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Solo quando Ann andò al vagone-ristorante a prendere il tè seppe da chi era composto il quartetto: Harry Hargreaves e i suoi solisti.

«Eseguiremo Schoenberg,» disse Harry. «Giusto per rintronargli un poco le orecchie. Che gente è?»

«Una festicciola di campagna, a quel che ho capito.»

«Deve essere gente abbastanza ricca, a giudicare dai compensi che offrono.»

Il viaggio da Bristol a Nortonstowe fu piacevolissimo. Si avvertiva già un sentore di primavera precoce. L’autista li portò al maniero, li guidò per i corridoi, aprì una porta: «I signori di Bristol!»

In verità Kingsley non aspettava nessuno, ma si riprese subito.

«Salve, Ann! Salve, Harry! Sono proprio contento.»

«Felice di rivedervi Chris. Ma di che si tratta? Com’è che ti sei trasformato in un signorotto di campagna? In un lord direi, considerando la magnificenza di questo posto… Tutti questi ettari di terra…»

«Be’, abbiamo un incarico speciale del governo. Pare che a loro avviso ci occorra un po’ di elevazione culturale. Ecco perchè vi hanno mandato qua,» spiegò Kingsley.

Fu una magnifica serata, sia la cena che il concerto, e la mattina dopo i musicisti se ne andarono a malincuore.

«Be’, addio Chris, e grazie per la bella serata,» disse Ann.

«Credo che la macchina vi aspetti. Peccato che dobbiate andarvene così presto.»

Ma non c’era affatto la macchina e nemmeno l’autista ad aspettare.

«Non importa,» disse Kingsley, «son certo che Dave Weichart sarà ben lieto di portarvi a Bristol con la sua macchina; purtroppo chissà che confusione con tutti quegli strumenti!»

Sì, Dave Weichart era disposto a portarli a Bristol, e c’era davvero confusione, ma dopo un quarto d’ora riuscirono a partire, ridendo come matti.

Mezz’ora dopo erano tutti di ritorno. I musicisti erano perplessi, mentre Weichart era furibondo. Guidò il gruppo nell’ufficio di Kingsley.

«Che sta succedendo, Kingsley? Quando siamo arrivati al posto di guardia non ci hanno lasciato oltrepassare la barriera. Dicono di avere ordine di non lasciar passare nessuno.»

«Abbiamo tutti degli impegni stasera a Londra,» fece Ann, «e se non andiamo via subito perderemo il treno.»

«Be’, se non riuscite a passare dal cancello principale, ci sono altre vie d’uscita,» rispose Kingsley. «Lasciate fare a me.»

Stette dieci minuti al telefono mentre gli altri scalpitavano d’impazienza. Alla fine posò il ricevitore.

«Non siete i soli a prendervela. Altra gente ha cercato di uscire, ma li hanno fermati. Pare che ci siano guardie tutto in giro. Forse è meglio che telefoni a Londra.»

Kingsley premette un bottone.

«Pronto, è la stazione di sorveglianza al cancello principale? Sì, sì, capisco che agite per ordini superiori. Lo capisco. Desidero questo, ascoltate bene: voglio che telefoniate a White Hall 9700. Appena vi danno questo numero pronunziate le lettere <Q U E>, e chiedete del signor Francis Parkinson, segretario del Primo ministro. Quando il signor Parkinson entra in linea, ditegli che il professor Kingsley gli vuole parlare. Poi passatemi la comunicazione. È chiaro? Ripetete quel che vi ho detto.»

Dopo pochi istanti Parkinson era in linea e Kingsley cominciò.

«Pronto, Parkinson. Mi dicono che stamane lei ha fatto scattare la trappola… No, no, non mi lamento. Me lo aspettavo. Lei può mettere tutte le guardie che vuole intorno a Nortonstowe, ma dentro non ne voglio. Le telefono per dirle che le comunicazioni con Nortonstowe d’ora in poi avverranno in un altro modo. Niente più telefonate. Intendiamo tagliare tutti i fili che ci collegano coi posti di guardia. Se volete comunicare con noi servitevi del collegamento radio… Se il trasmettitore non è ancora a posto è affar vostro. Non dovevate chiedere che tutte le comunicazioni passassero per il Ministero degli Interni… Non capisce? Peggio per lei. Se non avete la capacità di governare il paese in un periodo di crisi, almeno dovreste saper costruire dei trasmettitori. Oltretutto noi ve ne abbiamo dato il disegno. C’è un’altra questione, e vorrei che lei ne prendesse ben nota. Se non permettete a nessuno di uscire da Nortonstowe, noi dal canto nostro non permetteremo a nessuno di entrarci. O meglio, ora che ci ripenso, lei Parkinson, ma lei soltanto, può venire se vuole. Ma gli altri niente. È tutto.»

«Ma è una storia ridicola,» disse Weichart. «Ma come, in pratica siamo carcerati? Non sapevo che cose simili accadessero in Inghilterra.»

«In Inghilterra può succedere tutto,» rispose Kingsley. «Solo la spiegazione che ne danno a volte è insolita. Se volete tenere carcerato un gruppo di uomini e di donne in una tenuta di campagna, in qualche parte d’Inghilterra, non dite certo alle guardie che stanno lì a custodia di una prigione. Dite invece che quelli che son dentro debbono essere protetti contro i tipacci che cercano di entrarvi dal di fuori. Perciò qui la parola d’ordine è proteggere, non sorvegliare.»

E veramente il capo della polizia locale aveva l’impressione che a Nortonstowe si custodissero segreti atomici capaci di rivoluzionare l’applicazione industriale dell’energia nucleare. Pensava anche che le spie straniere avrebbero fatto l’impossibile per carpire quei segreti. Sapeva che i segreti sarebbero filtrati attraverso qualcuno che lavorava a Nortonstowe. Perciò ci voleva poco a concludere che bisognava impedire a chiunque di entrare o di uscire da quel posto. Del resto il ministro dell’Interno in persona gli aveva confermato che le cose stavano così. Quasi quasi era disposto a pensare che fosse indispensabile fornire un rinforzo ai suoi poliziotti facendo venire anche la truppa.

«Non so di che si tratti, ma noi cosa c’entriamo?» chiese Ann Halsey.

«Sarebbe facile per me fingere che vi trovate qui per caso,» disse Kingsley, «ma non voglio. Voi siete qui come parte di un piano. Ci sono anche altre persone. C’è il pittore George Fisher, che ha avuto l’incarico dal governo di fare certi disegni di Nortonstowe. Poi c’è John McNeil, il giovane medico, e Bill Price, lo storico: lavorano nella vecchia biblioteca. Credo che sia meglio riunirvi tutti e poi vi darò la migliore spiegazione possibile.»

Quando furono giunti Fisher, McNeil e Price, Kingsley ragguagliò tutti, in termini chiari, sulla scoperta della Nuvola nera, e sui fatti che avevano determinato la creazione di Nortonstowe.

«Capisco, così si spiegano le guardie, e così via, ma non vedo la ragione per cui noi siamo qui. Tu ci hai detto che non è stato per caso. E allora perchè noi e non qualcun altro?» chiese Ann Halsey.

«Colpa mia,» rispose Kingsley. «Credo che le cose siano andate così. Gli agenti del governo hanno trovato un mio libretto di indirizzi. C’erano i nomi degli scienziati che io ho consultato a proposito della Nuvola nera. Ritengo che, una volta scoperti certi miei contatti, il governo abbia deciso di non fare eccezioni e di prendere tutti quelli che figuravano in quel libretto. Mi dispiace.»

«Accidenti, è stata una grossa imprudenza da parte tua, Chris,» esclamò Fisher.

«A dir la verità in queste ultime sei settimane ho avuto molti grattacapi. E dopotutto la vostra situazione non è così malvagia. Avete tutti riconosciuto che il posto è bello. E quando ci sarà la crisi, avrete assai maggiori probabilità degli altri di sopravvivere. Se sopravvivere è possibile, toccherà certamente a noi. Perciò in fondo potete riconoscere di aver avuto fortuna.»

«Ma questa storia del libretto di indirizzi, Kingsley,» disse McNeil, «non mi sembra che valga nel mio caso. Se ben ricordo ci siamo conosciuti solo qualche giorno fa.»

«A proposito, McNeil, posso chiederle perchè lei è qui?»

«Ecco, stavo cercando un luogo per costruirvi un nuovo sanatorio, e mi hanno raccomandato Nortonstowe. Al ministero della Sanità Pubblica mi hanno suggerito di visitare il posto di persona. Ma non capisco perche hanno mandato proprio me.»