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— Lascia perdere — lo interruppe Roscoe, impaziente.

— Adesso quanto abbiamo?

Salmon sorrise. — Il cinquatatré per cento.

— Splendido! — disse Roscoe, anche se il suo viso non rifletteva nessuna passione per il bello. Sembrava che avesse appesa ucciso qualcuno e ne fosse felice.

— Però… — iniziò Salmon, esitante.

Roscoe si protese in avanti.

Salmon disse: — …c’è questo Topp che parla un po’ troppo col procuratore distrettuale. Hanno una mezza idea di denunciarci: acquisizione illegale di azioni, forse violazione della legge anti…

— Il procuratore distrettuale… — l’interruppe Roscoe. Lo disse a voce molto bassa, ma Salmon, attento, si fermò subito. Roscoe si appoggiò all’indietro sulla poltrona. — Il procuratore distrettuale è vecchio. Se gli venisse un attacco cardiaco nessuno resterebbe sorpreso. Io conosco un dottore… Be’, lo faremo sparire. E magari anche Topp.

— Sospetto, signore, che sarebbe meglio limitarci a spaventare Topp. Se comincia a sparire troppa gente di un certo gruppo…

— Okay. Se sa che controlliamo la maggioranza delle azioni del Tif, tornerà con la coda fra le gambe… — Roscoe sorrise, guardò distrattamente fuori dalla finestra…

L’immagine scomparve, fu sostituita da Città.

— Come hai fatto a riprendere quella scena? — chiese Cole.

— Roscoe ha la mania di registrare tutto. Un po’ come Nixon e i nastri della Casa Bianca, solo che Roscoe non ha imparato niente dagli errori di Nixon. Comunque, registra le riunioni perché quelli del sindacato criminale attaccano un collega solo quando sanno di poter salvare le loro schifose code nude, e Roscoe è convinto che se tiene registrazioni audiovisive inconfutabili di quello che combinano assieme, se anche gli altri tentassero di deporre contro di lui in segreto, con la protezione dell’Fbi, potrebbe sempre rovinarli tutti. Gli altri membri del suo clan lo sanno, e la cosa serve da deterrente contro il tradimento. Provvede lui stesso a caricare e scaricare la cinepresa. I nastri li tiene chiusi in una camera di sicurezza.

— È stupido. Il rischio che la polizia se ne impossessi senza la sua autorizzazione è più grave di ciò che vuole prevenire. È proprio dai idioti conservare quei nastri. Se i poliziotti ricevessero dalla magistratura l’ingiunzione di aprire la camera di sicurezza…

— Sì — disse Città. — Per fortuna non lo capisce. È fanatico delle proprie idee e maledettamente testardo. Crede di essere infallibile.

— Allora perché non fai vedere questi nastri al questore capo, sul suo televisore?

— È venduto all’Uee. E poi, non potrei comunicare con lui. Mi sarebbe molto difficile. Penserebbe di stare impazzendo. Tu… In un certo senso è come se tu mi evocassi. Non ho problemi a raggiungerti. A ogni modo, come unica prova i nastri non funzionerebbero, perché noi ce li saremmo procurati in maniera illegale. Prove acquisite illegalmente.

— Già. Perché dovremmo rubarle. E a questo punto sarebbe difficile convincere la polizia a chiedere un’ingiunzione… Ehi, ma come hai fatto a proiettarmi un nastro che Roscoe tiene chiuso in camera di sicurezza?

— In questo momento il nastro è sul videoregistratore. Roscoe lo stava guardando, studiava le facce dei suoi complici in cerca di indizi di tradimento… è un altro dei motivi per cui registra le riunioni… e lo hanno interrotto. Ha lasciato il videoregistratore acceso. Io ho fatto scorrere il nastro all’indietro e poi l’ho rimandato avanti. Te l’ho trasmesso qui via collegamento elettronico. L’alimentazione…

— Ma questo è un televisore!

— No, è una parte di me. Un televisore è un canale d’uscita per la città. Un neurone del mio cervello. I mezzi che uso per trasformare l’immagine in impulsi elettronici che poi faccio passare nei cavi d’alimentazione e trasmetto al tuo apparecchio… be’, sono troppo complicati per spiegarli in due parole. E non mi resta molto tempo per parlare con te. Comunque, è una forma di telecinesi. Manipolo i segnali elettronici col pensiero. Di notte, ho a mia disposizione l’energia di ogni accumulatore cerebrale della città. Il cervello immagazzina elettricità. Quando la gente dorme, io riesco ad assorbirla… Di giorno ho solo l’energia di quelli che dormono durante il giorno. Pochi, quindi ho una potenza limitata. Anche se mi vengono in soccorso quelli che guardano la televisione, dato che in genere anche quello è un modo di dormire… Io sono il totale delle percezioni inconsce di ogni cervello della città. E sono anche Rufe Roscoe, sono il qualcosa di autodistruttivo che è in lui.

Città s’interruppe, mentre Cole cercava di assorbire quelle informazioni.

Poi Città chiese: — Perché pensi che abbia scelto te, Cole?

— Perché?

— Perché… in questo momento non stai urlando di terrore. Sei nervoso, ma non disorientato. Quasi tutti resterebbero orripilati se apparissi loro così, se parlassi direttamente, se raccontassi queste cose. Tu comprendi istintivamente la Grande Realtà Urbana. Le geometrie segrete della città.

— Huh… Se lo dici tu.

— E poi, Cole, le tue pareti sono coperte di miei ritratti.

Cole sorrise. Città, no.

— Già… — cominciò Cole, allontanando lo sguardo dallo schermo. — Quindi immagino che tu… che tu voglia che io… faccia qualcosa per te. Giusto?

— Bisogna fermarli.

— Quei delinquenti? — Cole guardò la scheda perforata dell’Uee e annuì. — Il club è la mia unica ragione di vita.

— Sì. Quei delinquenti…

“Solo i delinquenti?” si chiese Cole.

— Forse — disse — potrei assoldare qualcuno che penetri nella camera di sicurezza e rubi i nastri. Se non la polizia, almeno i giornali potrebbero usarli come prova…

Città scosse la testa. — No. Nessuno riuscirebbe a entrare senza il mio aiuto. Tu ce la faresti, ma ti ucciderebbero subito se avessi i nastri. Per prima cosa, incoraggeremo le divisioni all’interno della loro organizzazione. Che si scannino a vicenda. I nastri li useremo solo dopo averli indeboliti. Li tireremo fuori quando avremo trascinato l’Uee in tribunale. Li passeremo ai giornali, metteremo le giurie contro di loro. Quando sarà il momento, te li farò avere. Ma ci sono altre cose da fare prima. E devi farle tu.

Cole scosse la testa.

Città annuì, cupo.

Cole scosse violentemente la testa. — Ehi, posso aiutarti nei tuoi piani, posso trovare gente che… che faccia quello che vuoi. Ma non sono in grado di farlo io. Non sono mica James Bond, amico. Sono giù di forma.

— Tu sei l’unico con cui io possa lavorare. Tu e quella donna. E forse nemmeno lei. Vedremo.

— Cosa diavolo posso fare, io?

— Un sacco di cose, con la mia assistenza. Hai visto cos’è successo ai vigilantes. Ai cosiddetti vigilantes.

Cole meditò. Prese il sigaro dal posacenere, lo riaccese, soffiò nubi di fumo purpureo. — Mi porteranno via il club — disse, per autoconvincersi. — E io non ho nient’altro. Quindi, se mi uccidono, chi se ne frega? — Però la mano gli tremava, e la cenere cadde troppo presto dalla punta del sigaro.

Un momento dopo, si sentì stordito. Come gli era successo quando era più giovane, quando si gettava in affari da solo.

— Credevo di avercela fatta — commentò. — Dieci anni fa, quando ho comperato il club. Credevo che sarebbe stato facile. E invece, ogni settimana una lotta continua solo per…

— Cole — lo interruppe Città — io posso aiutarti a fermarli. Posso far accadere cose che ti saranno senz’altro utili. Ma solo di notte. Ricordalo. Di giorno posso parlarti… qualche volta.