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— E i bambini?

Lindsay rimase silenzioso per un attimo. — Mi spiace per loro. Mi spiace più di quanto non riesca a dire, ma adesso sono adulti e possono rischiare da soli. Qui non sono loro, il problema. Noi lo siamo! Se renderemo facili le cose per il nemico, sgusciando via, evaporando, verremo dimenticati. E intanto potremo aspettare la nostra occasione.

— Dando ai fascisti la vittoria in tutto? Gli assassini, gli uccisori. Quanto tempo ancora, prima che la Cintura si riempia di nuovo di agenti dei Plasmatori, e le piccole guerre avvampino in ogni angolo?

— E chi lo impedirà? Tu?

— E tu, Abelard? Vestito da puzzolente mechanist, con dati rubati ai Plasmatori in quella valigetta! Non pensi mai alla vita di qualcun altro al di fuori della tua. Ma perché, in nome di Dio, non ti ergi a difesa degli impotenti, invece di tradirli? Pensi che sia più facile per me senza di te. Io continuerò a combattere, ma senza di te non ci sarà più nessun cuore in me.

Lindsay gemette. — Ascolta. Prima che c’incontrassimo, ero un cane solare, sai quanto poco io… Non voglio quel vuoto, nessuno che si cura di me, nessuno che sa… E un altro tradimento sulla mia coscienza… Nora, abbiamo avuto quasi quarant’anni! Questo posto è stato buono per noi, ma sta finendo in pezzi da solo! I bei tempi torneranno di nuovo. Avremo a disposizione tutto il tempo che vogliamo! Volevi dell’altra vita, ed io sono uscito e l’ho ottenuta per te. Adesso, tu vuoi che la butti via. Non ho intenzione di fare il martire, Nora. Per nessuno.

— Hai sempre parlato di mortalità — lei ribatté. — Adesso sei diverso.

— Se sono cambiato, è perché tu volevi che lo facessi.

— Non così. Non col tradimento.

— Moriremo per niente.

— Come gli altri — disse lei, dispiacendosene subito. Ed eccolo là davanti a loro: l’antico senso di colpa in tutta la sua totalizzante intimità. Gli altri per cui il dovere era più della vita. Quelli che avevano abbandonato, quelli che avevano ucciso nell’avamposto dei Plasmatori. Quello era il crimine che loro due avevano lottato per cancellare, il crimine che li aveva legati insieme. — Be’, è quello che mi chiedi di fare, non è vero? Di tradire la mia gente per te!

Ecco. Lo aveva detto. Adesso non c’era nessun modo per tornare indietro. Nora aspettava in preda al dolore le parole che l’avrebbero svincolata da lui.

— Voi eravate la mia gente — lui proseguì. — Avrei dovuto sapere che non ne avrei mai avuta una a lungo. Sono un cane solare ed è il mio modo di vivere, non il tuo. Sapevo che non saresti venuta. — Appoggiò la testa contro le dita nude del suo braccio artificiale. Le luci penetranti si riflessero vivide sull’aspro metallo. — Rimani per lottare, allora. Potresti vincere, credo. — Era la prima volta che le mentiva.

— Ma posso vincere — disse Nora. — Non sarà facile, non avremo tutto quello che abbiamo avuto, ma non siamo ancora battuti. Rimani, Abelard, per favore! Ho bisogno di te. Chiedimi qualunque cosa, salvo che di rinunciare a combattere.

— Non posso chiederti di cambiare — replicò suo marito. — La gente cambia soltanto se gliene dai il tempo. Un giorno questa cosa che ci ha ossessionato si esaurirà, se vivremo entrambi. Credo che l’amore sia più forte della colpa. Se lo è e un giorno sentirai che i tuoi obblighi non hanno più bisogno di te, allora mi verrai dietro. A cercarmi…

— Lo farò, te lo prometto. Abelard… Se verrò uccisa come gli altri, e tu continuerai a vivere al sicuro, allora dimmi che non mi dimenticherai.

— Mai. Lo giuro su tutto ciò che c’è stato fra noi.

— Addio… allora. — Nora si arrampicò sull’enorme sedile degli investitori per baciarlo. Sentì la sua mano d’acciaio che le passava sul polso come una manetta. Nora gli diede un leggero bacio, poi d’impulso accennò ad avvinghiarsi a lui, ma Lindsay la lasciò andare.

6

Una nave commerciale
degli investitori
29-9-’53

Lindsay giaceva sul pavimento della sua cavernosa cabina di lusso, respirando profondamente. L’atmosfera carica di ozono della nave degli investitori gli faceva prudere il naso, che era bruciato dal sole malgrado gli olii impiegati per proteggersi. Le pareti della cabina erano di metallo annerito, costellato di orifizi blindati; da uno di essi sgorgava un rivolo di acqua distillata, che ricadeva mollemente nell’intensa gravità.

Quella cabina aveva conosciuto un uso molto frequente. Leggere graffiature riempivano di simboli cuneiformi il pavimento e le pareti, fin quasi al soffitto. Gli umani non erano i soli passeggeri a pagare una tariffa agli investitori.

Secondo la moderna eso-sociologia dei Plasmatori, gli stessi investitori non erano i primi proprietari di quelle navi stellari. Ricoperto da mosaici vanagloriosi e da bassorilievi metallici, ogni apparecchio degli investitori pareva unico. Ma un’analisi accurata mostrava la sottostante struttura basilare: esagoni smussati a prua e a poppa, con sei lunghe facce laterali rettangolari. Era opinione corrente che gli investitori avessero comperato le loro navi, o le avessero trovate. O rubate.

Il guardiamarina gli aveva dato un giaciglio, un ampio materasso piatto con un disegno a esagoni marrone e bianchi, fatto su misura per gli investitori. La sua superficie era ruvida come tela di sacco. Aveva un vago sentore dell’olio-di-squama degli investitori.

Lindsay aveva saggiato la parete metallica della sua cabina, interrogandosi sulla natura dei graffi. Malgrado la parete desse l’impressione di essere leggermente granulosa, le cerniere d’acciaio dei suoi guanti-piede vi scivolavano sopra come se fosse vetro. Comunque, avrebbe potuto ammorbidirsi sotto pressioni e temperature estreme. Una bestia molto grossa fornita di artigli che galleggiasse in una pozza di etano liquido ad alta pressione, per esempio, poteva aver raschiato le pareti nel tentativo di scavare una galleria per scappare.

La gravità era dolorosa, ma le luci della cabina erano state attenuate. La cabina era gigantesca e priva di arredi. I suoi indumenti appesi ai ganci magnetici sparsi qua e là parevano patetici rottami.

Era strano che gli investitori avessero lasciato spoglia una stanza, anche se fungeva da zoo. Lindsay giacque là in silenzio, cercando di riprender fiato, riflettendo sulla cosa.

Il portello blindato risuonò, poi si aprì. Lindsay si rizzò dal pavimento aiutandosi con il braccio artificiale, l’unico arto che non gli facesse male a causa della gravità. Sorrise. — Sì, guardiamarina. Novità?

Il guardiamarina entrò nella stanza. Era piccolo, per un guardiamarina, più alto di Lindsay appena di un avambraccio, e la sua corporatura robusta era accentuata dalla sua abitudine da uccello di tenere la testa abbassata. Pareva più un membro dell’equipaggio che un guardiamarina. Lindsay lo studiò soprappensiero.

Gli accademici stavano ancora elaborando ipotesi sulla struttura gerarchica degli investitori. I comandanti delle navi erano sempre femmine, le uniche femmine a bordo delle navi. Erano il doppio più grandi dei maschi dell’equipaggio, di corporatura massiccia. Alle loro dimensioni si accompagnava una calma pigra, una laconica presunzione di autorità. I guardiamarina erano secondi in comando, una combinazione di diplomatici e ministri. Il resto dell’equipaggio formava un adorante harem maschile. Gli sgattaiolanti maschi dell’equipaggio con i loro occhi luminosi come perle pesavano tre volte più d’un normale maschio umano, ma intorno ai loro mostruosi comandanti parevano fragili creature svolazzanti.

Le frange erano la principale esibizione cinetica. Gli investitori, che assomigliavano a dei rettili, avevano lunghe frange scanalate dietro la testa, una pelle translucida dai colori dell’arcobaleno percorsa da una rete di vasi sanguigni. Le frange si erano evolute per facilitare il controllo della temperatura; potevano venir allargate a ventaglio per assorbire la luce del sole, o aperte all’ombra per restituire il calore in eccesso. Nella vita civilizzata gli investitori erano una reliquia, allo stesso modo delle sopracciglia umane, che si erano evolute per deflettere il sudore dagli occhi. Adesso, come le sopracciglia, il loro uso sociale era diventato predominante.