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«Da quale lato?» chiese Parkinson.

«La posizione della Terra nella sua orbita sarà tale che la Nuvola ci raggiungerà, press’a poco, dalla direzione del Sole,» spiegò Yvette Hedelfort.

«Anche se il Sole non sarà visibile,» aggiunse Marlowe.

«Perciò la Nuvola colpirà l’atmosfera durante quello che normalmente sarebbe il giorno.»

«Giusto. E non colpirà l’atmosfera durante la notte.»

«E questo è il punto cruciale,» continuò Weichart.

«A causa dell’altissima temperatura di cui parlavo, le parti esterne dell’atmosfera tenderanno a spostarsi all’infuori. Questo non accadrà durante il <giorno>, perchè l’urto della Nuvola la bloccherà, ma a <notte> l’atmosfera superiore tenderà a spostarsi verso l’esterno, nello spazio.»

«Oh, capisco quel che vuol dire,» disse Yvette Hedelfort. «L’idrogeno entrerà nell’atmosfera durante il <giorno> ma se ne andrà durante la <notte>. Perciò non vi sarà accumulo di idrogeno, di giorno in giorno.»

«Precisamente.»

«Ma siamo sicuri che tutto l’idrogeno evaporerà in questo modo, Dave?» chiese Marlowe. «Se ne restasse anche una piccola parte, diciamo dall’uno al dieci per cento, la conseguenza sarebbe disastrosa. Non dimentichiamo che un piccolo disturbo — piccolo da un punto di vista astronomico — basterebbe a cancellarci dalla faccia dell’Universo.»

«Da parte mia ho fiducia che tutto l’idrogeno effettivamente svapori. Il pericolo è l’altro, che insieme all’idrogeno una quantità troppo grande degli altri gas dell’atmosfera svapori nello spazio.»

«Come può essere? Non avete detto che solo le parti esterne dell’atmosfera verranno riscaldate?»

Prese la parola Kingsley.

«La situazione è questa. Intanto la parte alta dell’atmosfera sarà calda, terribilmente calda. La parte bassa, quella in cui noi viviamo, all’inizio sarà fredda. Ma vi sarà a poco a poco un passaggio di energia verso il basso, con una tendenza a riscaldare le parti inferiori.»

Kingsley posò il bicchiere di whisky.

«Si tratta di stabilire la velocità di questo passaggio di energia. Come ha detto Marlowe, anche il più lieve disturbo sarebbe disastroso. Può darsi che gli strati bassi dell’atmosfera si riscaldino al punto da arrostirci tutti, arrostirci, alla lettera, e a fuoco lento, politici compresi, Parkinson.»

«Lei dimentica che noi resisteremo di più perchè abbiamo la pelle più aura.»

«Buonissima, segno un punto a suo vantaggio! Naturalmente il passaggio di energia verso il basso può avvenire così in fretta da disperdere tutta l’atmosfera nello spazio.»

«E questo si può stabilire?»

«Ebbene, l’energia si può trasferire in tre modi: conduzione, convezione e radiazione, lo sanno anche i ragazzi del liceo. Possiamo essere già certi che la conduzione ci interessa meno.»

«E nemmeno la convezione,» intervenne Weichart. «Avremo, verso l’esterno, un’atmosfera stabile a temperatura crescente. Perciò non vi può essere convezione.»

«Perciò resta la radiazione,» concluse Marlowe.

«E quale sarà l’effetto della radiazione?»

«Non lo sappiamo,» disse Weichart. «Bisognerà calcolarlo.»

«Ed è possibile?» chiese Parkinson con insistenza.

Kingsley annuì.

«Possibile calcolare,» affermò Alexandrov. «Sarà grande calcolo, accidenti.»

Tre settimane dopo Kingsley chiese un incontro con Parkinson.

«Il calcolatore elettronico ci ha dato i risultati,» disse. «Per fortuna ho tanto insistito per avere il calcolatore. Pare che tutto vada bene per ciò che riguarda la radiazione. Il fattore sarà di circa dieci, e quindi potremo stare abbastanza tranquilli. Dagli strati dell’atmosfera scenderà una terribile dose di sostanze letali: raggi X e ultravioletti. Ma pare che non riusciranno ad arrivare qua in fondo. Al livello del mare saremo abbastanza ben riparati Le cose andranno un po’ peggio sulle montagne alte. Penso che bisognerà far calare la gente. Sarà impossibile vivere in posti come il Tibet.»

«Ma ritiene che, in generale, potremo farcela?»

«Proprio non lo so. Le confesso, Parkinson, che son preoccupato. Non è l’affare della radiazione; sotto quell’aspetto credo che tutto vada bene. Ma per quanto riguarda la convezione, non sono d’accordo con Dave Weichart, e credo che nemmeno lui abbia la fiducia che aveva prima. Ricorda quel che diceva? Che non può esservi convezione perchè la temperatura aumenta negli strati esterni? In condizioni ordinarie è verissimo. Le inversioni di temperatura — così le chiamano — sono un fatto ben noto, soprattutto nella California del sud, e Weichart viene proprio di là. È vero che, con un’inversione di temperatura, non c’è mai un movimento verticale nell’aria.»

«E allora di cosa si preoccupa?»

«Mi preoccupa la parte alta dell’atmosfera, la parte che sarà colpita dalla Nuvola. Lassù ci dev’essere convezione, per l’urto dall’esterno. Tale convezione certamente non giungerà fino al fondo dell’atmosfera. Su questo punto Weichart ha ragione. Ma in qualche misura riuscirà a penetrare. E là dove ciò avviene ci sarà un enorme trasferimento del calore.»

«Ma che importa se il calore non giunge in fondo?»

«Può importare, invece. Pensi a quel che succederà giorno per giorno. Il primo giorno ci sarà una lieve penetrazione delle correnti. Poi a notte perderemo non solo l’idrogeno filtrato durante il giorno, ma anche una parte dell’atmosfera, fin dove sono filtrate le correnti. Perciò, fra il primo giorno e la prima notte, noi avremo perso il velo più esterno della nostra atmosfera, oltre all’idrogeno. Poi il giorno dopo e la notte successiva perderemo un altro velo, e così via. Giorno per giorno l’atmosfera sarà sbucciata, come una cipolla.»

«Ce la faremo a reggere un mese?»

«È proprio questo il problema. E non ne conosco la risposta. Forse ci vorranno meno di dieci giorni, forse durerà un mese intero. Proprio non lo so.»

«Non è possibile scoprirlo?»

«Posso provarci, ma è terribilmente difficile aver la certezza di non trascurare nei calcoli alcun importante fattore. È molto peggio del problema della radiazione. Certamente riusciremo a trovare una risposta, ma non posso garantire quanto sarà esatta. Posso dirle una cosa: se scamperemo, scamperemo per una questione di millesimi. In tutta franchezza, non credo che ne sapremo di più fra sei mesi. Probabilmente questa è una di quelle cose troppo complicate per un calcolo diretto. Temo che dovremo aspettare e stare a vedere.»

«Cosa devo dire a Londra?»

«Decida lei. Certo dovrebbe dir loro di sgomberare le zone d’alta montagna, anche se in Gran Bretagna non ci sono alte montagne. In quanto al resto mi rimetto a lei.»

«Non è una bella situazione, vero?»

«No, se si sente giù di morale, ne parli con uno dei nostri giardinieri. Si chiama Stoddard. È così lento di comprendonio che niente lo preoccupa, nemmeno la scomparsa dell’atmosfera.»

Nella terza settimana di gennaio nel cielo si leggeva il destino dell’uomo. La stella Rigel, della costellazione di Orione, era scomparsa. Nelle settimane successive scomparve Sirio, insieme alla Spada e alla cintura di Orione. La scomparsa di Sirio la notarono tutti.

La Nuvola acquistò di nuovo interesse per la stampa. Ogni giorno si pubblicavano rapporti sul suo avvicinarsi. Le agenzie turistiche facevano buoni affari organizzando gite notturne per ammirare il grande mistero. Gli ascoltatori dei programmi scientifici BBC erano triplicati, quando c’era conferenza d’astronomia.

Alla fine di gennaio quasi una persona su quattro aveva già visto la Nuvola. Non era quanto bastava per dominare l’opinione pubblica, ma la maggioranza cominciava a convincersi che era venuto il momento di pensare ai casi propri. Poichè non era possibile che gli abitanti delle città si spostassero tutti di notte in campagna, qualcuno propose di spegnere l’illuminazione cittadina. All’inizio vi fu qualche resistenza da parte delle autorità municipali, ma giovò solo a trasformare quelle cortesi proposte in vere e proprie richieste. Wolverhampton fu la prima città d’Inghilterra a ordinare l’oscuramento, presto imitata da altre: alla fine della seconda settimana di febbraio cedettero anche le autorità londinesi. Ormai quasi tutta la popolazione era al corrente della Nuvola nera, che aveva afferrato come una mano avida il Cacciatore dei Cieli, Orione.