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«Forse perchè avessimo un dottore sul posto.»

Kingsley si alzò e andò alla finestra. Le ombre delle nuvole si rincorrevano sui prati.

Un pomeriggio, verso la metà di aprile, Kingsley tornò a casa dopo una bella camminata per Nortonstowe, e sentì che la stanza era piena d’un fumo odoroso d’anice.

«Ma che…!» esclamò, «per tutti i diavoli, Geoff Marlowe! Ormai avevo rinunciato all’idea di averla qui. Come ha fatto ad arrivarci?»

«Con l’inganno e il tradimento,» rispose Marlowe masticando un panino. «È un bel posto. Vuole del tè?»

«Grazie, molto gentile.»

«Di nulla. Dopo la vostra partenza ci mandarono a Palomar, e lì potei fare una certa quantità di lavoro. Poi ci spostarono tutti nel deserto, eccettuato Emerson: credo che l’abbiano mandato qua.»

«Si, abbiamo Emerson, Barnett e Weichart. Temevo che avessero mandato anche lei nel deserto. Ecco perchè ho tagliato subito la corda, appena Herrick disse che partiva per Washington. Cosa è successo quando hanno scoperto che mi aveva lasciato scappare? Gli hanno tirato le orecchie?»

«Credo di si, ma non ne ha parlato molto.»

«A proposito, suppongo che l’A. R. lo abbiano mandato da voi. È così?»

«Sì signore. L’Astronomo Reale è funzionario di collegamento britannico con il programma U. S.»

«Buon per lui. Si troverà benissimo, credo. Ma non mi ha ancora detto come è riuscito a svignarsela dal deserto e perchè ha deciso di partire.»

«Il perchè è facile. Se fossi rimasto là sarei morto.»

Marlowe prese una manciata di zollette dalla zuccheriera. Ne mise una sul tavolo.

«Ecco, questo è l’uomo che sgobba.»

«Coine lo chiamate?»

«Non mi pare che abbia un nome particolare.

«Qui noi lo chiamiamo <bod>.»

«<Bod>?»

«Certo. È abbreviativo di body [corpo].»

«Be’, noi non lo chiamiamo in questo modo, ma va bene lo stesso,» continuò Marlowe.

Poi mise sul tavolo una fila di zollette.

«Sopra il <bod> c’è il caposezione. Tenuto conto della mia anzianità, il caposezione sono io. Poi viene il direttore. Hanno fatto direttore Herrick, nonostante la tirata d’orecchie. Poi c’è il nostro vecchio amico, il direttore generale. Poi, sopra di lui, c’è il vice-ispettore, e poi… l’ispettore, che diamine! Sono tutti militari, certo. Poi viene il supervisore. È un politico. E poi, su su, c’è il vice-presidente. Infine credo che venga il presidente, ma non ne son certo perchè non sono mai arrivato così in alto.»

«Non le piaceva questa storia, immagino.»

«No, signore, non mi piaceva,» continuò Marlowe addentando un altro panino. «Ero troppo basso nella gerarchia, per questo non mi piaceva. E poi non riuscivo mai a capire cosa succedesse fuori della mia sezione. Volevano tenere ogni cosa a compartimenti stagni. Nell’interesse della sicurezza, dicevano, ma secondo me nell’interesse dell’inefficienza. Insomma non mi piaceva, e lei se lo può immaginare. Non è quella la mia maniera di affrontare le questioni. Perciò cominciai ad agitarmi per avere il trasferimento, il trasferimento qui. Pensavo che qui fosse possibile far molto meglio. Ed è così,» aggiunse, afferrando un altro panino.

«Inoltre mi venne all’improvviso la nostalgia dell’erba, e quando viene questa nostalgia non c’è nulla da fare.»

«Benissimo, Marlowe, ma non mi ha ancora spiegato come ha fatto a liberarsi da un’organizzazione così potente.»

«Fortuna,» rispose Marlowe. «Quelli di Washington si sono messi in testa che forse voi qui non dite tutto quel che sapete. E quando io feci sapere che avrei gradito un trasferimento mi hanno mandato qua, a fare la spia. Ecco perchè le ho parlato di tradimento.»

«Vuol dire che lei dovrebbe avvertirli delle cose che noi teniamo nascoste?»

«Proprio così. E ora che sa il motivo della mia presenza, mi consente di restare o mi butta fuori?»

«Qui c’è una legge: chi viene a Nortonstowe deve restarci. Non consentiamo a nessuno di uscire.»

«Ha nulla in contrario se viene anche Mary? È andata a far spese a Londra, ma domattina dovrebbe esser qui.»

«Va benissimo. Il posto è grande, abbiamo molte stanze e saremo contenti di aver con noi la signora Marlowe. E poi, francamente, c’è tanto lavoro da fare e troppa poca gente a farlo.»

«E forse di tanto in tanto potrei mandare qualche notizia a Washington, giusto per farli stare contenti. Me lo permette?»

«Può dir loro quello che vuole. Ho scoperto che quante più cose si dicono ai politici, tanto più abbassano la coda. Perciò la nostra linea è di dire ogni cosa ai politici. Qui non c’è nessun segreto. Può mandare tutto quello che vuole per collegamento radio diretto a Washington. Il collegamento funziona già da una settimana.»

«In questo caso forse può darmi un’idea di quello che è successo finora. Personalmente ne so poco più di quanto ne sapevo il giorno che ne parlammo nel deserto di Mohave. Ho fatto qualcosa, ma non il lavoro d’ottica che ci occorre ora. Verso l’autunno ci dovrebbe essere qualche novità. Ma questo è un affare per quelli della radio; credo che siamo d’accordo.»

«Certo, infatti in gennaio, appena tomato a Cambridge, ho dato la sveglia a John Marlborough. Mi ci volle un po’ per metterlo al lavoro, perchè tanto per cominciare, non gli dissi la ragione vera… naturalmente ora la sa. Bene, abbiamo trovato la temperatura della Nuvola. È un po’ al di sopra dei 200 gradi, 200 gradi assoluti, voglio dire.»

«Abbastanza bene. Press’a poco quello che speravamo, un po’ freddo, ma possibile.»

«Ma è anche meglio di quel che sembra a prima vista. Perchè, quando la Nuvola si avvicina al Sole, entro di essa deve generarsi qualche moto interno. Secondo i miei primi calcoli la temperatura dovrebbe crescere dal 50 al 100 per cento: in totale dovremmo avere una temperatura intorno allo zero, voglio dire intorno al punto di congelamento. Insomma dovremmo avere un certo freddo, ma niente di più.»

«Non potrebbe andar meglio.»

«È quello che pensavo io fino a poco fa. Ma siccome non sono esperto in dinamica dei gas, ho deciso di scrivere a Alexandrov.»

«Dio mio, ha corso un bel rischio scrivendo a Mosca.»

«Non mi pare. Il problema si poteva porre in termini puramente accademici. E nessuno può risolverlo meglio di Alexandrov. In ogni modo è stata la maniera migliore per farlo venire qua. A suo avviso questo è il miglior campo di concentramento del mondo.»

«Vedo che ci son molte cose che ancora non so. Continui.»

«In quell’epoca, cioè in gennaio, mi pareva d’essere furbo. Perciò decisi di fare un bello scherzo alle autorità politiche. Capii che i politici non possono fare a meno di due cose: di informazioni scientifiche e di segreto assoluto. Decisi quindi di concedere l’una e l’altra cosa, alle mie condizioni… Le condizioni che lei vede qua intorno, a Nortonstowe.»

«Certo, un bel posto per abitarci, senza militari che diano noia, senza segreti. E come ha fatto per reclutare la squadra?»

«Semplicemente lasciando trapelare qualche indiscrezione al momento giusto: è il caso della lettera a Alexandrov. Tutti quelli che avevano avuto qualche informazione da me li mandavano qui. È naturale, no? Certo, è stato un brutto scherzo e l’ho ancora sulla coscienza. Prima o poi lei incontrerà una bella ragazza che suona il pianoforte molto bene. A mio avviso stare prigionieri a Nortonstowe per più di un anno sarebbe insopportabile se ci fossero solo scienziati. Perciò anche in questo caso ho organizzato la solita indiscrezione. Su questo punto non dice una parola, Geoff. Dato il caso mi sembra di avere le mie giustificazioni. Ma è meglio che non sappiano che se questa gente è venuta a Nortonstowe la colpa è tutta mia. Occhio non vede cuore non duole.»