Era più che sicuro che le cose non fossero andate come sembravano. Io, dal canto mio, sapevo con certezza che mi sarebbe stato alle calcagna, da quel cane da caccia che era.
Me lo sarei trovato ad annusare le mie tracce, nella speranza di farmi pagare per quello che avevo fatto e per quello che avrei continuato a fare.
Strinsi la mano a mia sorella, mentre con l’altra toccavo nella tasca il bordo del vetrino: una goccia di sangue che non sarebbe scesa nella tomba con LaGuerta, ma che sarebbe vissuta per sempre sul mio scaffale. Mi dava conforto e non mi importava del sergente Doakes, né di quello che pensava o che avrebbe fatto.
Come poteva importarmene?
Non poteva controllare ciò che era o ciò che faceva più di chiunque altro. Mi sarebbe stato alle calcagna, d’accordo, che altro poteva fare?
Che altro possiamo fare tutti noi?
Impotenti come siamo, preda delle nostre vocine, che cosa possiamo fare?
Avrei voluto sul serio versare una lacrima. Era tutto così bello.
Bello quanto la prossima luna piena, quando avrei fatto visita al sergente Doakes.
E le cose sarebbero andate come dovevano, come erano sempre state, sotto quella bella luna splendente.
La meravigliosa, paffuta, musicale luna rossa.