Выбрать главу

Quella notte Sennar non dormì molto e quel poco fu tormentato dai sogni: scene di guerra, suo padre, Nihal ferita. Poi Ondine che gli sorrideva, la sua bocca, la morbidezza del suo corpo.

Quando il soldato lo svegliò, gliene fu quasi grato.

«Preparati, partiamo» intimò la guardia.

Il mago si alzò di scatto. Era già arrivata l’ora dell’esecuzione? «Dove andiamo?» chiese con voce tesa.

«Dal conte. Vuole vederti.»

Forse da qualche parte c’erano davvero degli dèi che vegliavano sulle loro creature. Sennar fu pronto in pochi minuti. La guardia gli assicurò pesanti ceppi ai polsi e lo trascinò fuori dalla prigione.

La via era affollata. Tutto il villaggio si era radunato per vedere lo straniero venuto da lontano.

Dopo tanti giorni in cella, Sennar non era più abituato alla luce. Gli bruciavano gli occhi, i polsi incatenati gli dolevano, eppure si sentì rinascere.

Avevano appena lasciato il villaggio, quando udirono una voce femminile che li chiamava.

Sennar ebbe un sussulto. «Ondine...»

La ragazza correva verso di loro a perdifiato.

La guardia, lancia in resta, la obbligò a fermarsi. «Cosa vuoi?»

«Dove lo stai portando?»

«Non sono affari tuoi, sgualdrinella.»

A quelle parole, Sennar sentì montare la rabbia. Si trattenne a stento; non era il momento di ficcarsi nei guai. «Vado dal conte, non preoccuparti...»

La guardia gli diede un violento strattone e lo costrinse a riprendere il cammino.

Ondine gli si affiancò. «Come, dal conte?» chiese preoccupata. Il suo petto minuto si alzava e si abbassava per la fatica della corsa.

«Non preoccuparti» ripeté Sennar.

Il soldato si fermò bruscamente e le puntò la lancia al ventre. «Ora basta! Torna indietro o ti arresto!»

Sennar la guardò con dolcezza. «Ti prego, fa’ come dice, vai a casa.»

«Ma io voglio sapere...»

«Saprai tutto, te lo prometto» fece in tempo a dire Sennar, prima che la guardia lo trascinasse via.

La residenza del conte si trovava in un’altra ampolla e per raggiungerla dovettero attraversare uno di quei lunghi corridoi che il mago aveva intravisto. Il mare era ovunque: sopra la loro testa, sotto i loro piedi, di fianco a loro. Sennar non riusciva a smettere di guardarsi intorno. Camminava sul vetro spesso del condotto, circondato dal blu profondo delle acque, e gli sembrava di nuotare e volare allo stesso tempo. Per farlo procedere, di tanto in tanto la guardia doveva strattonarlo.

Arrivarono a destinazione dopo mezza giornata di cammino. La villa era un edificio dall’aspetto sobrio, rialzato rispetto al livello della strada. Vi si accedeva tramite una lunga scalinata e a Sennar ricordò l’Accademia dell’Ordine dei Cavalieri di Drago, a Makrat.

La guardia accompagnò il mago in una sala spoglia. Il conte fece il suo ingresso poco dopo e andò a sedersi su un massiccio scanno di pietra.

«Togligli le catene e vai» disse alla guardia.

Quando Sennar fu di nuovo libero, il conte gli fece segno di avanzare.

Sennar obbedì, mentre si massaggiava i polsi cerchiati di viola. L’attimo di silenzio che seguì gli parve durare un’eternità. La sua vita e quella di tutti gli abitanti del Mondo Emerso erano nelle mani di quell’uomo.

Il conte gli si rivolse con schiettezza. «Grazie a voi ho passato una notte infernale, consigliere. Le vostre parole mi hanno colpito. E ancora di più mi ha colpito che siate venuto solo e disarmato.»

«La mia è stata fin dall’inizio una missione di pace, conte.»

«Non posso dubitarne, è evidente. Tuttavia, chi mi assicura che i vostri compatrioti non siano animati da altri intenti?»

«La mia parola. E questa.» Sennar estrasse dalla tunica la pergamena e la porse all’uomo. «Qui trovate la proposta di alleanza del Consiglio. Come vedete, il documento attesta esplicitamente l’assenza di qualsiasi intento di conquista. In ogni caso, credetemi: le nostre forze militari sono già abbastanza provate dalla guerra perché possano essere impiegate in un attacco al Mondo Sommerso.»

Il conte si alzò e iniziò a passeggiare avanti e indietro per la sala. Sennar lo seguì con gli occhi, in attesa di una decisione definitiva.

L’uomo finalmente si fermò davanti a lui. «E sia. Vi accompagnerò personalmente dal re. Sarà Sua Maestà a decidere se darvi ascolto o no.»

Sennar avrebbe voluto urlare di gioia. Riuscì a malapena a darsi un contegno. «Voi non sapete quanto la vostra decisione mi rallegri.»

Il conte lo guardò con simpatia, poi tornò serio. «Non crediate che sarà facile convincerlo. Il primo pensiero del re saranno i suoi sudditi.»

«Cosa intendete dire?» chiese Sennar.

«Nelle nostre favole i cattivi sono uomini del Mondo Emerso, capite? La gente di Zalenia cresce nell’odio per quelli di Sopra. È contro questo che dovrete lottare.»

«Io voglio confidare che il vostro sovrano deciderà secondo giustizia.»

«La politica non si fa con la giustizia, consigliere» ribatté il conte. «Spesso chi governa è costretto a piegarsi al volere di chi è meno lungimirante. Credetemi. Lo so bene.»

«Dite? Io invece credo che, disgiunta dalla giustizia, la politica cessi di avere significato.»

Il conte scosse la testa. «Spero che la vita non debba mai deludervi o spegnere il vostro entusiasmo» disse mentre si congedava. «Il viaggio sarà lungo. Partiamo domattina stessa.»

Sennar percorse il lungo corridoio che conduceva all’uscita della villa con un sorriso stampato in faccia. Gli sembrava di camminare a un palmo da terra. Non era certo arrivato in fondo alla sua missione, ma la decisione del conte era un significativo passo avanti.

Aveva appena varcato il portone, quando la vide. Era seduta su un gradino, in attesa, con un cestino in grembo. Sennar scese la scalinata a precipizio. «Ondine!»

La ragazza si voltò, lasciò cadere il paniere e gli corse incontro. Gli gettò le braccia al collo e Sennar provò le stesse emozioni della sera prima.

«Ero così preoccupata» sussurrò Ondine. Poi si staccò da lui. «Che cosa ha detto il conte?»

Sennar tacque un istante, divertito dal modo in cui Ondine studiava la sua espressione. Infine la sollevò da terra e la strinse a sé. «È fatta! Mi accompagna dal re.»

Volteggiarono abbracciati, poi si lasciarono cadere sul prato che fronteggiava la villa. Sopra di loro, banchi di pesci volavano nell’acqua. Vivere sempre così: ecco cosa vorrei , pensò Sennar.

Ondine lo guardò negli occhi. «Vengo con te.»

Sennar rimase interdetto. «Con me? E i tuoi genitori?»

«Ho detto che forse sarei stata via per un po’» rispose lei con un’alzata di spalle.

«Ascolta, Ondine. Non credo che sia il...»

La ragazza lo interruppe posandogli un dito sulle labbra. «Ti ho salvato la vita, consigliere. Ho qualche diritto su di te.»

Dopo aver mangiato ciò che Ondine aveva portato nel cestino, si misero in cerca di un posto dove dormire. La ragazza cedette a Sennar il suo mantello e lo aiutò a coprire il più possibile il viso e i capelli, quindi si avviarono verso una locanda.

L’uomo che li accolse fece loro mille domande e trattò Ondine con scortesia, ma lei non sembrò farci caso.

«Abbiamo solo una stanza libera» disse infine il locandiere.

Ondine non si scompose. «Va bene, la prendiamo.»

A Sennar l’idea di passare la notte con Ondine risvegliò pensieri poco consoni alla situazione. Si rimproverò tra sé. Che razza di consigliere sei? Questa è una missione diplomatica. Non è il momento di lasciarti andare alle passioni.

Quando varcarono la soglia, però, a Sennar prese un colpo: nella stanza troneggiava un unico grande letto. «Non ti preoccupare» balbettò. «Io starò per terra.»

La ragazza lo guardò di sottecchi. «Sì, certo. Come vuoi.»

13

Salvataggio.

Si mossero con il buio. A Nihal non parve una scelta saggia. Certo, così erano protetti dall’oscurità, però la notte è un’arma a doppio taglio. Non ti possono vedere, ma neppure tu puoi distinguere con chiarezza il nemico. Tutti gli attacchi che Nihal aveva subito erano avvenuti di notte.