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«Cinquecento parole al secondo. Dio mio che bella chiacchierata!»

«In realtà noi possiamo poi ampliare la nostra gamma, in modo da mandare fino a un milione di impulsi al secondo. Come vede non è impossibile giungere alle 10.000 parole al secondo. Il limite sta nella compressione e nella espansione dei messaggi. È chiaro che nessuno può parlare alla velocità di centomila parole al secondo, nemmeno i politici, grazie a Dio. Perciò i messaggi dovranno essere registrati su nastro magnetico, ed il nastro verrà scandito elettronicamente ad alta velocità. Purtroppo c’è un limite alla velocità dello scandimento, almeno con gli apparecchi di cui disponiamo oggi.»

«A me pare che ci sia un grosso errore in tutto questo. Che cosa può impedire ai vari governi del mondo di costruirsi degli apparecchi identici?»

«La stupidità e l’inerzia. Come al solito non faranno niente finchè non sopraggiunga la crisi. Ho un solo timore: che il letargo dei politici giunga al punto che non facciano costruire nemmeno un trasmettitore e un ricevitore. Noi stiamo premendo su di loro, nel migliore dei modi. Per prima cosa vogliono informazioni da noi e noi ci siamo rifiutati di dargliele se non per collegamento radio. Inoltre può darsi che la jonosfera venga alterata al punto che si possano usare solo le onde cortissime. Siamo pronti ad arrivare alla lunghezza di un centimetro. Di ciò li stiamo avvertendo continuamente, ma quelli sono diabolicamente lenti; lenti nell’azione e nel pensiero.»

«A proposito, a chi sono affidate tutte queste cose?»

«Ai radioastronomi. Forse lei sa che ne son venuti moltissimi da Manchester, da Cambridge e da Sydney. Ce n’erano più che a sufficienza per il lavoro radioastronomico, e perciò avevano cominciato a darsi fastidio l’uno con l’altro. Poi ci hanno rinchiusi. In un primo tempo parevano impazziti, quegli sciocchi, come se non fosse stato ovvio che l’avrebbero fatto. Poi io, col mio solito tatto, feci osservare che arrabbiarsi non giovava a nulla, e che la cosa migliore era mettere nel sacco i politici trasformando una parte degli strumenti radioastronomici in apparecchi di comunicazione. Allora naturalmente ci accorgemmo di avere apparecchi elettronici in misura più che necessaria alla radioastronomia. In questo modo avemmo presto un vero e proprio esercito di tecnici delle comunicazioni al lavoro. Se ne avessimo avuto voglia avremmo potuto benissimo battere la BBC, in quanto a volume di informazioni da trasmettere.»

«Lo sa, Kingsley, che ancora mi sorprende la questione degli impulsi? Mi sembra incredibile che i nostri sistemi attuali di trasmissione debbano limitarsi a due o tre parole al secondo, mentre ne potrebbero mandare 500.»

«Non c’è da stupirsi, Geoff. La bocca umana trasmette alla velocità di un paio di parole al secondo. L’orecchio umano riceve a non più di tre parole al secondo. Perciò i grandi cervelli che guidano il nostro destino progettano gli apparecchi elettronici sempre entro questi limiti; eppure, dal punto di vista dell’elettronica, questi limiti non esistono. Non vado forse dicendo che tutto il nostro sistema sociale è arcaico? Con i cervelli veri in fondo alla piramide, e una massa di gaglioffi al vertice?»

«E questa è davvero una bella conclusione,» disse Marlowe ridendo. «A dir la verità ho la sensazione che lei rischi di semplificare un po’ troppo le cose!»

6

La Nuvola si avvicina

Per tutta l’estate la Nuvola non fu visibile, trovandosi nel cielo diurno; ma la osservarono attentamente col radiotelescopio di Nortonstowe.

La situazione era migliore di quel che non avesse previsto il Primo ministro. Dalle notizie che giungevano da Nortonstowe si era compreso che la venuta della Nuvola non avrebbe causato una crisi del carburante; il Primo ministro ne fu lietissimo. Per intanto non c’era alcun timore di panico. Eccettuato l’Astronomo Reale, di cui aveva grande stima, l’allarme degli scienziati e soprattutto di Kingsley lo avevano bloccato e incanalato a Nortonstowe. È vero che si era fatto loro qualche ridicola concessione. Peggio, aveva perso Parkinson. Aveva dovuto mandare Parkinson a Nortonstowe per avere la garanzia che non succedessero guai. Ma i rapporti che di là riceveva sembravano tranquilli, e per questo motivo il Primo ministro decise di non molestare il can che dorme, anche se certi ministri gli davano suggerimenti in contrario. Su questo punto il Primo ministro esitò a decidere: non gli riusciva di mandar giù i frequenti messaggi di Kingsley, che gli consigliava il massimo segreto.

In realtà le allusioni di Kingsley non erano fatte a caso; il governo non sapeva garantire l’assoluta segretezza. Ad ogni livello della gerarchia politica ciascuno stimava giusto dar notizie ai suoi immediati dipendenti. Di conseguenza la notizia dell’avvicinarsi della Nuvola cominciò lentamente a filtrare dall’alto in basso, finchè all’inizio d’autunno era giunta a livello parlamentare. Insomma era quasi a disposizione della stampa. Ma non era ancora il momento di passar la Nuvola in prima pagina.

L’autunno fu burrascoso e il cielo d’Inghilterra coperto. Perciò, anche se a ottobre la Nuvola aveva oscurato parte della costellazione della Lepre, fino a novembre non ci fu allarme. Venne dai cieli chiari dell’Arabia. I tecnici di una grande società petrolifera trivellavano il deserto quando si avvidero dell’attenzione con cui i loro operai guardavano il cielo. Gli arabi indicavano la Nuvola, o meglio quella macchia scura nel cielo, che ormai era grande sette gradi, ed aveva l’aspetto di una fossa circolare scavata nel cielo. Dicevano che non doveva esserci quel buco, e che era un segno. Nessuno sapeva il significato del segno, ma tutti avevano paura. È certo che i tecnici non ricordavano di aver mai visto in cielo quella macchia scura, ma tuttavia non conoscevano bene la posizione delle stelle, e quindi non potevano esser certi di nulla. Uno di loro tuttavia aveva, alla base di partenza, una carta celeste e, una volta terminata la spedizione, andò a consultarla. Certo, qualcosa non andava. Partirono subito alcune lettere per i giornali inglesi.

I giornali non fecero nulla; ma, entro una settimana, arrivarono molte lettere identiche. Come spesso succede, il primo avviso dette il via a tutta una serie di notizie simili, come quando una goccia d’acqua segna l’inizio della burrasca. I giornali di Londra spedirono gli inviati speciali, con macchine fotografiche e carte celesti, in Nordafrica. Gli inviati partirono contentissimi, pensando che era una bella fortuna trascorrere in Africa un novembre così rigido. Ma ritornarono con la coda fra le gambe, senza fotografie. I direttori dei giornali capirono che è estremamente difficile fotografare le stelle con una macchina comune.

Il governo britannico non sapeva se lasciar comparire o no quelle notizie sulla stampa. Infine decisero di non far nulla, perchè anche l’ombra della censura avrebbe sottolineato la gravità della situazione.

I direttori furono sorpresi dal tono degli articoli presentati. Ordinarono un tocco più leggero e più frivolo: così verso la fine di novembre il grande pubblico ebbe notizia dei fatti grazie a titoli di questo stampo:

UN’APPARIZIONE IN CIELO

OSCURAMENTO CELESTE SCOPERTO IN NORDAFRICA

NIENTE STELLE A NATALE DICONO GLI ASTRONOMI

Cominciò la campagna. Da diversi osservatori, britannici e stranieri, giunsero le fotografie. Comparvero nella prima pagina dei quotidiani (in ultima pagina, naturalmente, nel caso del Times) a volte con generosi ritocchi. Si annunciavano articoli di notissimi scienziati.