Lindsay sussultò.
Ryumin sorrise cupo. — L’ho visto accadere altre volte. Inoltre, se dobbiamo assassinarci a vicenda, allora dovresti essere tu ad uccidermi. Sono io che corro dei rischi, qui, giacché ho qualcosa da perdere. Tu sei soltanto un cane solare che ha la lingua lunga. — Riavvolse il cordone del suo joystick. — Potremmo blaterare reciproche assicurazioni fino a quando il sole esploderà in una nova, senza mai convincerci l’un l’altro. O ci fidiamo l’uno dell’altro, oppure no.
— Mi fido di te — decise Lindsay. Si sfilò con un calcio le scarpe infangate.
Ryumin si alzò in piedi. Si chinò per raccogliere le scarpe di Lindsay, e la sua spina dorsale produsse un sonoro schiocco. — Queste le metterò nel forno a microonde — disse. — Quando vivi qui, non devi mai fidarti del fango.
— Me ne ricorderò — promise Lindsay.
Il suo cervello stava nuotando in mezzo ai chemiomnemonici. La droga l’aveva tuffato in una specie di epifania nella quale ogni singolo filo aggrovigliato e ogni matassa di nastri gli pareva di vitale importanza. — Bruciale pure se vuoi — disse.
Aprì la sua valigetta nuova e ne tirò fuori un’elegante giacca medica color crema.
— Queste sono ottime scarpe — dichiarò Ryumin. — Valgono almeno tre o quattro minuti.
Lindsay si sfilò la tuta. Un paio di lividi dovuti alle iniezioni gli chiazzavano il gluteo destro.
Ryumin strizzò gli occhi. — Vedo che non ne sei uscito illeso.
Lindsay tirò fuori un paio di calzoncini bianchi spiegazzati. — Vasopressina — disse.
— Vasopressina — rifletté Ryumin. — Mi pareva che tu avessi qualcosa del plasmatore. Da dove vieni, signor Dze? E quanti anni hai?
— Tre ore — disse Lindsay. — Dze non ha passato.
Ryumin deviò lo sguardo su qualche punto imprecisato. — Non posso biasimare un plasmatore se cerca di nascondere il suo passato. Il Sistema pullula di tuoi nemici. — Sbirciò di traverso Lindsay. — Credo d’indovinare che eri un diplomatico.
— Cosa te lo fa pensare?
— Il tuo successo con i Medici Neri. La tua abilità è impressionante. Inoltre capita spesso che i diplomatici diventino cani solari. — Ryumin lo studiò. — Il Consiglio dell’Anello aveva un programma segreto per i diplomatici di un tipo speciale. La percentuale d’insuccessi è stata alta. Metà degli allievi erano ribelli o disertori.
Lindsay tirò su la chiusura lampo della giubba.
— È quello che è successo a te?
— Qualcosa del genere.
— Affascinante. Ho incontrato molti post-umani marginali ai miei tempi, ma mai uno come te. È vero che impongono un completo secondo stato di consapevolezza? È vero che quando sei completamente operativo, tu stesso non sai se dici o no la verità? Che usano le psicodroghe per distruggere la tua capacità di essere sincero?
— La sincerità… — ribatté Lindsay — è un concetto molto sfuggente.
Ryumin esitò. — Sei consapevole che la tua classe è braccata da assassini plasmatori?
— No — rispose Lindsay, in tono amaro. Così, si era arrivati a questo, pensò. Tutti quegli anni, mentre i gangli spinali incidevano a fuoco le conoscenze dentro ogni singolo nervo. Gli indottrinamenti sotto l’effetto delle droghe e dei cortocircuiti cerebrali. Aveva lasciato la Repubblica a sedici anni, e per dieci anni gli psicotecnici avevano riversato l’indottrinamento dentro di lui. Era tornato alla Repubblica come una bomba innescata, pronto a servire a qualunque scopo. Ma là, le sue capacità avevano scatenato il timor panico e una completa diffidenza da parte di coloro che detenevano il potere. E adesso gli stessi Plasmatori gli stavano dando la caccia. — Grazie per avermelo detto — disse.
— Io non mi preoccuperei — replicò Ryumin. — I Plasmatori sono assediati. Hanno cose più importanti a cui pensare che la sorte di qualche cane solare. — Sorrise. — Se hai davvero ricevuto quel trattamento, allora devi avere almeno quarant’anni.
— Ne ho trenta. Tu sei un vecchio bastardo sempre sulla difensiva, Ryumin.
Ryumin tirò fuori dal forno a microonde le scarpe ben cotte di Lindsay, le studiò, e le infilò ai propri piedi nudi.
— Quante lingue parli?
— Quattro, normalmente. Con l’esaltazione della memoria arrivo a sette. E conosco la lingua standard di programmazione dei Plasmatori.
— Io ne parlo quattro — disse Ryumin. — Ma non intaso la mia mente con le loro forme scritte.
— Non leggi per niente?
— Le mie macchine possono farlo per me.
— Allora sei cieco all’eredità culturale dell’umanità.
Ryumin parve sorpreso. — Strano discorso da parte di un plasmatore. Sei un antiquario, eh? Vuoi rompere l’interdetto con la Terra, studiare le cosiddette materie umanistiche, quel genere di cose? Questo spiega perché hai usato l’espediente del teatro. Ho dovuto pescare a fondo nel mio lessico per scoprire cosa fosse una “recita”. Una tradizione stupefacente. Hai davvero intenzione di farlo?
— Sì. E i Medici Neri mi finanzieranno.
— Capisco. Alla Banca Geisha non piacerà. I prestiti e i finanziamenti sono il loro campo.
Lindsay si sedette sul pavimento accanto al groviglio dei cavi. Si staccò dal colletto il distintivo dei Medici Neri e lo rigirò fra le dita. — Parlami di loro.
— Le geishe sono puttane e finanziatori. Avrai notato che la tua carta di credito è registrata in ore.
— Sì.
— Quelle sono ore di servizi sessuali. I Mechanist e i Plasmatori usano i chilowatt come valuta. Ma la componente criminale del Sistema deve disporre di un mercato nero per sopravvivere. Molte differenti valute nere sono state usate. Una volta ho redatto un articolo sull’argomento.
— Davvero?
— Sì. Di professione sono giornalista. Intrattengo quelli della borghesia del Sistema ormai stufi di tutto con stupefacenti descrizioni della criminalità. Le bizzarrie della canaglia costituita dalle forme inferiori di vita dei cani solari. — Annuì guardando la valigetta di Lindsay. — Per un po’ i narcotici hanno costituito lo standard, e questi hanno dato ai chimici neri dei Plasmatori un vantaggio. La vendita delle ore di utilizzazione dei computer ha avuto un buon successo, ma ora toccava ai Mechanist, che avevano i migliori cibernetici. Adesso è venuto di moda il sesso.
— Vuoi dire che c’è gente che viene in questo posto abbandonato da Dio soltanto per il sesso?
— Non è necessario visitare di persona una banca per utilizzarla, signor Dze. La Banca Geisha ha contatti dovunque nei cartelli. I pirati attraccano qui per scambiare il loro bottino con crediti neri, più maneggevoli. E riceviamo esiliati politici anche da altri circumlunari. Se sono sfortunati.
Lindsay non mostrò nessuna reazione: lui era uno degli esiliati.
Adesso il suo problema era semplice: sopravvivere. Fu meraviglioso come questo gli schiarì la mente. Poteva scordarsi della sua vita precedente: la ribellione preservazionista, i drammi politici che aveva messo in scena al Museo. Ormai era soltanto storia…
Che svanisca pure, pensò. Tutto passato, adesso. Tutto un altro mondo. Nel pensarci, provò d’un tratto una sensazione di stordimento. Era vivo. Non come Vera.
Constantine aveva tentato di ucciderlo con quegli insetti modificati. Le falene silenziose e subdole erano una perfetta arma moderna: minacciavano soltanto la carne umana, non il mondo nel suo insieme. Ma lo zio di Lindsay aveva preso il medaglione di Vera, una trappola ai feromoni che spingeva alla frenesia le micidiali falene. E suo zio era morto al suo posto. Lindsay provò un lento e crescente senso di nausea.
— E gli stanchi vengono qui dai cartelli mechanist — proseguì Ryumin — a cercare la morte per estasi. Pagando un certo prezzo, la Banca Geisha offre lo shinju: un doppio suicidio con un compagno scelto fra il personale. Vedi, molti clienti traggono un profondo conforto se non muoiono da soli.