oppure lasciarlo appassire e morire.
“Io non ti capisco. Sono in collera con te. Sono ferito e non posso oppormi, ma non c’è niente che potrebbe riempire il dolore del vuoto che troverei in me al posto del tuo nome, se dovessi perderti.”
La lasciò. Lei lo fissò a occhi sbarrati, con i capelli che le scendevano sulla faccia. Poi, Coren si allontanò improvvisamente da lei. Sybel tese la mano per fermarlo.
— Dove vai?
— A cercare il Leone del Sirle.
Lo seguì, faticando a tenere il suo passo rapido, furioso. Rok era ancora seduto a tavola, nella sala vuota, e Ceneth sedeva ingobbito accanto a lui, con una coppa in mano.
Rok osservò impassibile il fratello minore, che veniva verso di lui con gli occhi fiammeggianti e la faccia arrossata; quando Coren sferrò un pugno sul tavolo, e Ceneth sobbalzò, Rok disse semplicemente:
— So tutto.
— Se sai tutto, perché l’hai fatto?
— Lo sai.
Tacque per qualche istante, poi riprese, con una punta di stanchezza nella voce:
— Una donna si è presentata a me e mi ha offerto il suo oro e il suo potere per distruggere l’uomo che ha ucciso Norrel e che ha messo in ginocchio il Sirle sulla Piana di Terbrec.
“Io non ho pensato a lei, non ho pensato a te. Ho semplicemente accettato ciò che desideravo, giorno e notte, da tredici anni. Io ho fatto quello che ho fatto. E tu, cosa intendi fare? Anche tu hai desiderato questa guerra.”
— Non in questo modo!
— La guerra è guerra. Che cosa vuoi, Coren? Permettere che il male che Drede ha fatto a tua moglie resti impunito?
Coren strinse i pugni, tremante.
— Mi sarei recato a Mondor da solo, senz’armi, per ucciderlo con le mie mani, se Sybel me lo avesse detto allora. Ma lei, invece, è venuta da te. E adesso mi trovo davanti a un cerchio di segretezza, lo vedo per la prima volta, e non so che nome dare a ciò che vedo. Dove hai gli occhi, Rok del Sirle? Non hai visto che mia moglie, un passo alla volta, un momento dopo l’altro, si distruggeva nelle menzogne, nell’amarezza, nell’odio? E tu la guardavi tranquillamente, senza dire niente! Tu hai usato lei come lei ha usato te. E adesso, che cosa resta di voi due? Io conosco la strada senza fine lungo cui si è incamminata… e la conosci anche tu. Eppure non hai alzato un solo dito per fermarla, non mi hai detto una sola parola perché la fermassi io.
Rok sollevò una mano, si passò stancamente le dita sugli occhi. Ceneth, curvo sulla sua coppa di vino, alzò la testa.
— Cosa intendi fare, Coren? Potresti ucciderci tutti, eccetto Herne ed Eorth, che non ne sapevano niente. Oppure potresti rifiutarti di combattere. O potresti cercare di dimenticare il tuo orgoglio ferito e accettare l’inevitabile.
— L’inevitabile?
Si girò su se stesso, così rapidamente da far trasalire Sybel. La fissò come se la vedesse per la prima volta.
— Lo è davvero? — le domandò.
Lei chinò la testa.
— Coren — disse. — Io ti amo. Ma non posso fermare questa cosa.
Coren l’afferrò per le spalle.
— Sybel — disse — una volta, ho rinunciato per te a una cosa del genere: a un sogno di vendetta, a un incubo di dolore che era come una lunga malattia. Adesso lo chiedo a te. Rinuncia a questa cosa. Se non vuoi farlo per me, fallo per Tamlorn.
Lei lo guardò. — Ti prego — mormorò.