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Il pubblico seppe dell’esistenza di un gas interstellare estremamente tenue, il gas che occupa le vaste regioni dello spazio tra le stelle. Mischiate al gas, si precisava, miriadi di particelle finissime, forse granelli di ghiaccio, non più lunghi di un millesimo di millimetro. Erano queste particelle a generare le decine di macchie nere che si scorgono nella Via Lattea. Accanto, la fotografia di queste macchie scure. La nuova apparizione altro non era se non una di queste macchie, vista da vicino. Da tempo gli astronomi sapevano che il sistema solare poteva trovarsi vicino o anche in mezzo a tali accumulazioni. Secondo una teoria, proprio da questi incontri erano nate le comete: e naturalmente ecco pronta la fotografia d’una cometa.

I circoli scientifici non erano del tutto soddisfatti di queste notizie. Nei laboratori di tutto il mondo la Nuvola fu argomento frequente di conversazione. Fu riscoperto il ragionamento che Weichart aveva fatto un anno prima. Assai presto si capì che il fattore critico era la densità del materiale che componeva la Nuvola. In generale c’era la tendenza a stimarlo molto basso, ma alcuni scienziati ricordarono le osservazioni di Kingsley alla riunione dell’Associazione Astronomica Britannica. Non passò inosservato il fatto che dalle Università era scomparso il gruppo di Nortonstowe. In linea generale si conveniva che le circostanze giustificavano un certo allarme. E tale apprensione senza dubbio sarebbe stata rapidamente cresciuta se non altro perchè il governo, in Gran Bretagna e altrove, faceva sempre più chiaramente appello a tutti gli scienziati. Si chiedeva loro di prender parte all’organizzazione dei preparativi di emergenza, che sempre più si facevano importanti, soprattutto per quanto riguardava i generi alimentari, i carburanti, i rifugi.

In qualche misura l’allarme si comunicò al gran pubblico. Nella prima quindicina di dicembre ci furono i primi segni di un crescente disagio. Gli articoli di fondo dei giornali, nel chiedere una dichiarazione precisa dal governo, avevano lo stesso tono minaccioso già usato qualche anno prima per l’affare Burgess-Maclean. Ma questa prima ondata di apprensione si spense in una maniera curiosa. La prima settimana di dicembre fu gelida e chiara. Nonostante il freddo la gente uscì di città con gli autobus e le automobili a vedere il cielo notturno. Ma non si vedeva alcuna apparizione, alcun buco nel cielo. Per la verità si vedevano poche stelle, a causa del lucente chiaro di luna. Inutilmente la stampa avvertì che la Nuvola era visibile solo su uno sfondo di stelle. Come notizia, almeno per il momento, la Nuvola era morta. In ogni caso a Natale mancavano pochi giorni.

Il governo aveva buone ragioni per gradire l’imprevisto calo della Nuvola: infatti a dicembre giunse da Nortonstowe un rapporto preoccupante. Vale la pena di ricordare le circostanze che provocarono tale rapporto.

Durante l’estate l’organizzazione di Nortonstowe lavorò speditamente, senza alcun attrito. Gli scienziati si divisero in due gruppi: il primo si occupava delle «investigazioni sulla Nuvola», l’altro dei problemi delle comunicazioni, così come Kingsley li aveva spiegati a Marlowe. I non scienziati costruivano il rifugio e mandavano avanti l’aspetto pratico della baracca. Tutti e tre i gruppi solevano riunirsi ogni settimana: alle riunioni potevano assistere tutti. In questo modo era possibile sapere come andavano le cose senza bisogno di studiare nei particolari i problemi degli altri gruppi.

Marlowe lavorava col primo gruppo, cioè osservava la Nuvola col telescopio Schmidt. Verso ottobre, insieme a Roger Emerson, aveva risolto il problema della direzione del moto della Nuvola. Alla riunione indetta per conoscere gli ultimi sviluppi, lo spiegò, forse con più particolari di quanto non fosse necessario. Concluse così:

«Mi sembra dunque che il momento angolare della Nuvola rispetto al sole sia in pratica eguale a zero.»

«E in pratica, che cosa significa?» chiese McNeil.

«Significa che tanto il Sole quanto la Terra saranno di certo investiti. Se ci fosse stato un apprezzabile momento angolare, all’ultimo istante la Nuvola avrebbe mancato il bersaglio. Ma ora è chiaro che ciò non accadrà. La Nuvola avanza diritta verso il Sole.»

«Non è un po’ strano che questa Nuvola sia, proprio per caso, così allineata rispetto al Sole?» insistè McNeil.

«Be’, ma deve pur muoversi in una maniera o nell’altra,» rispose Bill Barnett.

«Eppure mi sembra strano che la Nuvola debba muoversi proprio diritta sul Sole,» continuò il tenace irlandese.

Alexandrov la piantò di cercar di convincere una delle segretarie a sederglisi sulle ginocchia

«Strano, accidenti,» proclamò, «molte cose maledettamente strane. Strano che la Luna sembri grande come il Sole. Strano, accidenti, che io sia qui, non è vero?»

«È una disgrazia, anzi,» borbottò la segretaria.

Dopo qualche minuto di chiacchiere alquanto inutili, Yvette Hedelfort si alzò e si rivolse a tutti.

«Sono nei guai,» comunicò.

Si sentì qualche risatina e una voce osservò: «Oh questa è bella, no?»

«Non quello che intende lei,» continuò la ragazza. «Voglio dire guai veri. Il dottor Marlowe dice che la Nuvola è fatta di idrogeno. Abbiamo calcolato che la densità all’interno della Nuvola è poco più che 10–10 grammi per cm3. Posso calcolare che se la Terra attraversa questa Nuvola, nello spazio di un mese la quantità di idrogeno aggiunta alla nostra atmosfera supererà i 100 grammi per centimetro quadrato della superficie terrestre. È esatto, o no?»

Ci fu un momento di silenzio, perchè tutti cominciarono a capire cosa desiderava da questa osservazione: o almeno lo capivano gli scienziati.

«Dovremo controllarlo subito,» borbottò Weichart. Per cinque minuti scarabocchiò numeri sul taccuino.

«Sì, mi sembra giusto,» disse.

Senza altre osservazioni la riunione si sciolse. Parkinson si avvicinò a Marlowe.

«Ma, dottor Marlowe, cosa significano tutti questi discorsi?»

«Mio Dio, ma non è evidente? Significa che nella atmosfera terrestre arriverà tanto idrogeno da combinarsi con tutto l’ossigeno. Idrogeno e ossigeno sono un miscuglio chimico assai instabile. Tutta l’atmosfera terrestre esploderà. Creda pure a quel che ha detto la donna.»

Kingsley, Alexandrov e Weichart trascorsero il pomeriggio a discutere. A sera passarono a prendere Marlowe e Yvette Hedelfort e andarono nella stanza di Parkinson.

«Guardi, Parkinson,» cominciò Kingsley dopo che fu versato da bere, «sta a lei decidere cosa bisogna dire a Londra, a Washington e a tutte le altre capitali del peccato. Le cose non sono tanto semplici come parevano stamani. Temo che l’idrogeno non sia davvero importante come pensi tu, Yvette.»

«Ma io non ho detto che sia importante, Chris. Ho solo fatto una domanda.»

«E aveva ragione di farla, signorina Hedelfort,» intervenne Weichart. «Noi abbiamo badato troppo al problema della temperatura, trascurando gli effetti della Nuvola sull’atmosfera terrestre.»

«Non chiaro finchè dottor Marlowe finito lavoro che Terra sarà in Nuvola,» borbottò Alexandrov.

«È vero,» convenne Weichart. «Ma ora la strada è sgombra e possiamo passare all’azione. Per prima cosa l’energia. Ogni grammo di idrogeno che entra nell’atmosfera può liberare energia in due modi: in primo luogo con l’urto nell’atmosfera, in secondo luogo combinandosi con l’ossigeno. Il primo è il più importante perchè libera maggiore energia.»

«Mio Dio, ma allora le cose stanno anche peggio,» esclamò Marlowe.

«Non necessariamente. Pensiamo cosa accadrà quando il gas della Nuvola colpirà l’atmosfera. La parte più esterna dell’atmosfera diverrà estremamente calda, perchè l’urto avverrà negli strati esterni. Abbiamo calcolato che la temperatura di questi strati atmosferici salirà a centinaia di migliaia di gradi, forse anche a milioni di gradi. Inoltre la Terra e l’atmosfera ruotano e quindi la Nuvola colpirà l’atmosfera solo da un lato.»