Solo una persona fu contenta di averle viste; e cioè Marlborough, perchè le lastre confermavano le sua osservazioni.
«Ma, accidenti,» disse Weichart, «la Nuvola deve aumentare la velocità, entrando nel campo gravitazionale del Sole.»
«A meno che non si scarichi in qualche modo del suo impulso,» rispose Leicester. «Guardiamo un’altra volta l’ultima lastra. Vedete questi puntolini, da questa parte? Son così piccoli che possono far pensare a un errore. Ma se sono veri significano un moto di circa 500 chilometri al secondo.»
«Molto interessante,» borbottò Kingsley. «Vuol dire che la Nuvola lancia particelle di materia ad altissima velocità, e proprio per questo rallenta.»
«È un’interpretazione possibile,» rispose Leicester.
«O almeno è un’interpretazione che rispetta le leggi della meccanica e quelle della logica, in qualche misura.»
«Ma perchè la Nuvola dovrebbe comportarsi in una maniera tanto strana?>? chiese Weichart.
«Forse per interno, accidenti,» propose Alexandrov.
Quel pomeriggio Parkinson si mise a fianco di Marlowe e di Kingsley che passeggiavano per la campagna.
«Mi stavo chiedendo se ci sarà qualche cambiamento importante per via di queste nuove scoperte,» disse.
«Difficile a dire,» rispose Marlowe sbuffando del fumo. «Troppo presto per saperlo. D’ora in poi dovremo tenere gli occhi aperti, spalancati.»
«Forse bisognerà cambiare il nostro programma, in quanto al tempo,» osservò Kingsley. «Pensavamo che la Nuvola avrebbe raggiunto il Sole al principio di luglio, ma se questo rallentamento continua ci vorrà un tempo assai maggiore. Forse alla fine di luglio, o anche ad agosto comincerà la crisi. E non credo più che siano giuste le nostre previsioni sul riscaldamento interno della Nuvola. Il cambiamento di velocità modifica anche questo.»
«Forse che la Nuvola rallenta alla stessa maniera di un razzo, cioè sparando frammenti di materia ad altissima velocità?» chiese Parkinson.
«Sembra proprio così. Ne stavamo discutendo le possibili ragioni.»
«E che cosa ne pensate?»
«Be’,» continuò Marlowe, «è probabile che ci sia un campo magnetico abbastanza forte all’interno della Nuvola. Il campo magnetico della Terra subisce già notevoli perturbazioni. Potrebbe trattarsi di corpuscoli provenienti dal Sole, una delle tante tempeste magnetiche, insomma. Ma a me pare di aver capito che ci debba essere un campo magnetico dentro la Nuvola, e che cominciamo a rendercene conto.»
«E credete che quest’affare abbia qualche rapporto con il magnetismo?»
«Può darsi. Per esempio un processo causato dall’interazione fra il campo magnetico del Sole e quello della Nuvola. Non è affatto chiaro che cosa stia succedendo, ma di tutte le spiegazioni possibili questa a noi sembra la meno improbabile.»
Erano giunti vicino a casa quando un uomo robusto. toccandosi il berretto, fece:
«‘sera, signori.»
«Bel tempo, Stoddard. Come va il giardino?»
«Sì signore, tempo meraviglioso. I pomodori son già maturi. Mai visto prima, signori.»
Continuarono e Kingsley disse:
«A dir la verità se mi permettessero di cambiarmi con quell’uomo per i prossimi tre mesi, sapete, non esiterei. Che bella cosa non vedere oltre i pomodori maturi!»
Per tutto giugno e luglio la temperatura continuò a crescere su tutta la Terra. Sulle isole britanniche il termometro sali sopra i 30, sopra i 35, avvicinandosi ai 40. La gente si lamentava, ma il disagio non era in fondo insopportabile.
Il tasso di mortalità degli Stati Uniti si mantenne basso, grazie alle attrezzature per l’aria condizionata installata nei mesi precedenti. In tutto il paese la temperatura si avvicinò al limite massimo di sopportazione, e per settimane intere la gente fu costretta a restarsene in casa. Qualche impianto per l’aria condizionata si guastò, e proprio in questi casi si ebbero delle perdite.
All’altezza dei Tropici le condizioni erano disperate: basta pensare che scomparvero 7943 specie di piante e di animali. L’uomo riuscì a sopravvivere solo nella misura in cui riuscì a scavarsi caverne e cantine. Non si poteva far nulla per mitigare la temperatura dell’aria, insopportabile. Non sappiamo quanta gente sia morta in questo periodo. Sappiamo soltanto che, durante i mesi della crisi, morirono complessivamente 700 milioni di persone. Tale numero sarebbe stato maggiore, senza certe circostanze fortunate che ancora dobbiamo narrare.
Infine cominciò a crescere la temperatura delle acque, non con lo stesso ritmo della temperatura dell’aria, ma già abbastanza per provocare un pericoloso aumento dell’umidità. Proprio questo fatto provocò le disastrose condizioni di cui già si è fatto cenno. Milioni di persone, fra la latitudine del Cairo e quella del Capo di Buona Speranza, si trovarono a vivere in un’atmosfera soffocante che di giorno in giorno, inesorabilmente, diventava più calda e più umida. L’uomo cessò di muoversi: non c’era altro da fare che distendersi a terra e ansimare, come fanno i cani quando hanno caldo.
Nella quarta settimana di luglio ai Tropici le condizioni oscillavano fra la vita e la morte complete. Poi all’improvviso, su tutto il globo si accumularono nuvole di pioggia. Dopo tre giorni il cielo era tutto coperto e la Terra era avvolta completamente dalle nuvole, come accade normalmente per il pianeta Venere. La temperatura scese un poco, senza dubbio perchè le nuvole riflettevano nello spazio una parte maggiore delle radiazioni solari. Ma non per questo poteva dirsi che le condizioni fossero migliorate. Ovunque cominciò a cadere pioggia calda, anche alla latitudine dell’Islanda. Il numero degli insetti crebbe enormemente, perchè l’atmosfera torrida li favoriva, allo stesso modo che sfavoriva invece l’uomo e gli altri mammiferi.
La flora fiorì rigogliosamente. I deserti si coprirono di vegetazione, ciò che l’uomo non aveva mai visto dal tempo della sua venuta sulla Terra. Ironia della sorte, nessuno potè giovarsi di quella improvvisa fertilità di zone fino allora desolate. Non si potè seminare nulla. Tranne che nel nord-ovest europeo e nelle regioni artiche l’uomo non poteva far altro che sopravvivere. Non poteva prendere alcuna iniziativa. Il signore del creato era costretto in ginocchio dall’ambiente, ambiente che per cinquant’anni l’uomo s’era vantato di dominare.
Ma anche se non vi fu miglioramento, le condizioni non peggiorarono. Con poco cibo, o addirittura senza nulla da mangiare, ma con acqua in abbondanza, gli abitatori delle zone esposte al calore estremo riuscirono a sopravvivere. Il tasso di mortalità era salito a un livello assurdo, ma non andò oltre.
Una settimana prima che la gran coltre di nuvole coprisse la Terra, a Nortonstowe ci fu una scoperta di un certo interesse astronomico. In modo drammatico ci si accorse che sulla Luna c’erano grandi tempeste di polvere.
In luglio, crescendo la temperatura, l’estate britannica, di solito fresca, segnò un caldo tropicale; ma niente di più. Presto l’erba fu arsa e i fiori morirono. Se si pensa a quel che succedeva in quasi tutte le altre zone della Terra, possiamo dire che la Gran Bretagna non soffrì molto, anche se durante il giorno la temperatura saliva fin verso i 38 gradi per scendere, di notte, appena a 33. Le spiagge si andarono affollando e dappertutto, lungo la costa, si vedeva gente accampata.
Nortonstowe aveva la fortuna di possedere un grande rifugio ad aria condizionata: la gente ormai in numero sempre maggiore preferiva trascorrervi la notte. Sotto ogni altro aspetto la vita procedeva normalmente: solo, le passeggiate in campagna si facevano di notte, anzichè col calore del Sole.
Una sera di luna piena, Marlowe Emerson e Knut Jensen passeggiavano, quando a poco a poco il chiaro di luna parve trasformarsi. Emerson alzò gli occhi e disse: