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E da quel silenzio e da quelle tenebre si leva inesplicabilmente la voce del Profeta.

Il giovane Goss, che amava comportarsi come la mia guida, mi spiegò che la mia domanda ai Profeti poteva riguardare qualsiasi cosa, ed essere formulata nella maniera che io preferivo.

— Più la domanda è qualificata e limitata, più esatta è la risposta — mi disse. — Le cose vaghe alimentano altre cose vaghe. E a certe domande, naturalmente, non si può rispondere.

— E se io ponessi una di queste? — volli sapere. Queste limitazioni non mi parevano eleganti, ma familiari.

Non mi aspettavo però la sua risposta.

— Il Tessitore la rifiuterà. Domande alle quali non si può rispondere hanno già distrutto dei gruppi di Profezia.

— Distrutto?

— Conoscete la storia del Lord di Shorth, che costrinse i Profeti della Fortezza di Asen a rispondere alla domanda: Qual è il significato della vita? Ebbene, questo è accaduto più di duemila anni fa. I Profeti rimasero nelle tenebre per sei giorni e sei notti. Alla fine, tutti i Celibi erano in coma, i Pazzi erano morti, il Pervertito con una pietra ha colpito a morte il Lord di Shorth, e il Tessitore… Egli era un uomo di nome Meshe.

— Il fondatore del culto di Yomesh?

— Sì — disse Goss, e rise, come se la storia fosse stata molto buffa, ma non sapevo se l'oggetto del divertimento fossero gli Yomeshta o fossi io.

Avevo deciso di porre una domanda alla quale si potesse rispondere solo con un sì o con un no, la qual cosa mi avrebbe permesso almeno di chiarire l'entità e il genere di oscurità o ambiguità della risposta. Faxe confermò quel che Goss aveva detto, che l'argomento della domanda poteva essere un argomento del quale i Profeti erano perfettamente ignoranti. Avrei potuto chiedere se quest'anno il raccolto degli hoolm sarebbe stato buono, nell'emisfero settentrionale di S, e mi avrebbero risposto, pur non avendo saputo nulla, in precedenza, neppure dell'esistenza di un pianeta chiamato S. Questo sembrava porre la faccenda sul piano della pura divinazione casuale, come il tirare in aria una moneta o scegliere la paglia più lunga. No, disse Faxe, niente affatto, la sorte non c'entrava affatto. L'intero processo era in realtà esattamente l'opposto del caso.

— Allora voi leggete nella mente.

— No — disse Faxe, con il suo sorriso candido e sereno.

— Voi leggete nella mente senza sapere di farlo, forse.

— E a che servirebbe questo? Se colui che chiede conoscesse la risposta, non pagherebbe il nostro prezzo per averla.

Scelsi una domanda alla quale certamente non potevo dare una risposta. Solo il tempo avrebbe potuto dimostrare l'esattezza o l'erroneità della Profezia, a meno che non si trattasse, come io mi aspettavo, di una di quelle ammirevoli profezie professionali applicabili a qualsiasi esito. Non si trattava di una domanda banale; avevo rinunciato all'idea di chiedere quando avrebbe smesso di piovere, o qualche banalità simile, quando avevo appreso che l'impresa era dura e pericolosa per i nove Profeti di Otherhord. Il costo era alto per colui che chiedeva… due dei miei rubini andarono al tesoro della Fortezza… ma era più alto per coloro che rispondevano. E poiché avevo imparato a conoscere Faxe, trovavo sempre più difficile credere che si trattasse di un mistificatore di professione, più difficile ancora credere che si trattasse di un mistificatore in buona fede, che ingannava perfino se stesso; la sua intelligenza era dura, limpida, e lucida come i miei rubini. Non osai disporre una trappola, per lui. Gli chiesi quel che desideravo sapere più di ogni altra cosa.

Di Onnetherhad, il diciottesimo giorno del mese, i nove si riunirono in un grande edificio che veniva solitamente tenuto chiuso: una sala alta, dal pavimento di pietra fredda, fievolmente illuminata da un paio di finestre che parevano feritoie, e da un fuoco nel focolare profondo che si trovava a un'estremità. Essi sedettero sulla nuda pietra in circolo, tutti incappucciati e avvolti in grandi mantelli, forme immobili, oscure come un circolo di dolmen nel chiarore fioco del fuoco che si trovava a metri e metri di distanza. Goss, e un paio di altri giovani Abitanti, e un medico venuto dal più vicino Dominio, osservavano in silenzio, seduti in seggi accanto al focolare, mentre io attraversavo la sala ed entravo nel circolo. Era tutto molto informale, e c'era molta tensione. Una delle figure incappucciate sollevò lo sguardo, quando io entrai nel circolo, e vidi uno strano volto, dai lineamenti rozzi, pesanti, con occhi insolenti che mi fissavano.

Faxe era seduto a gambe incrociate, immobile, ma carico, pieno di una forza che si stava radunando e che faceva crepitare la sua voce leggera e gentile come una corrente elettrica.

— Domandate — disse.

Mi fermai al centro del circolo e feci la mia domanda.

— Questo mondo, Gethen, sarà un membro dell'Ecumene dei Mondi Conosciuti, entro cinque anni a partire da oggi?

Silenzio. Io rimasi fermo, sospeso al centro di una ragnatela intessuta di silenzio.

— Si può rispondere — disse quietamente il Tessitore.

Ci fu un rilassamento generale. Le pietre incappucciate parvero addolcirsi, sciogliersi in movimento; quello che mi aveva fissato in maniera così strana cominciò a sospirare qualcosa, mormorando verso il suo vicino. Io lasciai il circolo e mi unii agli osservatori, accanto al focolare.

Due dei Profeti rimasero come ritirati dal gruppo, senza parlare. Uno di loro di quando in quando alzava la mano sinistra e accarezzava leggermente e velocemente il pavimento, dieci o venti volte, poi tornava immobile, come prima. Non avevo visto prima nessuno dei due; erano i Pazzi, mi disse Goss. Erano dei dementi. Goss li chiamò «divisori del tempo», e questo poteva significare schizofrenici. Gli psicologi karhidi, benché mancassero del linguaggio mentale, e fossero perciò come chirurghi ciechi, erano abili nell'usare le droghe, l'ipnosi, lo choch, la terapia del contatto, e numerose altre terapie mentali; chiesi se quei due psicopatici non potessero venire curati.

— Curati? — domandò Goss. — Ma voi curereste un cantante della sua voce?

Altri cinque del circolo erano Abitanti di Otherhord, adepti delle discipline Handdara della Presenza, e inoltre, mi disse Goss, fino a quando essi rimanevano Profeti, celibi, che non si accoppiavano con alcun compagno durante i loro periodi di potenza sessuale. Uno di questi Celibi doveva essere in kemmer durante la Profezia. Riuscii a distinguerlo, avendo imparato a notare la sottile intensificazione fisica, una specie di luminosità, di vivacità accentuata, che segnala la prima fase del kemmer.

Accanto all'in-kemmer sedeva il Pervertito.

— È venuto da Spreve con il medico — mi disse Goss. — Alcuni gruppi di Profezia stimolano artificialmente la perversione in una persona normale… iniettando ormoni femminili o maschili durante i giorni che precedono una sessione. È meglio averne uno naturale, però. Lui è sempre disposto a venire; gli piace la notorietà.

Goss usò il pronome che designa un animale maschio, non il pronome che designa un essere umano nel ruolo maschile del kemmer. Pareva lievemente in imbarazzo. I karhidiani discutono con estrema libertà le questioni sessuali, e parlano del kemmer con rispetto e visibile soddisfazione, ma sono molto reticenti nel discutere le perversioni… almeno, lo erano con me. Un eccessivo prolungamento del periodo di kemmer, con una stabilità ormonale permanente verso il ruolo femminile o maschile, causa quella che loro chiamano perversione; non è un fenomeno raro; il tre o quattro per cento degli adulti è probabilmente composto da pervertiti fisiologici o anormali… normali, secondo il nostro metro di giudizio.

Costoro non vengono esclusi dalla società, ma sono tollerati con un certo disprezzo, come lo sono gli omosessuali in molte società bisessuali. Il termine gergale in karhidi per definirli è mezzimorti. Sono sterili.