Ross scoppiò a ridere. — Paura? Allora farai meglio a restare qui a coltivare la tua mistica. A te serve una facciata di mistero. Altrimenti i giovani pescecani ti mangeranno a colazione.
— Dopo l’epurazione c’era già gente che faceva la prima colazione. Non sono riusciti a digerirmi.
— Questo è accaduto due secoli fa — continuò a canzonarlo Ross. — Ricordo un certo episodio… cos’era? L’immortalità dal Kelp?
— Cosa? — Pongpianskul batté le palpebre. Poi il ricordo parve emergere in lui, sepolto sotto decenni. — Kelp — ripeté. — La pianta delle meraviglie terra-oceano. — Stava citando se stesso.
— “Vi meravigliate, amici, per quale motivo variino gli equilibri catalitici… La risposta è: Kelp, la pianta delle meraviglie nata dal mare, adesso geneticamente modificata per permetterle di crescere e fiorire nel mare primordiale dal quale il sangue stesso deriva…” Mio Dio, me n’ero completamente scordato…
— Vendeva pillole di Kelp — confidò loro Ross. — Aveva un piccolo buco in qualche slum gonfiabile, le radiazioni erano così forti che ci si sarebbe potuto fare un uovo in camicia contro la paratia.
— Placebo — disse Pongpianskul. — Goldreich-Tremaine era piena di vecchi tipi non programmati, allora. Minatori e profughi, cotti dalle radiazioni. È stato prima che la Bottiglia ci schermasse. Se sembrava che per loro non ci fosse più speranza, aggiungevo di nascosto un analgesico nel miscuglio.
— Non si diventa vecchi come noi senza l’artificio — dichiarò Lindsay.
Vetterling sorrise. — Non cominciamo a rivangare, Mavrides. Voglio sapere qual è il mio angolo, Ross. Cosa sarà la mia vincita una volta che Pongpianskul avrà fallito?
— Il mio domicilio — rispose Pongpianskul. — Nella Ruota di Fitzgerald.
Gli occhi di Vetterling si spalancarono. — Contro?
— Contro la tua pubblica denuncia di Constantine e Zeuner. E le spese del viaggio.
— La tua bella dimora — disse Margaret a Pongpianskul. — Come puoi separarti da essa, Neville?
Pongpianskul scrollò le spalle. — Se il futuro dovesse appartenere agli amici di Constantine, allora non me ne importerebbe niente di vivere qui.
— Non dimenticarti che hai appena subito un trattamento — gli disse Vetterling, a disagio. — Stai agendo affrettatamente. Odio dover cacciare un uomo dalla sua abitazione. Possiamo rimandare la scommessa fino a…
— Rimandare — disse Pongpianskul. — È la nostra maledizione. C’è sempre tempo per tutto. Mentre tutti quelli più giovani di noi si lanciano dentro ogni nuovo anno come se non ci fosse uno ieri… No, ho deciso, Reggente. — Porse a Vetterling la mano coriacea.
— Fuoco! — esclamò Vetterling. Prese la mano sottile di Pongpianskul tra le sue dita massicce. — Siglato, allora. Voi quattro siete testimoni.
— Prenderò la prossima nave in partenza — annunciò Pongpianskul. Si alzò in piedi. I suoi occhi azzurro-verdi luccicarono febbrili. — Devo andare a prepararmi. Una festicciola deliziosa, Mavrides.
Lindsay era sorpreso. — Oh, grazie, signore. Il robot ha il tuo cappello, credo.
— Devo ringraziare la mia ospite. — Pongpianskul se ne andò.
— È impazzito — commentò Vetterling. — Quel nuovo trattamento gli ha squinternato il cervello. Il povero Pongpianskul non è mai stato molto stabile.
— Che trattamento usa? — chiese Fetzko. — Sembra così energico.
Ross sorrise. — Un trattamento non dimostrato. Non può permettersi uno di quelli registrati. Ho sentito dire che ha preso accordi con un uomo più ricco di lui per fungere da soggetto sperimentale. Hanno diviso i costi.
Lindsay guardò Ross. Ross nascose la sua espressione dando un morso ad un tramezzino.
— Un rischio — commentò Fetzko. — È per questo che i giovani ci sopportano. Perché noi possiamo correre i rischi. Ed estirparli. I cattivi trattamenti. Con le nostre perdite.
— Avrebbe potuto andargli peggio — ribadì Ross. — Avrebbe potuto cader vittima di quei pasticci di virus cutanei. Adesso si squamerebbe come un serpente, ah!
Il giovane Paolo Mavrides attraversò il campo insonorizzante della porta. — Nora dice di andare a salutare Kleo e il signor Vetterling.
— Grazie, Paolo. — Margaret Juliano e il Reggente Vetterling si diressero verso la porta, scambiando quattro parole sui costi di costruzione. Fetzko li seguì con passo barcollante, le gambe che ronzavano udibilmente. Ross prese Lindsay per il braccio.
— Un momento, Abelard.
— Sì, Tenente-alle-Arti?
— Non riguarda la Sicurezza, Abelard. Non dirai a Margaret Juliano che sono stato io a proporlo a Pongpianskul?
— Il trattamento non provato, vuoi dire? No. È stato crudele, però.
Ross se ne uscì in una risatina sciocca e compiaciuta.
— Senti, qualche decennio fa sono stato sul punto di sposare Margaret, e a quanto Neville mi dice i miei giorni matrimoniali adesso potrebbero tornare da un momento all’altro… Ascolta, Mavrides. Non mi è sfuggito il tuo aspetto durante questi ultimi anni. A esser franco, sei in decadimento.
Lindsay si toccò i capelli ingrigiti. — Non sei il primo a dirlo.
— Non è un problema di soldi, vero?
— No. — Lindsay sospirò. — Non voglio che i miei genetici vengano esaminati. Ci sono troppi gruppi della Sicurezza che sorvegliano, e ad esser sincero non sono tutto quello che sembro…
— Ma chi diavolo non lo è a questa età? Ascolta, Mavrides: ho pensato che fosse qualcosa del genere, siccome sei eunico. Questo è il mio punto di vista: ho saputo qualcosa, molto tranquillo, molto confidenziale. Costa, ma non vengono fatte domande, non ci sono registrazioni: le operazioni hanno luogo in un ambiente molto privato. Fuori, in una delle città dei cani. — Scrollò lievemente le spalle. — Tu sai che non vado d’accordo con il resto della mia linea genetica. Non vogliono darmi la loro documentazione; devo portare avanti le mie ricerche da solo. Non potremmo combinare qualcosa noi?
— Forse. Mia moglie non ha segreti per me. Pensi che lei sappia?
— Sicuro, sicuro… Allora, lo farai?
— Ti farò sapere. — Lindsay appoggiò il braccio prostetico sulla spalla di Ross. Ross rabbrividì, solo un po’.
La coppia di sposi era arrivata fino a una nicchia dove erano rimasti bloccati in mezzo a una folla di beneauguranti genetici cadetti, che si scappellavano a tutto spiano. Lindsay abbracciò Kleo, e strinse il braccio di Fernand Vetterling con la sinistra.
— Ti prenderai cura della mia sorella germana, Fernand? Tu sai che è molto giovane.
Fernand incontrò i suoi occhi. — È la vita e il respiro per me, amico.
— Bravo, è questo lo spirito giusto. Rimanderemo per un po’ il nuovo lavoro. L’amore è più importante.
Nora baciò Fernand, guastandosi il trucco. Intanto, all’interno della dimora, i più giovani si stavano scatenando. La danza in mezzo ai cappi per i piedi sul soffitto era quasi degenerata in una rissa, dove i giovani plasmatori, ridendo e urlando, lottavano per spingersi fuori dall’affollata pista da ballo.
Parecchi erano già caduti e si tenevano aggrappati ad altri, penzolando sgraziati nella mezza gravità.
Sono su di giri, pensò Lindsay. Presto, molti di quelli si sarebbero ugualmente sposati, ma pochi avrebbero trovato una combinazione di amore e politica conveniente quanto quella che era capitata a Fernand. Erano pedine del gioco dinastico dei loro vecchi, in cui i soldi e la genetica stabilivano le regole.
Lindsay osservò la folla con l’intima capacità di giudizio che trent’anni di pubblico di Plasmatori gli avevano insegnato. Alcuni erano nascosti dagli alberi del giardino, un rettangolo centrale di verde lussureggiante circondato dai pavimenti a mosaico del patio. Quattro bambini Mavrides stavano tormentando uno dei robot di servizio, che non voleva versare le sue bevande malgrado lo tirassero e gli facessero gli sgambetti. Lindsay balzò verso l’alto nella mezza gravità per guardare al di là del giardino. Una discussione stava maturando sull’altro lato: una mezza dozzina di plasmatori avevano circondato un uomo in tuta nera. Guai in vista. Lindsay raggiunse il vialetto sul tetto del giardino e balzò sul soffitto. Si tirò su di traverso al viottolo con una facilità frutto di un’antica abitudine, tenendosi aggrappato con destrezza alle sporgenze e alle nicchie per i piedi. Fu costretto a fermarsi un attimo quando un gruppetto di tre bambini lo oltrepassò di corsa passandogli sopra la testa, ridacchiando tutti eccitati. I lacci della sua manica tornarono a sciogliersi.