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«Sì, Sheireen. Solo tu puoi ancora chiedere aiuto agli spiriti. Il Tiranno domina con la magia. Con la magia ha creato i fammin, con la magia ha eretto la sua Rocca, con la magia soggioga i suoi sottoposti. Ma tu puoi rompere questo dominio: raccoglierai tutte le pietre, gli spiriti naturali saranno evocati e la magia del Tiranno scomparirà.»

«Sono passati secoli, Reis» intervenne Sennar. «Le pietre possono essere state trafugate o disperse, i santuari distrutti...»

La vecchia alzò il viso sul ragazzo. «Non mi hai ascoltato, consigliere? Solo chi ha sangue elfico può toccare le pietre, gli altri sono destinati alla morte. E la distruzione di un santuario non significa nulla: è il luogo in cui sorge a conferire sacralità, non l’edificio.»

Nihal scosse la testa. «Ma io sono elfo solo a metà.»

«Gli spiriti ti esaudiranno lo stesso, Sheireen. Però dovrai stare attenta, perché l’amuleto succhierà la tua linfa vitale...»

«Cosa?» la interruppe Sennar. «Tu sei pazza, vecchia!»

«Un consigliere dovrebbe essere capace di ascoltare, ragazzo» disse Reis in tono severo. «Sheireen vivrà, se sarà abbastanza forte, ma ricordatevi che il potere del medaglione dura un giorno: per un giorno, dopo che Sheireen avrà evocato gli spiriti, il Tiranno non potrà usare la sua magia. In quel tempo occorrerà batterlo.»

Nihal si rigirò l’amuleto tra le mani. «È per questo che sono viva, Reis?»

La vecchia annuì. «Sì, Sheireen. Lo scopo della tua esistenza è liberare il Mondo Emerso dal Tiranno.»

«Dove si trovano i santuari?» chiese Nihal.

«Sarà l’amuleto a indicarteli. Il tuo cuore saprà dove cercare.»

Sennar fremeva a fianco di Nihal. «No. No, è impossibile» sbottò il mago. «La maggior parte dei santuari è in territorio nemico. Bisognerà attraversare il fronte, viaggiare in tutto il Mondo Emerso...»

La vecchia lo ignorò e si concentrò sulla ragazza. «Questo è il tuo destino, Sheireen, non puoi sottrarti. Tutto ciò che ti è avvenuto, dalla tua nascita fino a oggi, è servito perché tu arrivassi a questo. Non vuoi la vendetta, Sheireen? Non vuoi la distruzione del Tiranno? Sì, le vuoi. Sento il tuo cuore traboccare d’odio.»

Nihal guardava la vecchia con timore. Le sue parole la confondevano e neppure la vicinanza di Sennar riusciva a rassicurarla.

«Accogli il tuo odio, Sheireen! Nutrilo, seguilo, perché ci libererà dal male! Ti sto offrendo la possibilità di annientare chi ha sterminato il tuo popolo! Pensa a tutte le notti insonni, ai volti contratti dal dolore che affollano i tuoi sogni...»

Il medaglione sfuggì dalle dita di Nihal e rimbalzò tintinnando sul tavolo. «Come sai dei miei sogni?» chiese alzandosi. Lo sgabello su cui era seduta cadde a terra.

«Dovresti ringraziarmi, Sheireen...» mormorò Reis.

Nihal sguainò la spada e gliela puntò alla gola. «Dimmelo!» urlò.

Reis sospirò e fece cenno di sì con il capo. «Quando conobbi la verità su di te, capii che dovevo trovare un modo perché tu non potessi sottrarti al tuo compito...»

La voce di Nihal era un sussurro. «Non è possibile...»

«Fu allora che recitai l’incantesimo: vi profusi tutte le mie capacità, perché era una formula proibita, difficile da evocare. Ma dovresti ringraziarmi, Sheireen» ripeté. «Senza il mio intervento non avresti mai impugnato la spada, non avresti mai scoperto la tua forza...»

«Non è possibile» continuava a ripetere Nihal. «Non è possibile...»

«Sì, Sheireen. Fui io ad aprire la tua mente ai sogni.»

Nella stanza calò il gelo. Non si sentiva alcun rumore, se non il debole scroscio della cascata in lontananza. La spada nera tremava nelle mani di Nihal.

«Sapevo che Soana non avrebbe mai avuto il coraggio di fare di te la vendicatrice di cui avevamo bisogno. Ma se tu avessi saputo, se avessi visto con i tuoi occhi...»

Il viso di Nihal era terreo. «Ero solo una bambina» disse, scandendo le parole «e tu hai mandato legioni di spiriti a tormentarmi. Ora sono una donna e non c’è stata notte in cui...»

«Quando avrai portato a termine la tua missione i sogni svaniranno, Sheireen. Ma finché non avrai fatto quel che devi, i morti ti perseguiteranno. Per sempre.»

«Maledetta!» urlò Nihal. Con un fendente spaccò il tavolo davanti a Reis.

La vecchia rimase immobile. «La tua forza è nell’odio» disse con un sorriso. «Sono io che ti ho dato quella forza, sono io che ho fatto di te quello che sei.»

«Io non sono una tua creatura!»

«Oh, sì che lo sei...» sogghignò Reis.

Nihal aveva già alzato il braccio per colpire, quando sentì il tocco caldo di una mano, una mano che si avvolgeva intorno alla sua.

Sennar la costrinse a girarsi. «Rinfodera la spada e andiamocene» disse con voce calma. «Adesso.»

Nihal rimase lì, indecisa, i battiti del cuore che le rimbombavano in testa. Abbassò piano la spada finché non le pendette inerte lungo il fianco. Quindi si diresse verso la porta della capanna senza una parola. Il medaglione giaceva a terra, tra i pezzi del tavolo fracassato.

«Sheireen!» la chiamò Reis. «Non puoi voltare le spalle al tuo destino!»

Prima di uscire, Sennar guardò la vecchia con durezza. «Ti ho appena salvato la vita, Reis. Taci, se non vuoi che cambi idea.»

Nihal si era raggomitolata su una piccola sporgenza di roccia sotto la casa della vecchia. Sennar si calò giù fino a raggiungerla, le si sedette accanto e le sfiorò un braccio.

«Vieni via» le sussurrò, ma non ricevette risposta. Allora si accovacciò e la costrinse a guardarlo. «Qui non c’è niente di quello che cercavi, Nihal.»

Il volto della ragazza era rigato dalle lacrime. «Quante volte mi sono ripetuta che non potevo vivere solo per vendicarmi, Sennar? Tu lo sai quanto ho lottato... E per cosa?»

«Ti sbagli» disse Sennar.

Nihal continuò a guardare davanti a sé, con lo sguardo perso. «Non lo vedi, Sennar? La mia vita è un disegno perfetto. Combatto perché un giorno i miei genitori mi consacrarono a un dio di cui non conoscevo neppure il nome. Gli incubi mi perseguitano per indurmi a raccogliere otto maledette pietre in giro per il mondo. È già tutto scritto, tutto deciso. Sono un’arma nelle mani di qualcuno, non ho il diritto di essere una persona.»

Sennar la costrinse ad alzarsi e la prese tra le braccia, poi la strinse. «La tua vita è solo tua, Nihal, è questa l’unica cosa che conta. Ora andiamocene e dimentichiamo tutta questa storia.»

27

Un esercito di morti.

Sul finire del viaggio di ritorno, Nihal e Sennar notarono che qualcosa non andava. A mano a mano che si avvicinavano a Laodamea, l’aria sembrava sempre più carica di elettricità e i villaggi che sorvolavano erano percorsi da una strana agitazione.

D’un tratto videro un puntino nero volare loro incontro nell’aria. Nihal temette che potesse essere un nemico e sguainò la spada, ma si accorsero presto che era Ido in groppa a Vesa.

Lo gnomo fece loro segno di atterrare su una bassa collina.

«Come mai da queste parti? Vieni a scortarci?» scherzò Sennar, mentre gli andava incontro. Poi vide il viso dello gnomo, serio e tirato.

«Cosa è successo?» chiese Nihal preoccupata.

«In vostra assenza le cose sono precipitate. È scattata un’offensiva senza precedenti contro la Terra dell’Acqua: l’esercito del Tiranno sta per raggiungere la barriera eretta dalle ninfe. La battaglia è imminente, Nihal. C’è bisogno di te sul campo.» Ido rimontò in sella. «Seguitemi.»

La testa di Nihal si svuotò in un istante di tutti i pensieri che l’avevano accompagnata fino a quel momento. Risalì sulla groppa di Oarf e lo incitò a volare il più veloce possibile, mentre Sennar si stringeva a lei.

Ido li condusse al vasto altopiano della Terra dell’Acqua che si affacciava sul confine con quella del Vento. Appena arrivarono, Laio corse incontro a Nihal, pallido e spaventato.

«Sta succedendo qualcosa... qualcosa di strano...» disse mentre la accompagnava allo schieramento delle sue truppe.