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Nihal gli raccontò quello che era accaduto nel bosco.

Il mago la ascoltò scettico, poi osservò la Lacrima con occhio esperto. «Sì, è ambrosia, la resina del Padre della Foresta, cristallizzata, però non mi risulta che possa essere utilizzata per scopi magici.»

«Ma il folletto che me l’ha data ha detto che...»

«I folletti sono dei gran chiacchieroni» la interruppe il mago con sufficienza «ma di magia non capiscono niente, credimi.»

«Allora che cosa è successo, secondo te?» insistette Nihal. Quel mago iniziava a darle sui nervi.

«Con ogni probabilità, nulla. Forse tu e il tuo amico avete avuto un’allucinazione. O forse vi eravate scolati un sidro di troppo» ridacchiò il mago.

Nihal uscì dal suo alloggio per non rischiare di mettergli le mani addosso. Alla prima occasione avrebbe cercato le risposte che voleva alla biblioteca di Makrat.

Ebbe modo di andarci un mese dopo. A Makrat era stato ordinato un consiglio di guerra, a cui erano tenuti a partecipare tutti i Cavalieri di Drago schierati nella lotta contro il Tiranno.

Ido odiava quel genere di riunioni, ma dovette fare buon viso a cattivo gioco e portò con sé sia Nihal sia Laio.

Makrat era la capitale della Terra del Sole, una città piena di confusione e caotica perfino nel modo in cui le case si ammassavano le une sulle altre. Era sede dell’Accademia, nonché del Palazzo Reale. Per finire, ospitava la più grande biblioteca del Mondo Emerso. Si trovava all’interno del Palazzo Reale e per accedervi era sufficiente l’autorizzazione di un Cavaliere. Come Nihal immaginava, Ido non si fece pregare. Lo gnomo considerava la lettura fondamentale per la formazione di un Cavaliere e non dovette sembrargli vero che quella zuccona della sua allieva si fosse decisa a farsi un po’ di cultura.

La grande biblioteca di Makrat non smentiva la sua fama. Era la più completa raccolta di libri del Mondo Emerso, seconda solo alla mitica Biblioteca perduta della città di Enawar. Si trovava in una delle quattro torri del Palazzo Reale e si sviluppava lungo l’imponente scalinata che si avvolgeva a spirale su per il torrione. I gradini erano larghi e bassi, tanto che non si aveva quasi la sensazione di salire, ma quando si arrivava in cima e si guardava in basso, si restava senza fiato nel vedere la vertiginosa infilata di piani che scendevano a precipizio. Sul tetto, una cupola di cristallo provvedeva a dare luce all’interno.

Ogni piano era dedicato a una materia differente. C’era la sezione dell’astronomia, quella della storia, quella della poesia e naturalmente anche quella della botanica e dell’erboristeria. Più di cento scaffali stipati di tomi.

Gli occhi di Laio, che l’aveva accompagnata, brillarono. «Ci vediamo dopo» disse con voce sognante. Poi si diresse verso gli erbari.

La biblioteca era molto frequentata e Nihal si sentì subito fuori posto. Di guerrieri, ovviamente, non c’era neppure l’ombra. Maghi, invece, in abbondanza. Seduti ai tavoli e chini su enormi volumi polverosi, fermi e pensosi accanto agli scaffali, arrampicati sulle scale che portavano alle sezioni più alte delle librerie. Maghi ovunque, e tutti che si voltavano quando Nihal passava. Il tintinnio della spada, in genere così familiare, le parve all’improvviso un rumore insopportabile. C’era anche qualche giovane rampollo di famiglia nobile e pure loro la guardavano con sdegno. Certo, la conoscenza è roba da ricchi , pensò lei. Mica da morti di fame che devono difendersi dalla guerra. Nihal si sentì a disagio. In momenti come quello avrebbe voluto essere un po’ più femminile e non destare tanta curiosità. Si impose di ignorarli. Non era arrivata fin lì per fare bella figura, ma per cercare notizie sulla Lacrima.

Proseguì lungo le scale finché non trovò quello che cercava: i tre piani dedicati alla magia. Si avvicinò a un bibliotecario e gli spiegò di cosa aveva bisogno. L’uomo, che indossava una casacca di velluto grigio su cui spiccava lo stemma dorato della Terra del Sole, squadrò prima gli abiti della ragazza, poi la spada. «Vogliate seguirmi» disse con sufficienza, quindi la guidò fino all’ultimo piano e le indicò un ampio tavolo di marmo.

Tornò poco dopo con una pila di tomi voluminosi. «La biblioteca chiude alla sesta ora» disse lapidario mentre si allontanava.

Nihal guardò sconsolata il mucchio di libri. Sarebbe stato un lavoro lungo e noioso.

Scovò notizie su ogni artefatto magico esistente, lesse antiche leggende sui folletti, imparò tutto il necessario sui Padri della Foresta, ma nessun libro riportava una sola parola sulla Lacrima.

Trovò soltanto qualche riga sulla resina:

La resina dei Tomren, conosciuti dal volgo come Padri della Foresta, viene spesso usata come palliativo per le lievi sofferenze. Essa inoltre permette di ristabilirsi rapidamente dalle grandi fatiche. Quando essiccata, la resina assume una forma cristallizzata assai gradevole.

Seguiva una pagina di descrizione dettagliata. Alla fine, poche laconiche righe:

Le concrezioni di resina essiccata, da alcuni indicate con il nome di Lacrime, vengono talvolta utilizzate come pietre non preziose nell’arte orafa.

Nihal restò con il naso incollato ai libri fino a sera, ma non trovò nulla. Quando, scoraggiata e con la testa che le doleva, alzò gli occhi dall’ultimo volume, si rese conto che fuori era calato il buio. La vasta biblioteca era illuminata da massicci bracieri in bronzo e da grandi torce alle pareti. Si alzò in piedi, si stiracchiò e si guardò intorno alla ricerca del bibliotecario. Non lo vide, così scorse le ultime righe del tomo che aveva sottomano, senza la minima speranza di trovarci qualcosa di interessante: la solita descrizione circostanziata e una sfilza di cenni storici dell’uso della Lacrima nelle epoche passate. Nihal sbadigliò.

Poi però, sull’ultima pagina, notò uno strano simbolo, un timbro nero. Solo allora si accorse che era riportato identico anche sulla copertina. Cercò ancora il bibliotecario e finalmente lo vide seduto a un tavolo lontano. Si avviò verso di lui con il tomo in mano.

«Che cosa vuol dire questo?» Gli mostrò il simbolo.

Il bibliotecario fece una faccia strana e le tolse il libro di mano. «Che non avrei dovuto darvelo.»

«Peccato» rispose Nihal in tono sarcastico «l’ho già letto tutto. Allora, che cosa vuol dire?»

Il bibliotecario alzò gli occhi al cielo, ma Nihal non fece una piega e rimase lì, in attesa di una risposta.

«Vuol dire che l’autore del libro è stato condannato dal Consiglio. Libri del genere vengono dati in lettura con una certa cautela.» L’uomo guardò il nome sulla copertina. «Megisto. Certo, lo storico. Niente di troppo pericoloso. Si può leggere senza problemi.»

«E perché sarebbe stato condannato dal Consiglio?» insistette Nihal.

Il bibliotecario sospirò, rassegnato. «Era un mago mediocre, si dedicava più che altro a studi storici. Poi divenne un collaboratore del Tiranno, ma grazie agli dèi fu catturato e punito.»

Esattamente il genere di cose che eccitava la curiosità di Nihal. «Potete darmi qualche libro sulla storia di questo Megisto?»

«Non ha nulla a che fare con la vostra ricerca, mi sembra.»

Quel mago le dava sui nervi. Nihal gli rivolse un sorriso gelido. «Ho cambiato argomento di studio proprio adesso. Qualche problema?» Appoggiò con noncuranza la mano sull’elsa della spada.

L’uomo le scoccò un’occhiata infastidita e si incamminò verso una serie di scaffali neri.

Nihal non li aveva notati prima e il cuore le balzò in gola. Erano quattro, alti fino al soffitto e chiusi da una robusta grata in ferro battuto, a proteggere centinaia di volumi, anch’essi neri. Sul dorso di ciascuna copertina spiccava solo una runa scarlatta. Nihal sapeva di cosa si trattava, gliene aveva parlato Sennar: erano i Libri Proibiti. Vi era racchiusa la magia oscura, frutto del male. Sennar era stato vago sull’argomento e Soana era stata altrettanto evasiva, ma Nihal era al corrente che quella magia era proibita dal Consiglio. Era volta al sovvertimento malefico della natura e per ogni incantesimo richiedeva in pegno l’anima del mago. In quei libri erano celati i peggiori incantesimi di offesa, quelli che il Tiranno aveva perfezionato e portato alla forma più evoluta.