— È gentile da parte tua permettere che rimangano qui.
— Mi serve la valuta estera… Czarina-Kluster finanzia le loro ricerche. Ma non sono un granché. Quei superintelligenti non riescono a concentrarsi su niente per un tempo decente. — Sbuffò, poi prese una fattura di carico. — Ho bisogno di soldi. Da’ un’occhiata a queste importazioni di anidride carbonica. Sono quei dannati alberi che se la divorano tutta. — Sospirò. — Ho bisogno di quegli alberi, comunque. La loro massa contribuisce alla dinamica orbitale. Queste orbite circumlunari sono un inferno.
— Sono contento che le cose siano in buone mani.
Pongpianskul sorrise tristemente. — Suppongo che le cose non funzionino mai come le progetti. Una buona cosa, comunque, altrimenti i Mech avrebbero preso il potere già molto tempo fa. — Il gatto saltò sulle ginocchia di Pongpianskul e lui lo grattò sotto il mento. Il gatto produsse un sordo borbottio che Lindsay trovò stranamente calmante. — Questo è il mio gatto, Saturno — disse il vecchio plasmatore. — Di’ ciao a Lindsay, Saturno.
Il gatto lo ignorò.
— Non avrei assolutamente immaginato che ti piacessero gli animali.
— Sulle prime non lo potevo sopportare. I peli cadono come pioggia da questa bestiolina, finendo dappertutto. Ed è sporco come un maiale, per giunta. Mai visto un maiale, a proposito? Ne ho fatto importare qualcuno, creature incredibili. I turisti vanno in visibilio.
— Devo darci un’occhiata prima di andar via.
— Ci sono animali per aria, in questi giorni. Non alla lettera, voglio dire, anche se abbiamo avuto qualche problema con dei maiali che sono scappati nella zona di caduta libera. No, voglio dire, questa moralità che arriva da Czarina-Kluster. Un’altra moda cataclista.
— Lo pensi?
— Be’ — rifletté il custode — potrebbe non esserlo. Cominci a baloccarti con l’ecologia ed è difficile trovare il punto dove fermarsi. Ho fatto mandare una strisciolina della pelle di questo gatto al Consiglio dell’Anello. Ho dovuto farne clonare un’intera linea genetica, a causa dei topi, capisci. Quelle piccole pesti si stanno diffondendo dappertutto.
— Un pianeta potrebbe esser meglio — osservò Lindsay. — C’è più spazio.
— Non mi piace pasticciare con i pozzi gravitazionali — replicò Pongpianskul. — Servono soltanto a far aumentare le possibilità di errore. Non dirmi che te ne sei innamorato, Mavrides.
— Il mondo ha bisogno di sogni — disse Lindsay.
— Non comincerai a menarla con i livelli di complessità… spero.
Lindsay sorrise. — No.
— Bene, quando sei arrivato qui, sporco e senza scarpe addosso, ho pensato al peggio.
— Dicono che i maiali ed io avevamo molto in comune.
Pongpianskul lo fissò, e poi scoppiò a ridere. — Ah, ah! Lieto di vedere che non ti ergi sul piedestallo della tua dignità. La troppa dignità azzoppa un uomo. I fanatici non ridono mai. Spero che riderai ancora quando cercherai di mettere il guinzaglio ai mondi.
— Certamente qualcuno si farà una bella risata.
— Bene, avrai bisogno di tutto il tuo umorismo, amico, poiché queste cose non vanno mai come uno le progetta. La realtà è un’orda di topi che a poco a poco rode le fondamenta dei tuoi sogni…
“Sai cosa volevo che fosse questo posto, non è vero? Una riserva per l’umanità e il modo di vivere umano, ecco cosa. Invece, ho finito per avere un colossale teatro di posa pieno di turisti fracassoni e di quei friggi-cervelli dei cataclisti.”
— Valeva la pena di tentare — disse Lindsay.
— Ecco, spezza il cuore a un vecchio — dichiarò Pongpianskul. — Una bugia consolatrice non avrebbe fatto male a nessuno.
— Mi spiace. Ne ho perso la capacità.
— Allora farai meglio a recuperarla in fretta. Là fuori, distensione o non distensione, c’è sempre una vasta e maligna Matrice Disaggregata. — Pongpianskul rifletté, poi proseguì: — Quei pazzi di Czarina-Kluster. Vendersi agli alieni! Cosa accadrà al mondo? Ho sentito dire che qualche idiota vuol vendere Giove.
— Cosa, scusa?
— Sì, venderlo a un gruppo di sacchi di gas intelligenti. Uno scandalo, no? C’è gente che farebbe qualunque cosa pur di leccare i piedi agli alieni. Oh, scusa, non volevo offenderti. — Guardò Lindsay, e vide che non si era offeso. — Non se ne farà nulla. Le ambasciate aliene non lo fanno mai. Per fortuna, gli alieni sembrano avere molto più buon senso di noi, con la possibile eccezione degli investitori. Investitori del cavolo. Soltanto un branco di pesti interstellari e di parcheggiatori ficcanaso… Se gli alieni dovessero farsi vivi in forze, giuro che qui nella Repubblica dichiarerò una quarantena così rigida quale non si è mai vista su questo lato di una sessione del Consiglio dell’Anello. Aspetterò fino a quando la società non si sarà completamente disintegrata. A quel punto io mi sarò già dissolto, ma gli indigeni potranno uscire a raccogliere i pezzi. Allora capiranno che, dopo tutto, c’era del buonsenso nel mio giochetto della riserva.
— Capisco. Così eludi le scommesse dell’umanità. Sei sempre stato un abile giocatore, Neville.
Il plasmatore era soddisfatto. Starnutì all’improvviso e il gatto, sorpreso, balzò dalle sue ginocchia attraverso la scrivania, artigliando documenti al suo passaggio. — Scusa — disse Pongpianskul. — Batteri e peli di gatto. Non mi ci sono mai abituato.
— Ho un favore da chiederti — disse Lindsay. — Parto per Czarina-Kluster e vorrei portare con me uno degli indigeni.
— Qualcuno che “muore dentro il mondo”? In questo caso hai sempre saputo fare bene le cose, a Dembowska. Certo che puoi.
— No, un giovane.
— È fuori questione. Sarebbe un precedente tremendo. Aspetta un momento, si tratta di Abelard Gomez?
— Proprio lui.
— Capisco. Quel ragazzo m’inquieta. Ha il sangue di Constantine, lo sapevi? Ho tenuto sotto osservazione i genetici locali. In quella linea, i geni saltano fuori come in un lancio sfortunato di dadi.
— Allora ti faccio un favore.
— Suppongo di sì. Mi dispiace vederti andar via, Abelard, ma con la tua attuale impronta ideologica eserciti una cattiva influenza. Qui sei un eroe di questa cultura, sai.
— Ho finito con i vecchi sogni. Ho riavuto la mia energia e c’è un nuovo sogno di libertà a Czarina-Kluster. Anche se non posso crederci, posso sempre aiutare quelli che ci credono. — Si alzò in piedi, tirandosi prudentemente indietro mentre il gatto gli ispezionava le caviglie. — Buona fortuna con i topi, Neville.
— Anche a te, Abelard.
9
I motori della ricchezza giravano a pieno regime. Un torrente di opulenza stava affogando il mondo. Le curve d’una crescita esponenziale colpivano con la loro velocità sempre ingannevole, una rapidità controintuitiva che stordiva gli inconsci e abbagliava anche chi stava costantemente sul chi vive.
La popolazione circumsolare aveva raggiunto la cifra di 3,2 miliardi. Era raddoppiata ogni vent’anni e sarebbe raddoppiata di nuovo. I quattrocento più importanti asteroidi mechanist erano presi dal vortice d’una marea produttiva causata da circa 8 miliardi di robot minatori autoriproducentisi e da quarantamila fabbriche automatiche in grandezza naturale. I mondi dei Plasmatori misuravano la ricchezza in maniera diversa, soffocati e sminuiti da venti sbalorditivi miliardi di tonnellate di biomassa produttiva.