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Obsle annuì.

— Rinuncio allo shifgrethor — disse Yegey. — Cosa state cercando di concludere, Estraven?

— Questo: il Grande Continente potrà contenere due Orgoreyn?

— Ah, ah, ah, lo stesso pensiero, la stessa idea — disse Obsle.

— La stessa idea: me l'avete piantata in testa già da molto tempo, Estraven, e non sono più riuscito a sradicarla. La nostra ombra si fa troppo lunga. Coprirà anche Karhide. Una faida tra due Clan, sì; un assalto tra due città, sì; una disputa di frontiera e qualche stalla bruciata e qualche assassinio, sì; ma una faida tra due nazioni? Un assalto che coinvolge cinquanta milioni di anime? Oh, per il dolce latte di Meshe, ecco un'immagine che ha messo il fuoco nei miei sogni, di notte, e mi ha fatto destare coperto di sudore… Non siamo sicuri, non siamo sicuri. Voi lo sapete, Yegey; l'avete detto a modo vostro, già molte volte.

— Ormai sono tredici volte che voto contro l'accentuazione della disputa per la Valle di Sinoth. Ma con quale beneficio? La fazione del Dominio detiene venti voti sicuri, e ogni mossa di Tibe rafforza il controllo del Sarf sopra quei venti. Lui costruisce un recinto attraverso la valle, mette delle guardie lungo il recinto, armate di fucili da assalto… fucili da assalto! Credevo che li conservassero nei musei. Lui dà in pasto alla fazione del Dominio una sfida, ogni volta che i suoi membri ne hanno bisogno.

— E così rafforza Orgoreyn. Ma anche Karhide. Ogni risposta che voi date alle sue provocazioni, ogni umiliazione che infliggete a Karhide, ogni vittoria del vostro prestigio, serve a rendere più forte Karhide, finché essa non sarà vostra eguale… interamente controllata da un centro, come è ora Orgoreyn. E in Karhide non tengono i fucili da assalto nei musei. Le guardie del Re li portano, insieme alle pistole.

Yegey riempì i nostri bicchieri d'acquaviva. I nobili Orgota bevono quel fuoco prezioso, che viene portato per cinquemila miglia, sui mari nebbiosi, da Sith lontana, come se fosse birra. Obsle si asciugò le labbra e batté le palpebre.

— Ebbene — disse, — tutto questo è come io pensavo, e come io penso, in gran parte. E io penso che abbiamo una slitta da tirare insieme. Ma ho una domanda, prima che noi prendiamo le funi, Estraven. Voi avete calato completamente il cappuccio sopra i miei occhi. Adesso ditemi: che cos'erano tutte quelle storie oscure, confuse e vaghe riguardanti un Inviato dall'altra faccia della luna?

Genly Ai, allora, aveva chiesto il permesso di entrare in Orgoreyn.

— L'Inviato? È quel che dice di essere.

— E cioè…

— Un inviato di un altro mondo.

— Ora, Estraven, lasciate perdere le vostre dannate metafore oscure da karhidiano. Rinuncio allo shifgrethor, lo metto da parte. Volete rispondere?

— L'ho già fatto.

— È un essere alieno? — disse Obsle.

E Yegey:

— E ha ottenuto udienza da Re Argaven?

Risposi di sì a entrambi. Essi tacquero per un minuto, e poi entrambi cominciarono a parlare contemporaneamente, senza cercare di nascondere o dissimulare il loro interesse. Yegey amava aggirare gli ostacoli e descrivere lunghi giri viziosi, ma Obsle arrivò direttamente al punto.

— Che cos'era, allora, nei vostri piani? Avete puntato su di lui, a quanto sembra, e avete perso. Perché?

— Perché Tibe mi ha fatto inciampare. Io tenevo fissi gli occhi sulle stelle, e non ho fatto attenzione al fango nel quale stavo entrando.

— Avete affrontato l'astronomia, mio caro?

— Faremmo tutti meglio ad affrontare l'astronomia, Obsle!

— È una minaccia per noi, questo Inviato?

— Credo di no. Lui porta, a nome del suo popolo, delle offerte di comunicazione, commercio, trattato e alleanza, niente altro. È venuto solo, senz'armi né difesa, solo con un apparecchio di comunicazione, e la sua nave, che ci ha permesso di esaminare completamente. Non c'è da temerlo, penso. Eppure lui porta con sé la fine del Regno e delle Commensalità, nelle sue mani vuote.

— Perché?

— Come potremmo trattare con degli stranieri, se non come fratelli? Come potrebbe trattare, Gethen, con un'unione di ottanta mondi, se non come un mondo solo?

— Ottanta mondi? — disse Yegey, e rise, una risata inquieta.

Obsle mi fissò obliquamente, e disse:

— Vorrei pensare che voi siate stato per troppo tempo con il pazzo, nel suo palazzo, e siate diventato pazzo anche voi… Nome di Meshe! Cos'è questo fantasticare di alleanze con i soli e di trattati con la luna? Come ha fatto quel tizio a venire qui, cavalcando una cometa? Aggrappato a una meteora? Una nave, ma quale nave può galleggiare nell'aria? Nello spazio vuoto? Eppure voi non siete più pazzo di quanto non lo siate mai stato, Estraven, e cioè astutamente pazzo, sapientemente pazzo. Tutti i karhidiani sono pazzi. Guidatemi, mio signore, io vi seguo. Andate avanti!

— Io non vado da nessuna parte, Obsle. E dove dovrei andare? Voi, però, potete arrivare da qualche parte. Se voleste seguire per un poco l'Inviato, egli potrebbe mostrarvi una strada per uscire dalla Valle di Sinoth, per uscire dalla rotta infausta nella quale siamo presi.

— Molto bene. Affronterò l'astronomia, anche se sono vecchio. Dove mi condurrà?

— Verso la grandezza, se procederete più saggiamente di quanto io non abbia fatto. Signori, io sono stato con l'Inviato, ho visto la sua nave che ha attraversato il vuoto, e io so che si tratta veramente ed esattamente di un messaggero venuto da un luogo che non è di questa terra. In quanto all'onestà del suo messaggio e alla verità della sua descrizione di quell'altro luogo, non c'è alcun modo di saperlo; e si può giudicare solo come ciascuno giudica qualsiasi altro uomo; se fosse uno di noi, lo chiamerei un uomo onesto. Questo lo giudicherete da soli, forse. Ma questo è certo: in sua presenza, le linee tracciate sulla terra non sono più confini, e non sono più difese. C'è qualcuno che lancia una sfida più grande di Karhide, alle porte di Orgoreyn. Gli uomini che accetteranno questa sfida, che per primi apriranno le porte della terra, saranno i capi e le guide di noi tutti. Tutti: i Tre Continenti: tutta la terra. La nostra frontiera oggi non è più una linea tra due colline, ma la linea che il nostro pianeta descrive nel girare intorno al Sole. Giocare lo shifgrethor su qualsiasi posta minore è un'impresa stolta, ora.

Avevo carpito l'attenzione di Yegey, ma Obsle sedeva affondato nel suo grasso, osservandomi con i suoi occhi piccoli e triangolari.

— Per credere questo ci vorrà un mese — disse. — E se uscisse da una barca che non fosse la vostra, Estraven, penserei che si tratta di pura invenzione, di una rete per il nostro orgoglio, intessuta di stelle, e di raggi di luna. Ma io conosco il vostro collo duro. Troppo duro per piegarsi a simulare la disgrazia e il disonore per ingannarci. Non posso credere che stiate dicendo la verità, eppure so che una menzogna vi farebbe soffocare… Bene, bene. Egli parlerà con noi, come a quanto sembra ha parlato con voi?

— È quello che cerca: parlare, essere ascoltato. Là o qui, non fa differenza. Tibe lo ridurrà al silenzio, se cercherà di farsi ascoltare di nuovo in Karhide. Ho paura per lui, egli non sembra rendersi conto del pericolo che corre.

— Ci direte quel che sapete?

— Lo farò; ma c'è qualche motivo per cui egli non possa venire qui, a dirvelo lui stesso?

Yegey disse, mordicchiandosi delicatamente le unghie.

— Credo di no. Ha chiesto il permesso di entrare nella Commensalità. Karhide non ha fatto obiezioni. La sua richiesta è attualmente allo studio…

CAPITOLO SETTIMO

La questione del sesso

Dalle note prese sul campo d'esplorazione da Ong Tot Oppong, Investigatrice, della prima squadra di atterraggio dell'Ecumene su Gethen/Inverno, Ciclo 93 A.E. 1448.