Navarre rise incredulo.
Lindsay lo ignorò, guardando dietro le spalle di Wellspring in direzione della sua congrega di seguaci. Un giovane plasmatore con indosso una giacca accademica dai gomiti di stoppa lanuginosa, stava affondando il suo volto dai tratti eleganti nei fluttuanti riccioli biondo-fulvi d’una giovane donna dall’aria felina. Questa reclinò la testa all’indietro, ridendo deliziata, e Lindsay vide, mezzo eclissata dietro di lei, la faccia affranta di Abelard Gomez. C’erano due cani da sorveglianza con Gomez, rannicchiati sulla parete dietro di lui, con le loro costole metalliche che luccicavano, i loro volti di vetro a telecamera che stavano registrando la sua vita. Una sensazione di pietà colse Lindsay, e anche di tristezza per la transitorietà delle eterne verità umane.
Wellspring si lanciò in una discussione appassionata, spazzando via i commenti contrariati di Navarre con un torrente di retorica. Wellspring si profuse con intelligenza sugli asteroidi; sui frammenti di ghiaccio grandi come città che sarebbero stati sganciati lungo archi ardenti sulla superficie di Marte e avrebbero aperto umide oasi con il loro megatonnellaggio capace di squarciare la crosta del pianeta. Prima sarebbero comparsi dei fiumiciattoli, poi dei laghi, a mano a mano che il vapore e altre sostanze volatili si fossero diffusi nell’aria, e le calotte polari si fossero dissolte in anidride carbonica vaporizzata. Le oasicrateri sarebbero state occupate da squadre di scienziati che avrebbero bioscolpito dal nulla interi ecosistemi. Per la prima volta l’umanità sarebbe stata più grande della vita: un mondo vivente avrebbe dovuto la sua esistenza all’umanità, e non viceversa. Wellspring lo vedeva come un obbligo morale, il saldo di un debito. Il costo era irrilevante. Il denaro era simbolico. La vita era la cosa reale.
Navarre intervenne: — Ma è l’elemento umano che finirà per sconfiggerti. Dov’è l’attrazione della cupidigia? È là che ti sei sbagliato altre volte. Avresti potuto governare Czarina-Kluster. Invece hai lasciato che il controllo ti sfuggisse di mano, e adesso i consiglieri della Regina, quei mechanist — Navarre s’interruppe di colpo, guardando i cani che accompagnavano Gomez — quei gentiluomini, dunque, dirigono le cose con la loro abituale efficienza. Ma, politica a parte, questa sciocchezza sta guastando la capacità di Czarina-Kluster di avere una scienza decente! La vera ricerca, voglio dire; del genere che porta nuovi brevetti per corazzare Czarina-Kluster contro i suoi nemici. La terraformazione rappresenta uno spreco delle nostre risorse, mentre i Mech e i Plasmatori complottano in permanenza contro di noi. Sì, ammetto che i tuoi sogni sono belli, sì, hanno perfino un uso sociale come ideologia di stato relativamente innocua. Ma alla fine crolleranno, trascinando con sé Czarina-Kluster.
Gli occhi di Wellspring luccicarono. — Tu lavori troppo, Yevgeny. Ti serve una nuova prospettiva. Prenditi dieci anni di vacanza, e vedi se il tempo non ti farà cambiare idea.
Navarre s’imporporò per la collera. Si rivolse a Lindsay:
— Vede? Cataclisma! Quel suggerimento significa in realtà assassinio da ghiaccio, ha capito la sua allusione? Suvvia, Milosz, lei non può schierarsi con quei perdigiorno!
Lindsay non disse niente. C’era stata un’epoca in cui avrebbe potuto girare la conversazione a suo vantaggio. Ma adesso questa sua capacità era sparita. E lui non la voleva più.
Le parole erano inutili. Avevano finito per spazientirlo. Non riuscivano più a incantarlo.
D’un tratto seppe che doveva uscire dalle regole.
Galleggiò fuori dalla seggiola e cominciò a spogliarsi.
Navarre se ne andò subito, offeso e agitato. Gli indumenti di Lindsay si allontanarono alla deriva in caduta libera, la sua giacca e i suoi calzoni roteavano lentamente sopra gli altri tavoli. I clienti li schivarono, ridendo. Ben presto fu nudo. Le risate nervose della folla si spensero, diventarono perplessa inquietudine. Si allontanarono dai cani di Gomez e borbottarono fra loro con sgomentato sconcerto.
Lindsay li ignorò. Incrociò le gambe a mezz’aria e fissò la parete. Gli studenti di Wellspring abbandonarono il bar, mormorando scuse e sbirciando dietro le loro spalle. Perfino Wellspring era sconcertato. Quando Wellspring se ne andò, portò con sé l’ultimo dei presenti.
Lindsay venne lasciato solo insieme al robot-servo del bar, al giovane Gomez e i suoi cani.
Gomez si avvicinò di più. — Czarina-Kluster non è come pensavo quand’ero nella Repubblica.
Lindsay meditò sul paesaggio.
— Mi hanno appiccicato questi cani perché presumevano che fossi pericoloso. Non ti danno fastidio i cani, vero… No, vedo che non ti danno fastidio. — Gomez esalò un tremulo sospiro. — Dopo tre mesi, gli altri mi tengono ancora a distanza. Non mi vogliono iniziare alla loro congrega. Hai visto la ragazza, vero? Melanie Omaha, il dottor Omaha di Kosmosity. Per il fuoco, è fantastica, non è vero? Ma non gliene importa niente degli uomini che sono sotto i cani. E chi mai potrebbe interessarsene, vista la sorveglianza della Sicurezza? Darei il mio braccio per passare dieci minuti con lei in un discreto… Oh, mi spiace. — Fissò imbarazzato il braccio meccanico di Lindsay.
Gomez si ripulì dalle guance le strisce rosse di pittura facciale. — Ricordi che ti ho parlato di Abelard Lindsay. Bene, corre voce che tu sia Lindsay. E penso proprio di essere disposto a crederci. Tu sei Lindsay? Sei lui?
Lindsay tirò un profondo respiro.
— Capisco — continuò Gomez. — Mi stai dicendo che non ha importanza. L’unica cosa che ha importanza è la Causa. Ma ascolta qui! — Tirò fuori un quaderno di appunti dal soprabito stampato a fronde di salice. E lesse ad alta voce, in tono disperato: — “Un sistema dissipativo in grado di autorganizzarsi si evolve lungo una struttura coerente di strutture spaziotemporali. Possiamo distinguere quattro diverse architetture: autopoiesi, ontogenia, filogenia, anagenesi”. — Appallottolò il foglio in preda all’angoscia. — E questo viene dal mio corso di poesia!
Qualche istante di silenzio, poi Gomez esplose di nuovo: — Forse è il segreto della vita! Ma se lo è possiamo sopportarlo. Possiamo raggiungere gli obiettivi che ci sono stati posti. Nel corso dei secoli. E le cose semplici. Come posso provare una qualunque gioia anche per un solo giorno quando lo spettro di tutti questi secoli incombe su di me… È tutto troppo grande, sì, perfino tu… Tu! Tu che mi hai portato qui. Perché non mi hai detto che eri amico di Wellspring? Era modestia? Ma tu sei Lindsay! Lindsay in persona! A tutta prima non ci ho creduto. Quando ho deciso che era vero, sono rimasto terrorizzato. Era come sentire la propria ombra che ti parlava.
Ebbe un’altra breve esitazione, poi riprese: — Tutti questi anni che sei rimasto nascosto… Ma adesso entri apertamente nella Matrice Disaggregata, non è vero? Sei uscito fuori per fare cose grandiose, per abbagliare il mondo… Fa paura vederti all’aperto. Ma anche se i princìpi sono veri, allora che ne è della carne? Noi siamo la carne! Che ne è della carne?
Lindsay non aveva niente da dirgli.
— So quello che stai pensando — disse Gomez. — “L’amore ha spezzato il suo cuore; è una vecchia storia. Solo il tempo potrà condurlo ad avere una miglior percezione di se stesso”. È questo che stai pensando, vero? Certo che lo è.
Quando Gomez tornò a parlare, era più calmo e riflessivo. — Adesso comincio a capire. Non è qualcosa che le parole possano catturare, vero? Può venir afferrato soltanto tutt’insieme. Un giorno lo capirò per intero. Un giorno, quando questi cani non ci saranno più. Un giorno, quando perfino Melanie Omaha sarà soltanto un ricordo per me. — Era triste ma esaltato. — Li ho sentiti parlare quando hai fatto il tuo… uhm, gesto. I cosiddetti sofisticati, questi orgogliosi cicada. Loro possono anche avere il gergo, ma la saggezza è tua. — Gomez era raggiante. — Grazie, signore.