Выбрать главу

Nessuno dei libri che aveva portato con sé dava notizie certe sul gorgo. Il testo più attendibile era un resoconto dell’avventura dei conquistatori che un centinaio di anni prima avevano tentato di raggiungere il Mondo Sommerso, ma si trattava di un racconto pieno di imprecisioni, scritto alcuni anni dopo l’impresa, e non era chiaro quanto corrispondesse alla realtà e quanto fosse frutto della fantasia. Sennar non sapeva con esattezza dove si trovasse il gorgo, né quante miglia avrebbero dovuto percorrere per trovarlo. Bisognava procedere dritto verso occidente, questo era tutto.

Più la nave scivolava rapida sul mare, più Sennar sentiva l’ansia stringerlo alla gola.

Il capitano sembrava nutrire per lui una certa stima e accadeva sempre più di frequente che Aires gli rivolgesse la parola in modo quasi affabile. All’improvviso, Sennar riscuoteva le simpatie di tutti, tranne che dell’ospite misterioso.

I primi giorni non lo si vide granché. Stava sempre rintanato nella cabina di Aires, dove lei lo raggiungeva ogni volta che poteva. Quando iniziò a passeggiare sul ponte, sembrava un’altra persona rispetto al prigioniero malmesso che era stato caricato a bordo. Aveva l’aspetto di un damerino, con lunghi capelli castani che portava annodati in una corposa coda, occhi blu assai vivaci e una barba molto curata. Indubbiamente i suoi tratti regolari, ma allo stesso tempo pieni di virilità, erano fatti apposta per piacere alle donne, e in più il nuovo passeggero era sempre assai curato nell’abbigliamento. Portava camicie di raso candide con ampie maniche e preziosi corpetti di broccato pieni di fregi. Gironzolava da un capo all’altro della nave e faceva svolazzare al vento un lungo mantello di broccato nero, la mano sempre appoggiata all’elsa cesellata della spada; di tanto in tanto si fermava a scrutare il mare con sguardo pensoso, tutto preso dal proprio fascino piratesco. Se incontrava Sennar sul ponte, lo guardava di sbieco. Al mago pareva un perfetto idiota, ma sulla nave tutti lo trattavano con deferenza e nessuno si lamentava del fatto che non combinasse niente dalla mattina alla sera. La sera, Rool lo invitava nel castello di poppa a bere e a parlare fino a notte fonda.

Sennar volle saperne di più e Dodi non si fece pregare.

Una sera di burrasca, mentre il mago era squassato dal mal di mare, il ragazzo gli raccontò ogni particolare della vita del nuovo passeggero.

Benares, l’amante di Aires, aveva militato a lungo nelle truppe della Terra del Mare. Il regnante, infatti, stanco delle scorrerie dei pirati, aveva ordinato che venisse creato un reparto scelto che contrastasse i predoni.

Prima di arruolarsi, Benares aveva fatto un po’ di tutto: l’artista, il ladro, il commerciante, il contrabbandiere. Fare il soldato era un modo come un altro per mettersi nei guai e lui non desiderava altro. Grazie alla sua abilità di spadaccino, l’esercito lo aveva accolto a braccia aperte e aveva chiuso tutti e due gli occhi sul suo discutibile passato. Il suo compito era scortare via mare i carichi di gemme dai monti del Promontorio Ultimo, ricchi di giacimenti, alle terre a oriente, dove le pietre venivano raffinate. L’oceano gli piacque subito. Adorava quella vita fatta di traversate e scontri con i pirati. Senza contare il fascino che esercitava sulle donne. Anche se non era un marinaio, aveva un’amante in ogni porto. Vagò sul mare per un anno senza mai perdere una battaglia. Poi incontrò la sua nemesi.

Un giorno il brigantino su cui viaggiava fu attaccato da Rool e dai suoi. Benares si batté con parecchi membri dell’equipaggio e li conciò per le feste, finché non si trovò davanti Aires. Affascinato dalla sua bellezza, commise un errore fatale: peccò di galanteria.

«Io non combatto con le donne» disse con voce impostata. «Io le donne le amo.»

Aires, per tutta risposta, gli squarciò la divisa a colpi di spada e iniziò ad attaccarlo senza sosta. Benares si vide costretto a sguainare l’arma, ma quando, dopo un duello accanito, la donna gli puntò la lama alla gola, l’uomo si vide morto.

Aires lo guardò a lungo, ansimante per la fatica, poi rinfoderò la spada. «Sei troppo carino per farti fuori» disse con naturalezza, quindi gli voltò le spalle e con due balzi risalì sulla nave. Benares guardò le vele rosse allontanarsi e seppe di aver trovato l’unica donna che faceva per lui.

Abbandonò l’esercito e si unì a un gruppo di pirati. Audace e incosciente com’era, si fece conoscere in fretta. Nelle taverne dove si riunivano i bucanieri iniziò a ricorrere il suo nome e la sua fama di spadaccino si diffuse rapidamente.

Aires aveva sempre amato le sfide. Più di una volta aveva convinto il padre ad attaccare navi già adocchiate da altri velieri, solo per la smania di misurarsi con altri pirati. Così accadde anche con Benares. Dopo mesi in cui si erano inseguiti e sfuggiti, si trovarono di nuovo uno di fronte all’altra, sul ponte di un galeone che avevano assaltato entrambi.

Fu un duello bizzarro. Lui usò le tattiche di conquista che aveva messo a punto nella sua vita di seduttore e, tra una parata e una stoccata, le diceva quanto la desiderasse. Lei sfoderò tutto il suo sarcasmo, tagliente più della sua spada, e si fece beffe di quelle romanticherie. Quando Aires finì con le spalle al muro, però, le parole non le vennero in soccorso. Era la prima volta che un uomo riusciva a batterla.

«Dimmi che mi ami e io ti lascio vivere» le sussurrò Benares a un soffio dal viso.

«Piuttosto sgozzami» rispose lei in tono beffardo.

«Come desideri» disse Benares sorridendo. «Ma solo dopo questo.»

La agguantò per la nuca e la baciò con passione. Aires, inaspettatamente, ricambiò il bacio con altrettanto trasporto.

Da allora furono l’uno dell’altra. Se si fossero trovati a disputarsi la stessa preda, non avrebbero esitato a sgozzarsi a vicenda, eppure si amavano. Una passione fatta di incontri fugaci e casuali, in mare o nei porti dove attraccavano.

A Rool quella storia non andava a genio. Il capitano era un pirata feroce e spietato, ma per la sua “bambina”, come si ostinava a chiamarla, voleva il meglio e ripeteva che solo un uomo più forte di lui poteva essere degno della figlia. Benares gli sembrava uno sciocco e quella passione un capriccio infantile.

Dopo qualche tempo, tuttavia, dovette ricredersi, e con lui tutto l’equipaggio.

Da quando il re della Terra del Mare aveva dato inizio alla sua personale lotta alla pirateria, Rool era in cima alla lista nera. Sulla sua testa pendeva una taglia che faceva gola a molti.

Il capitano non se n’era mai preoccupato. Lui era fatto così: sicuro di sé, incurante del pericolo e dimentico di tutto ciò che non fosse il mare, la sua adorata nave e Aires.

Lo catturarono fuori dal suo elemento: a terra, mentre beveva allegro in una taverna. Il suo compagno di baldoria ci rimise le penne e lui fu portato via a fatica, ma in catene. Lo trascinarono in una segreta situata nell’entroterra, dove lo avrebbero tenuto finché non si fossero calmate le acque. Poi il capitano sarebbe stato consegnato direttamente alla milizia del re. Non era difficile immaginare quale sarebbe stata la sua sorte: penzolare con un cappio al collo nella piazza centrale della capitale, come monito per tutta la filibusta.

Quando la notizia arrivò sulla nave, l’imperturbabile Aires ebbe un istante di smarrimento. L’autore della cattura era un famoso cacciatore di taglie, tale Mauthar. Aveva cominciato la carriera come assassino al soldo di chiunque potesse pagarlo. Era stato preso durante una missione e in cambio della salvezza gli avevano proposto di cambiare attività. Non ci aveva pensato due volte. Le più eclatanti catture degli ultimi anni portavano tutte la sua firma. Non si fermava davanti a niente e agiva ovunque, per mare e per terra. Ma era sulla terraferma che aveva la tana ed era lì che bisognava cercarlo. Fu allora che, come nelle migliori storie d’avventura, entrò in gioco l’eroe. Quella notte Benares attraccò nella caletta dove era ormeggiata la nave di Aires. Pregustando una notte di piacere, si precipitò dalla sua amata, ma la trovò in lacrime.