— Per questo sono corsa da te, piangendo. Perché ti avevo fatto quello che Drede e Mithran volevano fare a me. In quel momento ho avuto paura di me stessa. Ma quando mi hai preso tra le braccia e mi hai stretta, ho sentito che… se mi amavi, non potevo essere quella che stavo diventando. Ma ora non ho più nessuno che mi dica di non avere paura. Che cosa vedi, adesso, quando mi guardi?
— Una sorta di estranea, dietro quei tuoi occhi neri — disse Coren.
Si sporse verso di lei; con le dita, le sfiorò la guancia e disse, con una tristezza che addolorò profondamente Sybeclass="underline"
— Dov’è la donna che quella notte, sul Monte Eld, dormiva così tranquillamente tra le mie braccia?
— Mi spiace — mormorò lei. — Mi spiace di averti sposato.
Lui abbassò le braccia, serrando i pugni.
— Temevo di sentirti dire queste parole.
Chiuse gli occhi.
— Che cosa devo fare adesso? Non posso smettere di amarti.
— Coren, non voglio che tu smetta. Solo… ti farò del male, come ne farò a Tamlorn. E penso che, quando tutto sarà finito, nessuno di voi mi perdonerà.
— Tamlorn. Che ne sarà di lui, nei tuoi progetti? Il tuo bambino che amava le volpi rosse?
— Ne faremo un Re, sotto la tutela del Signore del Sirle. E un giorno mi guarderà e vedrà anche lui un’estranea.
— E Drede? Che cosa pensi di farne?
— Dopo la battaglia, mi occuperò di ciò che resterà di lui. Non mi interessa la sua morte, mi interessa solo la sua vita, e ormai è talmente terrorizzato da me che è quasi impazzito.
S’interruppe, vedendo che Coren si alzava in piedi, stupito e incredulo.
— Sybel — disse lui — come puoi portarci alla follia tutt’e due, con tanta freddezza?
— Non è freddezza! Anche tu hai conosciuto l’odio, me lo hai detto tu stesso! E allora come ti scorreva il sangue nel cuore? Denso e bruciante? Come odiavi? Hai coltivato la vendetta a partire da un minuscolo germoglio, pallido come la luna? L’hai piantato nelle parti notturne del tuo cuore, l’hai visto crescere e fiorire e dare frutti scuri che poi ti sei visto maturare davanti agli occhi, pronti per farsi raccogliere?
“Sappi che poi diviene una grande, contorta massa di foglie brune e di viticci spessi e intrecciati, che soffoca e fa appassire ogni buona cosa che ti cresce nel cuore; si alimenta di tutto l’odio che il cuore può dargli… Ecco come è in me, Coren. Le gioie che mi hai dato e il mio amore per te non sono sufficienti ad abbattere questa pianta oscura che cresce in me. Ho pensato alla vendetta fin dalla notte in cui sono venuta verso di te, nella casa di Maelga, con la veste strappata, in modo che potessi vedermi e desiderarmi come mi aveva desiderato Mithran…”
Sentì il sibilo del respiro che passava tra i denti di Coren. Poi, lui la colpì: uno schiaffo improvviso, sulla bocca, che la fece tacere per la sorpresa.
— Per te non ero niente di più! Niente più di Mithran!
Lei si portò la mano alla bocca.
— Nessuno mi aveva mai colpito, finora — disse.
Coren la fissò, e, vedendo che rimaneva immobile, emise un gemito.
— Non ti importa più di me. Oh, Bianca Signora, che cosa farò, adesso?
Si allontanò da lei, ciecamente. Sybel vide che cercava la maniglia della porta, che l’apriva. Affondò la faccia tra le pieghe del suo mantello, ma anche nel buio degli occhi chiusi le parve di continuare a vedere il dolore di Coren.
Terminò il mantello per lui: un mantello blu con ricamato il falco dei Signori del Sirle, bianco come la neve; il giorno in cui lo finì, da Niccon giunse notizia che le barche erano pronte e che stavano già viaggiando su un affluente dello Slinoon che partiva dal Lago del Re Perduto, all’estremo settentrione di Niccon. Rok chiamò a sé i fratelli, e Sybel sedette con loro, accanto a Coren.
— Tra due giorni dobbiamo incontrarci con Derth di Niccon, nel punto dove il Fiume Edge sfocia nello Slinoon — disse Rok. — Horst di Hilt si unirà alle nostre forze a Mondor, arrivando da est. Dovrà farsi strada tra gli uomini dei suoi territori che hanno scelto Drede; perciò, Eorth e Bor, voi dovrete condurre in suo aiuto metà delle nostre forze, per schiacciare questa resistenza.
“Noi terremo impegnato Drede a Mondor; il suo esercito è accampato sullo Slinoon, poco a monte della città. Lo ricacceremo indietro, verso Mondor. Ceneth, tu e Herne seguirete con gli uomini il corso del fiume, fino all’interno della città, per impadronirvi della roccaforte di Drede, e per…”
S’interruppe, vedendo che Coren dava segno di voler parlare.
— Manda me, al posto di Herne — disse Coren.
— No, ti voglio qui.
— Voglio andare io — insistette Coren. — Herne è un grande combattente, ma non ragiona. Io, invece, sì. E per entrare vivi nel cuore della città di Drede occorre saper ragionare.
Rok sospirò.
— È un regalo per Sybel — disse, senza mezzi termini. — Tu verrai con me.
— Io andrò con Ceneth, oppure non combatterò. Penso a Tamlorn. Chi impedirà a qualche grande guerriero, eccitato dallo spargimento di sangue, di uccidere un bambino indifeso che ha la sola colpa di essere figlio di Drede?
— Il Falco Ter sarà con lui — disse Sybel.
Coren si voltò a guardarla, e Sybel notò, come sempre più spesso le succedeva in quei giorni, le ossa che gli sporgevano sotto i lineamenti, le linee di fatica sotto gli occhi.
— Vuoi che vada con Rok? — le chiese Coren.
Lei scosse la testa. Aveva appoggiato le mani sulla superficie del tavolo, e si torceva nervosamente le dita.
— Fa’ quello che devi fare. Ma davvero vuoi salvare Tamlorn? Oppure vuoi sfidare la morte, vuoi rivolgerle un indovinello?
Anche se Coren teneva le labbra serrate, Sybel vide distintamente che stringeva i denti.
— Hai davvero il terzo occhio, Sybel. Ma il mio orgoglio mi vieta di rimanermene alla retroguardia con Rok. Se sfidassi Drede a duello e ti portassi la sua testa sulla punta della spada, saresti soddisfatta?
— No — disse lei, con voce tremante.
— Quale dono vorresti da me, allora?
— Coren, lascia perdere — mormorò Ceneth. — Puoi odiarci fin che vuoi, ma dobbiamo prepararci a una battaglia. Tu puoi combattere con noi o contro di noi, oppure non combattere affatto, ma prendi una decisione e poi rispettala.
— Oh, combatterò con voi — disse Coren. — Ma non voglio rimanere al sicuro con Rok mentre tu e Herne vi affilate le spade sulle pietre del focolare di Drede.
Si voltò verso Rok.
— Laggiù c’è un giovane che conosco, e che un giorno correva a piedi scalzi sul Monte Eld. Adesso perderà il padre in battaglia e vedrà uccidere davanti ai propri occhi le sue guardie del corpo. Come difesa avrà soltanto un Falco, che non potrà rassicurarlo dicendogli che sopravviverà per poi divenire Re di Eldwold.
“Un giorno quel ragazzo mi ha salvato la vita. Voglio evitargli almeno una parte di paura. Permettetemi di fare almeno questo, per lui.”
Rok guardò Sybel, ma la donna si copriva la faccia con le mani. Infine il Leone del Sirle disse:
— Tu e Ceneth guiderete all’interno della città un gruppo di uomini di vostra scelta. Il Falco Ter dirà a Sybel dove si trova Tamlorn, e lei a sua volta lo dirà a Coren.
— No — disse Sybel, abbassando le mani. — Non voglio mai più entrare nella mente di Coren. Quando Ter ti volerà incontro, saprai che Tamlorn è vicino. Se però il ragazzo dovesse correre dei pericoli, il Cigno ha ordine di portarlo sul Monte Eld.
— E se Drede lo avesse nascosto? — chiese Ceneth. — Come potremmo sapere dove si trova? Non potreste far sapere a Coren… fargli scivolare nella mente l’informazione…
— No.
Ceneth sospirò. — Allora, ditelo a me, e io lo dirò a Coren. Vi siete messa in contatto con tante menti, finora, che una più una meno…