Выбрать главу

Sennar era ormai abituato a rischiare la pelle, ma la consapevolezza che la distanza tra la vita e la morte era solo nel labile confine delle sue parole lo colpì con violenza.

Il mago e il conte vennero condotti ai piedi del palco.

Fu allora che il re fece il suo ingresso. Lo precedette una corte numerosa e sfarzosa. C’erano donne bellissime e sottili come giunchi, vestite di semplici veli azzurrini che ne svelavano le forme a ogni passo, e cortigiani impomatati, abbigliati con pesanti vesti di broccato, d’un blu vivissimo. Nereo veniva per ultimo.

Sennar rimase allibito. Il sovrano del Mondo Sommerso era un ragazzino dall’aria efebica. Recava con sé uno scettro più alto di lui e avanzava maestoso, guardandosi intorno con aria di sfida.

Alla sua apparizione, un mormorio percorse la folla come un brivido, seguito da alte grida di giubilo che scandivano il nome del sovrano: «Nereo! Nereo!». Il conte si prostrò a terra e Sennar lo imitò.

Il sovrano fece un vago gesto con la mano e zittì in un istante l’uditorio. «Conte Varen...»

Varen si fece avanti. «Sì, Vostra Maestà.»

«Nella mia clemenza, voglio chiedervi ancora una volta se siete sicuro di quel che state facendo» disse serio.

Varen non rispose subito e Sennar trattenne il fiato. «Sì, mio sovrano» disse infine il conte a mezza voce.

«E sia.» Nereo fece un cenno al banditore che attendeva al suo fianco e l’uditorio fu messo a conoscenza dei fatti.

«Udite, udite! Oggi il nostro Splendido Sovrano darà udienza a uno di Sopra, il consigliere Sennar. Se egli lo saprà convincere delle ragioni che lo hanno spinto fin quaggiù, esaudirà le sue preghiere. Altrimenti il consigliere verrà decapitato per aver violato la legge che impedisce a quelli come lui di scendere a Zalenia. Insieme a lui verrà giustiziato il conte Varen della contea di Sakana, per aver messo in pericolo Sua Maestà Nereo.»

Il re fece un cenno e le guardie lasciarono Sennar, che si avvicinò al trono.

Nereo, dall’alto del suo scanno, non chinò neppure il capo per posare lo sguardo su di lui. «Puoi parlare, uomo di Sopra» disse in tono di sfida.

Sennar percepiva l’ostilità degli astanti, ma si fece coraggio e prese la parola: «Maestà, sono un consigliere...». «Alza la voce. Non riesco a sentirti» lo interruppe il sovrano.

Sennar capì che doveva provare a quel ragazzino di che pasta era fatto. «Sono Sennar, membro del Consiglio dei Maghi. Nel Mondo Emerso i consiglieri sono autorità politiche e rappresentano ciascuno una Terra. Io arrivo da quella del Vento ma sono qui a nome di tutto il mio popolo, inviato ufficialmente per cercare di interrompere l’isolamento che affligge i nostri mondi. Conosco bene la vostra storia, so che fuggiste dalla superficie e che scendeste fin qui per edificare un nuovo regno dove la guerra non esistesse. E ci siete riusciti, lo vedo» mentì. Il re continuava a guardarlo con sufficienza. «Però, su una cosa sbagliavate: il nostro mondo non era senza speranza. Con tenacia e volontà, siamo riusciti anche noi a conquistare la pace. Abbiamo vissuto in armonia a lungo, abbiamo costruito un futuro in cui nessuno conoscesse più il significato della parola guerra. E quel sogno si sarebbe realizzato, se qualcuno non avesse interrotto con la violenza il nostro cammino. Cinquant’anni fa un uomo, un mago, iniziò la conquista del nostro mondo. Si impadronì di una Terra dopo l’altra e oggi regna incontrastato su cinque delle otto Terre.» Nell’arena non si udiva un brusio, erano tutti impassibili. «Nessuno lo ha mai visto, non si serba memoria del suo nome, ma le sue azioni gli hanno meritato il titolo di Tiranno. Anche i suoi scopi sono oscuri, ma egli continua a lottare con le Terre ancora indipendenti e ha creato una razza di mostri, i fammin, che spargono morte e terrore.»

Il re fece un ghigno ironico. «Sicché siete di nuovo in guerra» disse divertito. Dai suoi cortigiani si levò un coro di risatine irritanti.

Sennar scosse la testa. «Non per nostra volontà, Sire.»

«La guerra, se non la si vuole, la si evita» disse Nereo con un sorriso di sufficienza.

«Quella in corso è la guerra di un singolo uomo contro la libertà del Mondo Emerso. È un’invasione, l’invasione di un essere che intende...» Sennar si interruppe all’improvviso, pervaso da una sensazione di disagio strisciante, appena percettibile. «Ci ha attaccati a tradimento, Maestà» riprese. «Ha fatto strage dei regnanti, ha inviato le sue truppe contro la nostra gente, ha voluto questo conflitto e l’ha ottenuto. Il Tiranno ha sterminato un intero popolo. I mezzelfi, vi ricordate di loro? Ne ha trucidati quasi la metà in una notte sola, poi li ha perseguitati ovunque fossero, uccidendo donne, bambini, guerrieri, vecchi.» Il sorriso morì sulle labbra di Nereo e uno strano silenzio scese sull’uditorio. Sennar cercava di ricordare il modo in cui Nihal gli aveva parlato di quella strage; voleva che le immagini di morte che popolavano la mente della sua amica rivivessero, perché il re percepisse tutto l’orrore di ciò che accadeva nel Mondo Emerso. «Di loro non è rimasto nulla, quasi neppure il ricordo. In pochi ancora sanno che calcarono la nostra terra. Eppure condividevano il vostro sogno, aspiravano come voi alla pace, erano vostri fratelli.»

Il silenzio si fece pesante. Le parole di Sennar avevano colto nel segno.

«Perché ci racconti questa storia?» chiese Nereo infastidito.

Ancora quel presagio indistinto. Il mago cercò di allentare a poco a poco le catene.

«Sono stato mandato dal Consiglio per chiedere rinforzi. Le nostre truppe sono allo stremo e presto soccomberemo. Il Mondo Emerso sarà un unico immenso deserto abitato dagli schiavi del Tiranno. Ma il Tiranno rappresenta un pericolo anche per Zalenia: quando avrà finito di conquistare la nostra terra, poserà il suo sguardo su di voi.»

Il disagio cresceva. Chiunque fosse, era tra la folla.

Nereo sembrava avere cambiato atteggiamento. Era più attento, e meno beffardo. L’accenno ai mezzelfi sembrava avere avuto effetto. «Io sono disgustato dagli orrori che costui ha compiuto, anche se non mi stupiscono, degni come sono del retaggio del popolo di superficie. Ma noi siamo assai lontani. E la divisione tra i nostri mondi è molto profonda e radicata nel tempo. Perché dovrebbe riguardarci?»

Uno spiraglio di dubbio si era aperto nell’alterigia del re. Per quanto i suoi modi fossero indisponenti e freddi, Sennar capiva che il suo interlocutore era tutt’altro che uno sciocco. E che davvero aveva a cuore la sua terra. Sennar decise che era il momento dell’affondo finale. «La guerra potrebbe già essere qui, Maestà» disse, scandendo le parole «senza che voi ve ne siate accorti. Quell’uomo potrebbe già tramare contro di voi, e i suoi piani potrebbero essere a un punto assai avanzato.»

Sennar sudava freddo, i sensi tesi al massimo. È qui, lo sento. Si sta preparando ad agire. Iniziò a guardarsi intorno, concentrato.

Nereo si mosse infastidito sul suo trono. «Se esiste anche una sola possibilità che quello che dici sia vero, sono costretto a tenerla in considerazione. Fisserò con te un’udienza riservata per...»

Fu allora che una sensazione vivissima di pericolo colpì Sennar come un colpo di spada. Si voltò e lo vide: sulle gradinate più basse, un uomo ammantato di nero si era alzato in piedi e puntava la mano verso il sovrano. Sennar non ebbe il tempo di riflettere, scattò in avanti e si preparò a recitare la formula di difesa. Il colpo partì e fu preciso, ma Sennar non sbagliò: un lampo verde andò a morire con fragore su una pallida barriera argentata.

Per un attimo sembrò che il tempo si fosse fermato: la folla, il re, le guardie, Varen, lui stesso, disteso a terra. Tutto era fermo, congelato. Sennar sentì un forte dolore a una gamba. Era stato colpito. Cercò di alzarsi, mentre un altro lampo si infrangeva sulla barriera che aveva eretto. Prima di ricadere, il mago vide l’emissario del Tiranno che scappava e si confondeva fra la folla terrorizzata. Dalle gradinate iniziarono a levarsi grida isteriche, la gente fuggiva, spintonata dalle guardie lanciate all’inseguimento.