— Bene, questo non è un segreto; se ne è parlato molto alla radio karhidiana. Il razzo che mi ha fatto atterrare sull'Isola di Horden si trova ora nella Fonderia dei Laboratori Reali, nella Scuola Artigiana; la maggior parte di esso, comunque; penso che numerosi esperti ne abbiano preso diversi frammenti, dopo averlo esaminato.
— Razzo? — domandò Humery, perché io avevo usato la parola Orgota che stava per petardo.
— La parola descrive succintamente il metodo di propulsione del mezzo da sbarco, signore.
Humery ansimò di nuovo. Gaum si limitò a sorridere, e disse:
— Allora voi non avete alcun mezzo per ritornare a… ebbene, là da dove siete venuto?
— Oh, sì. Potrei parlare a Ollul per ansible, e chiedere di mandare un'astronave NAFAL a prendermi. Arriverebbe qui entro diciassette anni. Oppure potrei chiamare via radio la nave stellare che mi ha portato nel vostro sistema solare. Ora si trova in orbita intorno al vostro sole. Per arrivare qui impiegherebbe solo pochi giorni.
La sensazione che queste mie parole causarono fu visibile e audibile, e perfino Gaum non riuscì a celare la propria sorpresa. Qui c'era una piccola discrepanza. Questo era l'unico fatto importante che io avevo tenuto nascosto in Karhide, perfino a Estraven. Se, come mi era stato fatto comprendere, gli Orgota sapevano su di me solo quello che Karhide aveva deciso di dire loro, allora questa avrebbe dovuto essere soltanto una tra molte sorprese. Ma non era così. Era questa la sorpresa, la grande sorpresa.
— Dove si trova questa nave, signore? — domandò Yegey.
— In orbita intorno al sole, in un punto tra Gethen e Kuburn.
— Come siete venuto qui, da questa nave?
— Per mezzo del petardo — disse il vecchio Humery.
— Precisamente. Non facciamo scendere una nave interstellare su di un pianeta popolato fino a quando non venga stabilita un'aperta comunicazione, o una alleanza. Così sono venuto qui a bordo di una piccola scialuppa a razzo, e sono atterrato sull'Isola di Horden.
— E voi potete mettervi in comunicazione con… con la grande nave per mezzo di una normale radio, signor Ai? — Questo era Obsle.
— Sì — omisi di menzionare, per il momento, l'esistenza del mio piccolo satellite relé, messo in orbita planetaria dal razzo; non volevo dar loro l'impressione che il cielo del loro pianeta fosse pieno dei miei congegni. — Ci vorrebbe una trasmittente di notevole potenza, ma voi ne avete in abbondanza.
— Allora noi potremmo comunicare con la nave?
— Sì, se foste a conoscenza del segnale appropriato. Le persone a bordo sono in una condizione che noi chiamiamo stasi, voi potreste definirla ibernazione, in modo che non consumino la loro vita negli anni che passano ad attendere che io abbia portato a termine il lavoro qui. Il segnale appropriato, sulla lunghezza d'onda appropriata, metterà in moto dei macchinari, che faranno uscire queste persone dalla stasi; dopo di che si consulteranno con me per via radio, o per ansible, usando Ollul come centro relé.
Qualcuno domandò, inquieto:
— Quanti sono?
— Undici.
Questa dichiarazione portò un suono sommesso di sollievo, una risata. La tensione diminuì un poco.
— E se voi non faceste mai il segnale? — domandò Obsle.
— Uscirebbero dalla stasi automaticamente, tra circa quattro anni, a partire da questo momento.
— Verrebbero qui dopo di voi, in questo caso?
— No, a meno che non abbiano avuto mie notizie. In caso contrario, si consulterebbero con gli Stabili di Ollul e di Hain, per ansible. Molto probabilmente deciderebbero di ritentare… mandando qui una seconda persona, quale Inviato. Il Secondo Inviato spesso trova le cose più facili del Primo. Egli deve dare un numero minore di spiegazioni, ed è assai più probabile che le persone alle quali si rivolge gli credano…
Obsle sorrise. Gli altri, in maggioranza, apparivano ancora pensierosi e circospetti. Gaum mi fece un breve cenno di distaccata approvazione, come se volesse congratularsi per la prontezza della mia risposta: un cenno complice. Slose stava fissando, con occhi scintillanti ed espressione tesa, qualche sua visione interiore, dalla quale si distaccò bruscamente per rivolgersi a me:
— Perché? — disse, — signor Inviato, perché voi non avete mai parlato di quest'altra nave, durante i due anni che avete trascorso in Karhide?
— Come facciamo a essere sicuri che non l'abbia fatto? — disse Gaum, sorridendo.
— Noi sappiamo maledettamente bene che non l'ha fatto, signor Gaum — disse Yegey, sorridendo questa volta.
— Non l'ho fatto. — disse. — E questo è il perché. L'idea di quella nave, in attesa lassù, là fuori, può essere allarmante. Credo che alcuni tra voi l'abbiano trovata tale. In Karhide, non sono mai arrivato a tanta confidenza, con coloro con i quali ho trattato, da permettermi di correre il rischio di parlare della nave. Qui, voi avete avuto un tempo maggiore a disposizione per pensare a me; siete disposti ad ascoltarmi qui, apertamente, in pubblico; voi non siete governati dalla paura. Ho accettato il rischio, perché credo che sia venuto il momento di correrlo, e che Orgoreyn sia il luogo giusto.
— Avete ragione, signor Ai, avete ragione! — disse con veemenza Slose. — Entro un mese manderete a chiamare quella nave, ed essa sarà accolta in Orgoreyn con tutti gli onori, come il segno e il sigillo visibile di una nuova epoca. Questo aprirà anche gli occhi di coloro che non vedono!
Andò avanti così, fino a quando la cena non fu servita là dove eravamo seduti. Mangiammo e bevemmo e andammo a casa, io per primo veramente esausto, ma compiaciuto enormemente per come le cose stavano andando. C'erano degli ammonimenti e dei punti oscuri, naturalmente. Slose voleva fare di me una religione. Gaum voleva fare di me un simulatore. Mersen, apparentemente, voleva dimostrare di non essere un agente karhidi, dimostrando che io lo ero. Ma Obsle, Yegey, e alcuni altri, stavano operando a un livello più alto. Essi volevano comunicare con gli Stabili, e fare discendere un'astronave NAFAL sul territorio Orgota, allo scopo di convincere o costringere la Commensalità di Orgoreyn ad allearsi con l'Ecumene. Essi credevano che, così facendo, Orgoreyn avrebbe ottenuto una grande e duratura vittoria di prestigio su Karhide, e che i Commensali che avrebbero costruito questa vittoria avrebbe ottenuto un prestigio adeguato, e un potere proporzionale, nel loro governo. La loro fazione del Libero Mercato, una minoranza nei Trentatré, si opponeva alla continuazione della disputa nella Valle di Sinoth, e in linea generale rappresentava una politica conservatrice, non aggressiva, e non nazionalista. Era già da molto tempo, ormai, che avevano perduto il controllo del potere, e calcolavano che la strada per ritornare al potere avrebbe potuto trovarsi, accettando alcuni rischi inevitabili, sulla strada che io indicavo. Il fatto che essi non riuscissero a vedere più in là, che la mia missione fosse per loro un mezzo e non un fine, non era un grande danno. Una volta sulla strada, avrebbero cominciato a comprendere la direzione nella quale essa li avrebbe portati. Nel frattempo anche se erano di visione ristretta, per lo meno si comportavano in maniera realistica.
Obsle, parlando per convincere gli altri, aveva detto:
— O Karhide avrà paura della forza che questa alleanza ci darà… e Karhide, ricordatelo, ha sempre paura delle nuove strade e delle nuove idee… e così rifiuterà ogni contatto, e rimarrà indietro. Oppure il Governo di Erhenrang chiamerà a raccolta tutto il suo coraggio e verrà a chiedere di partecipare all'alleanza, dopo di noi, al secondo posto. In entrambi i casi lo shifgrethor di Karhide verrà diminuito; e in entrambi i casi, saremo noi a guidare la slitta. Se abbiamo l'intelligenza e il coraggio di approfittare ora di questo vantaggio, sarà un vantaggio permanente e certo! — Poi, rivolgendosi a me, — ma l'Ecumene deve essere disposto ad aiutarci, signor Ai. Dobbiamo avere qualcosa di più da mostrare al nostro popolo che voi solo, un uomo, già conosciuto a Erhenrang.