E ciò che aveva trovato era ancora più interessante.
Sembrava lo scenario di un oscuro melodramma, un vaudeville per vampiri. Come nel luogo in cui avevo lavorato su Jaworski, c’era un cumulo di lastre di pietra avviluppate dalla plastica, addossato a un muro, sotto le luci del cantiere e le lampade collocate dalla squadra investigativa. Sopra le lastre, come su un altare, c’era una tavola nera, disposta con cura sotto le luci, in modo che ciò che vi si trovava sopra fosse ben illuminato.
Si trattava, naturalmente, della testa di una donna, con in bocca lo specchietto retrovisore di un’automobile o di un camion, che le atteggiava il viso in un’espressione quasi comica di sorpresa.
Sulla sinistra c’era una seconda testa, con il corpo di una Barbie piazzato sotto il mento, creando l’effetto di una enorme testa sopra un corpicino minuscolo.
Sulla destra c’era una terza testa, montata come un trofeo su una lastra verticale di pietra, grazie a due grossi chiodi conficcati nelle orecchie.
Non c’erano tracce di sangue. Tutte le teste erano completamente dissanguate.
Uno specchio, una Barbie e una lastra di pietra.
Tre omicidi.
Tre resti esangui.
Ciao, Dexter.
Non c’era possibilità di equivoco. Il corpo della Barbie era un chiaro riferimento a quello che si trovava nel mio frigorifero. Lo specchietto era una citazione della testa lasciata sulla Causeway. E la lastra di pietra era un’allusione a Jaworski. I casi erano due: o l’assassino ragionava con la mia stessa testa, oppure ero io.
Respirai lentamente. Ero alquanto sicuro che le mie emozioni fossero diverse da quelle di. Angel, ma mi veniva spontaneo accovacciarmi sul pavimento al suo fianco. Avevo bisogno di ricordarmi come si faceva a riflettere e il pavimento mi sembrava il posto migliore per incominciare. E invece mi diressi lentamente verso l’altare, come se fossi trascinato su binari ben oliati. Non potevo fermarmi o rallentare, riuscivo solo a guardare stupefatto. A stento mi ricordavo che dovevo respirare. E piano piano cominciavo ad accorgermi di non essere l’unico rimasto senza parole di fronte a quello spettacolo.
Nel mio lavoro, per non parlare di quando mi dedicavo al mio hobby, mi ero trovato sulla scena di centinaia di omicidi, molti dei quali così violenti e brutali da sconvolgere anche me. Ma su ognuna di quelle scene del crimine la squadra di Miami-Dade si era dedicata a svolgere il proprio compito con rilassata professionalità. C’era chi trangugiava caffè, chi ordinava pasteles o ciambelle, chi faceva battute o riferiva pettegolezzi intanto che raccoglieva brandelli di carne. Tutte le volte avevo visto persone così poco impressionate dal massacro che li si sarebbe detti impegnati in una partita di bowling del campionato parrocchiale.
Fino a quel momento.
Stavolta nel vasto stanzone di cemento regnava un silenzio innaturale. Poliziotti e tecnici se ne stavano in gruppetti di due o tre persone, quasi avessero paura a rimanere da soli, e fissavano la scenografia sulla parete di fondo. Se qualcuno faceva un rumore, gli altri sobbalzavano e si voltavano di scatto. L’intera scena era così stranamente grottesca che, se anch’io non fossi rimasto con gli occhi spalancati come gli altri, sarei scoppiato a ridere.
Ero stato io a fare questo?
Era di una bellezza terribile. La disposizione era perfetta, coinvolgente, immacolata. Dimostrava un grande spirito e uno straordinario senso della composizione. Qualcuno si era dato un gran daffare per realizzare una vera opera d’arte. Qualcuno dotato di stile, talento e morbosa ironia. In tutta la mia vita, avevo conosciuto solo un unico Qualcuno di quel genere.
Era possibile che quel Qualcuno, nel profondo, stesse sognando Dexter?
20
Mi avvicinai quanto possibile al tableaux senza toccarlo. Non erano ancora state rilevate le impronte sull’altare, nessuno ci aveva ancora messo le mani sopra, anche se presumevo fossero già state scattate le fotografie di prammatica. E quanto avrei voluto poterne avere una copia da portarmi a casa. Formato poster, con tutti i colori tranne, s’intende, il rosso. Se ero stato io, ero dotato di un talento che mai avevo sospettato. Anche da vicino le teste sembravano sospese nello spazio, sopra la terra mortale, in un’esangue parodia del paradiso, letteralmente separate dai corpi.
I corpi. Mi guardai intorno. Non ce n’era traccia. Nessun mucchietto di sacchi dei rifiuti. Solo la piramide di teste.
Mi voltai di nuovo verso l’altare. Poco dopo Vince Masuoka, con la bocca spalancata e il volto pallido, mi si avvicinò silenziosamente. «Dexter», mi disse, e scosse il capo.
«Ciao, Vince», dissi io.
Lui scosse il capo di nuovo.
«I corpi dove sono?» chiesi.
Lui rimase a fissare le teste per un po’. Poi si voltò verso di me e, con un’espressione di sperduta innocenza, mi rispose: «Da qualche altra parte».
Si udirono dei passi sulle scale e l’incantesimo fu spezzato. LaGuerta giunse sulla scena, accompagnata da un selezionatissimo gruppo di reporter: Nick Qualchecosa e Kick Sangre, delle TV locali, ed Eric il Vichingo, un articolista stranamente rispettato. Per un attimo ci fu trambusto. Nick ed Eric contemplarono lo spettacolo, poi scesero di corsa le scale premendosi le mani sulla bocca. Rick Sangre esibì un’espressione corrucciata, guardò le luci, poi si voltò verso LaGuerta.
«C’è una presa di corrente?» chiese. «Mi serve per il cameraman.»
LaGuerta scosse il capo. «Aspetta gli altri», disse.
«Mi servono le riprese», insistette Rick Sangre.
Il sergente Doakes apparve alle sue spalle. «Niente riprese», sentenziò.
Sangre aprì la bocca, guardò Doakes, poi la richiuse. Una volta di più il bravo sergente aveva risolto a modo suo la situazione. Poi Doakes si avvicinò all’altare con fare protettivo, come se si trattasse di una dimostrazione scientifica e lui ne fosse il custode.
Tossendo e strascicando i piedi sulle scale, Nick Qualchecosa ed Eric il Vichingo riapparvero. Sembravano precocemente invecchiati. Eric evitò di guardare la parete di fondo della stanza. Nick cercò di imitarlo, ma ogni tanto la sua testa si girava da sola verso l’orribile scenografia e lui doveva costringersi a guardare LaGuerta.
La detective prese la parola. Mi avvicinai quanto bastava per sentirla. «Ho chiesto a voi tre di venire a vedere la scena, prima di autorizzare una copertura stampa ufficiale.»
«Ma possiamo coprirla non ufficialmente?» la interruppe Kick Sangre.
LaGuerta lo ignorò. «Non vogliamo che la stampa si lanci in speculazioni sull’accaduto. Come potete vedere, questo è un crimine bizzarro e perverso.» Tacque un istante, poi aggiunse, scandendo le parole: «Diverso Da Qualsiasi Altro Si Sia Mai Visto». Si potevano quasi sentire le maiuscole.
«Huh», borbottò Nick Qualchecosa, pensoso.
Eric il Vichingo colse al volo l’allusione. «Ehi, un momento. Vuole dire che si tratta di un nuovo assassino? Un serial killer completamente diverso?»
LaGuerta rispose con parole pregne di significato: «Naturalmente è troppo presto per avere certezze. Ma esaminiamo le cose in modo logico, okay? Primo», alzò un dito, «abbiamo un reo confesso per gli altri delitti, si trova in cella e non l’abbiamo certo lasciato uscire perché combinasse tutto questo. Secondo, questo non assomiglia a niente che si sia visto prima, giusto? Perché qui le vittime sono tre e sistemate con molta cura, okay?»
Meno male che se n’era accorta.
«Perché non posso far venire il mio cameraman?» intervenne Rick Sangre.
«Non era stato trovato uno specchietto, in uno dei delitti precedenti?» chiese esitante Eric, cercando con tutte le sue forze di non guardare.