Giunsero alla base a notte fonda. Sull’accampamento regnava un silenzio perfetto e si avviarono al passo verso le scuderie. Laio era appisolato sulla schiena di Oarf, che lo tollerava di buon grado, e Nihal sentiva che l’eccitazione cominciava a cedere il posto alla stanchezza. Non vedeva l’ora di infilarsi nel proprio letto. Avrebbe passato la sua prima notte da Cavaliere di Drago sotto le coperte, a pensare con calma a quello che era successo.
Mentre si avvicinavano alle scuderie, però, iniziarono a sentire un frastuono sempre più forte, fino a diventare un baccano infernale.
«Che cosa sta succedendo?» chiese Nihal a poche braccia dal portone.
Ido scese da Vesa e si diresse all’ingresso. «Ho un sospetto...» disse con un sorriso furbo. Poi spalancò la porta.
Dentro era una bolgia. Decine di fiaccole illuminavano le scuderie a giorno, l’aria era densa di fumo e risuonava una musica allegra. Tutti gli abitanti della base sembravano essersi pigiati là dentro e non ce n’era uno che non avesse in mano un boccale o un bicchiere.
«Eccoli!» urlò una voce, non appena Ido e Nihal, attoniti, misero piede nelle scuderie. Decine di teste si voltarono all’unisono verso di loro.
Nelgar si fece avanti con un boccale di birra in mano. «Lode ai due tipi più loschi di tutta la base: il terribile gnomo e la donna guerriero! Alla salute!» urlò allegro e tutti gli fecero eco, tra calici tintinnanti e risate.
Laio si svegliò stropicciandosi gli occhi.
«Ehi, tu, scudiero! C’entri qualcosa con questo putiferio?» chiese Ido.
«In effetti è stata una mia idea» rispose Laio con uno sbadiglio. «Però me n’ero scordato!»
Nelgar prese Nihal sottobraccio. «Vieni dentro, Cavaliere. Sei tu l’ospite d’onore!»
Al suo ingresso iniziarono a fioccare brindisi e complimenti.
«Io... non capisco...» disse Nihal confusa.
Ido aveva già il suo boccale colmo in mano. «Allora te lo spiego io: il tuo solerte scudiero ha pensato bene di riunire qui a festeggiarti tutti gli sfaccendati della base.» Quando si sollevò un coro di proteste, Ido alzò il boccale e lo mise a tacere. «Sai che ti dico, Nihal? Visto che ci tocca partecipare, tanto vale fare onore alla birra e alle danze!» Quindi levò in alto il boccale tra gli applausi.
La confusione ricominciò più caotica di prima, Laio si svegliò del tutto e Ido si scatenò come al suo solito. Nihal rimase imbambolata a ricevere le strette di mano dei compagni. Una festa in suo onore. Non sapeva se essere raggiante o imbarazzata. Nel dubbio se ne stava in piedi in mezzo alla massa di cavalieri, donne, soldati e scudieri. Sotto il suo naso spuntò un bicchiere colmo di birra.
«No, grazie, io non...»
«Poche chiacchiere» esclamò uno dei fanti. «Un vero Cavaliere non rifiuta mai da bere.»
Nihal prese il boccale, vi appoggiò le labbra e ne bevve un piccolo sorso.
Intorno a lei riecheggiarono commenti di disapprovazione: «Così bevono le signorine!», «Sei o non sei un Cavaliere di Drago?», «Tutto d’un colpo, forza!». Nihal prese fiato e li accontentò. Riemerse dal boccale tossendo a più non posso.
«Ora sì che ci siamo!» urlò una voce, scatenando l’ennesima salva di applausi e risate.
Anche Nihal scoppiò a ridere e sentì una strana sensazione riscaldarle il cuore. Le piaceva essere al centro dell’attenzione. Non lo avrebbe mai detto, ma le piaceva.
Tra brindisi, battute e musica, la festa decollò. Nihal parlava con tutti, rideva, scherzava. E beveva. E più beveva, più la testa si svuotava e più voleva bere ancora. Il mondo sembrava diventato più leggero, si sentiva a un palmo da terra. Se pensava ai dubbi della sera prima le veniva da ridere, perché ora era lì e doveva solo divertirsi. All’inizio guardò gli altri ballare: i fanti che volteggiavano con le loro mogli, le procaci vivandiere strette tra le braccia di qualche cavaliere. Poi vide venirle incontro Ido, con le guance rosse e gli occhi lucidi. Le fece un inchino e le baciò la mano. «Se non ricordo male, qualche mese fa, quando c’eravamo appena conosciuti, mi concedesti un ballo. Credo di avere diritto a un altro.»
«Sarà un onore, Cavaliere. Vi prego però di attendere qualche istante» scherzò Nihal. Ancora vestita della sua armatura, sgusciò tra i ballerini e, con la spada che sbatteva sulla coscia, volò fuori.
Entrò nella stanza di Ido barcollando e chiedendosi perché all’improvviso il mondo avesse iniziato a girare più veloce. Aprì in fretta e furia la cassapanca e tirò fuori un vestito verde che si era comprata prima di farsi tatuare. Cercò di ricordarsi come si legava il corpetto e come andassero sistemate gonna e sottogonna. Ci mise un po’ e dovette litigare con i passanti e tutti i vari lacci e lacciuoli, ma alla fine ci riuscì. Scalciò via gli stivali e fu pronta.
Si fiondò fuori dalla capanna e corse a piedi nudi verso le scuderie. Quando arrivò davanti all’ingresso non azzeccò la posizione della porta e andò a sbattere contro lo stipite. Accidenti. Chi l’ha spostata? Si riprese dalla botta, lisciò la gonna, fece un bel respiro ed entrò.
Il primo ad accorgersi di lei fu un fante, che diede una gomitata allo scudiero che gli stava accanto. Poi, a uno a uno, tutti si voltarono verso l’ingresso.
I suonatori ammutolirono, i ballerini si bloccarono e i bicchieri rimasero a mezz’aria. Il vestito era semplice, niente di pretenzioso, e non era nemmeno della sua taglia, ma Nihal era comunque bellissima. Il silenzio fu rotto da un «Però!» assai poco elegante.
Nihal avanzò un po’ impacciata, cercando di non ridere. «Sono qui per voi, Cavaliere» disse, dopo essersi fermata davanti al suo maestro.
«E questo da dove esce?» chiese Ido.
«Regalo di compleanno» rispose lei, mentre porgeva la mano allo gnomo.
La musica riattaccò più vivace di prima. Nihal non conosceva un solo passo di danza, ma Ido era un ballerino provetto e le bastò seguirlo, sbirciando ora i suoi piedi ora quelli delle coppie intorno a lei.
Ido fu solo il primo a chiederle l’onore di un ballo. Il secondo fu Laio, finalmente sveglio ed eccitato dalla festa, che la trascinò in una danza stranissima che nessuno aveva mai visto. Poi fu la volta di molti altri.
Nihal si sentiva bene, allegra, senza pensieri. Quella notte era una ragazza come tutte le altre: le sue orecchie si erano accorciate, i suoi occhi rimpiccioliti e i capelli non erano più blu, ma castani, biondi, neri. Il tempo volava intorno a lei, le ore scorrevano via rapide e altrettanto faceva la birra, che le alleggeriva la testa e le gambe.
Al culmine dei festeggiamenti una voce domandò: «Ido, sbaglio o hai dimenticato qualcosa?». Lo gnomo trangugiò l’ennesimo boccale. «Mi sa proprio di sì» disse, dopo essersi pulito i baffi con il dorso di una mano.
«Allora non è un vero Cavaliere.»
«Giusto! La prova! Ci vuole la prova!» commentarono altre voci.
Nihal aveva difficoltà a concentrarsi e a mettere in ordine i pensieri. Di che accidenti stavano parlando?
«Veramente è un po’ tardi... e non so se sono in grado...» si schermì Ido.
A poco a poco, tutti i presenti iniziarono a scandire: «Prova! Prova!» finché lo gnomo non fu costretto ad abbozzare.
«E sia!» esclamò Ido. «Che la prova abbia inizio.»
Nihal si trovò caricata sulle spalle di un fante. Cercò Laio e lo vide ridacchiare al suo seguito. «Ehi! Che cosa sta succedendo?»
«Niente, è un’usanza dell’Ordine. In qualità di nuovo Cavaliere, devi solo battere il tuo maestro in un duello coi draghi...»
A Nihal ci volle qualche secondo per realizzare. «Ma io ho bevuto! Come faccio a...»
Quando il fante la scaricò di fronte a Oarf, Nihal iniziò a ridere. «State scherzando, vero? I nostri draghi sono stanchi per il viaggio, a me gira tutto, non ho la mia spada e poi guardate come sono vestita!» protestò, ma le sue parole caddero nel vuoto.
Un Cavaliere le diede una pacca sulla spalla. «La spada ora te la porta Laio, non ti preoccupare. Quanto all’abbigliamento, credo di interpretare il volere di tutti dicendo che devi combattere così.»