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«Giusto,» annuì Alexandrov. «Corrente di Golfo via, freddo maledetto.»

Il Primo ministro pensava che per quel giorno ne aveva sentite abbastanza.

Nel mese di novembre il polso dell’umanità battè più in fretta. E mentre i governi riprendevano in mano la situazione, il desiderio di rapporti fra vari gruppi umani si fece più intenso. Si ripararono le linee telefoniche e telegrafiche, ma soprattutto gli uomini fecero ricorso alla radio. E cominciarono presto a funzionare i trasmettitori radio a onde lunghe, che però non servivano per le telecomunicazioni a grande distanza. A questo scopo si misero in azione i trasmettitori a onde corte. Ma i trasmettitori a onde corte non funzionarono, per un motivo che fu scoperto di lì a poco. Si notò che la jonizzazione dei gas atmosferici a un’altezza di 50 miglia era più alta del dovuto. Questo provocava un eccessivo assorbimento di collisione, come dicono i tecnici della radio. L’eccessiva jonizzazione era provocata dalla radiazione proveniente dagli strati più alti e caldissimi dell’atmosfera, proprio quegli strati che davano alle notti quel blu scintillante. In poche parole non erano possibili le comunicazioni radio.

C’era una sola cosa da fare: accorciare la lunghezza d’onda dei trasmettitori. Si cercò di far uso delle onde di un metro, ma non serviva a niente; non c’erano trasmettitori a lunghezza d’onda ancora più corta, perchè nessuno li aveva mai adoperati, prima dell’arrivo della Nuvola. Poi si ricordarono che a Nortonstowe c’erano trasmettitori che potevano funzionare su onde lunghe da un metro a un centimetro. Inoltre i trasmettitori di Nortonstowe potevano manipolare una quantità enorme di informazioni, come aveva osservato Kingsley. Perciò fu deciso di trasformare Nortonstowe in una stazione mondiale di comunicazioni. Finalmente il progetto di Kingsley dava i suoi frutti.

Occorse fare calcoli complessi, e poichè bisognava farli subito, entrò in azione il calcolatore elettronico. C’era il problema di trovare la lunghezza d’onda più adatta. Con onde troppo lunghe si sarebbe ripresentato quell’inconveniente. Con onde troppo corte la trasmissione si sarebbe disperse oltre l’atmosfera nello spazio, invece di rimbalzare sulla Terra e poter quindi collegare, per esempio, Londra con l’Australia. Si trattava di trovare una via di mezzo tra questi due estremi. Finalmente decisero di provare la lunghezza d’onda di 25 centimetri. Si pensava che fosse corta abbastanza per superare l’inconveniente già sperimentato, e lunga abbastanza da non disperdersi nello spazio: tuttavia era prevedibile che in qualche misura ci sarebbero state delle perdite.

I trasmettitori di Nortonstowe entrarono in azione nella prima settimana di dicembre. Come Kingsley aveva previsto, la capacità di trasmissione era prodigiosa. Il pnmo giorno bastò mezz’ora per trasmettere tutte le notizie richieste. Agli inizi solo pochi governi avevano un trasmettitore e un ricevitore, ma quel sistema funzionò così bene che molti altri governi si misero a costruire i necessari apparecchi, a tutta velocità. Anche per questo motivo il volume del traffico per Nortonstowe fu modesto, agli inizi. Agli inizi fu anche difficile rendersi conto che un discorso di un’ora si poteva trasmettere in una frazione di secondo. Ma col passare del tempo messaggi e conversazioni si fecero più lunghi e altri governi intervennero. Così da pochi minuti al giorno le trasmissioni a Nortonstowe passarono alla durata di un’ora e più.

Un pomeriggio Leicester, che aveva organizzato il sistema di trasmissione, telefonò a Kingsley e gli chiese di raggiungerlo in laboratorio.

«Che succede, Harry?» chiese Kingsley.

«Siamo entrati in fading!»

«Cosa!»

«Sì, proprio ora. Guarda lì. Stavamo ricevendo un messaggio dal Brasile. Guarda, il segnale si è perduto completamente.»

«È fantastico, ci dev’essere un effetto di jonizzazione estremamente rapido.»

«Cosa credi che dovremmo fare?»

«Aspettare. Può essere un effetto transitorio. Anzi, mi sembra proprio così.»

«Se continua potremmo accorciare la lunghezza di onda.»

«Si, noi potremmo, ma credo che nessun altro lo potrà fare. Forse gli americani sarebbero in grado di lavorare, e presto, su una nuova lunghezza d’onda; forse anche i russi. Ma gli altri probabilmente no. Ci è voluta già una bella fatica per convincerli a costruire i trasmettitori che hanno.»

«Allora non c’è altro da fare che piantarli.»

«Be’, non credo che dovremmo cercare di trasmettere, perchè non sapremmo mai se i messaggi arrivano o no. Io lascerei il ricevitore in onda. Poi vedremo se per caso qualche trasmissione passa… Cioè se le condizioni migliorano.»

Quella notte ci fu una sorta di aurora boreale, e gli scienziati pensarono che dipendesse da quell’improvviso effetto di jonizzazione dell’atmosfera. Ma non avevano alcuna idea della causa di questa jonizzazione. Notarono anche vasti disturbi nel campo magnetico della Terra.

Passeggiando intorno al rifugio e ammirando il meraviglioso spettacolo, Marlowe e Bill Barnett discutevano la questione.

«Dio mio, guarda che bel colore d’arancio,» disse Marlowe.

«Sono perplesso, Geoff, perchè evidentemente questa specie di aurora boreale si sta manifestando a bassa quota. Lo si capisce dal colore. Credo che dovremmo farne lo spettro; eppure giurerei che le cose stanno in quel modo, solo da quel che si vede ora. Direi che non è al di sopra delle 50 miglia, e forse meno. Non è nel luogo in cui si è avuta eccessiva jonizzazione.»

«So quello che pensi, Bill. È facile immaginare un improvviso lancio di gas che abbia colpito gli strati esterni dell’atmosfera. Ma in questo caso avremmo un disturbo molto maggiore. È difficile credere che tutto ciò sia dovuto a un urto.»

«No, non credo che possa essere così. Piuttosto direi che si tratta di una scarica elettrica.»

«E i disturbi magnetici lo confermerebbero.»

«Ma vedi cosa significa questo, Geoff. Non viene dal Sole. Non è mai successa prima d’ora una cosa simile, provocata dal Sole. Se è un disturbo elettrico, deve venire dalla Nuvola.»

Leicester e Kingsley corsero al laboratorio di trasmissione la mattina dopo. Alle 6,00 era arrivato un breve messaggio dall’Irlanda. Alle 7,51 era cominciato un lungo messaggio dagli Stati Uniti, ma dppo tre minuti si era verificato il solito effetto di fading e il resto del messaggio s’era perduto. Verso mezzogiorno ecco un messaggio breve dalla Svezia, ma alle due un messaggio più lungo dalla Cina era stato interrotto dalla stessa causa.

Parkinson si sedette al tavolo di Leicester e di Kingsley che prendevano il tè.

«Ecco un affare proprio seccante,» disse.

«Lo credo,» rispose Kingsley, «e anche strano.»

«Direi che c’è proprio da preoccuparsi. Credevo che fosse risolto il problema delle comunicazioni. Ma in che senso è strano?»

«Perchè ogni volta accade mentre si trasmette. A volte i messaggi arrivano, a volte no, come se la jonizzazione oscillasse, su e giù.»

«Barnett pensa che ci siano scariche elettriche. Perchè vi sembrano strane queste oscillazioni?»

«Sta diventando uno scienziato anche lei, Parkinson,» fece Kingsley ridendo. «Ma non è una cosa facile, questa volta,» continuò. «Capisco le oscillazioni, ma non del tipo di quelle che stiamo verificando. Non vede la stranezza?»

«No, direi di no.»

«Ma i messaggi dalla Cina e dagli Stati Uniti, giovanotto! In tutti e due i casi abbiamo avuto l’effetto di fading. Ciò sembra dimostrare che quando una trasmissione è possibile, è possibile con difficoltà. Insomma le oscillazioni, a quanto pare, ci lasciano sì la possibilità di trasmettere, ma con un margine minimo di sicurezza. Una volta può esser accaduto per caso, ma il fatto strano è che ci è successo due volte.»

«Non c’è un difetto nel tuo ragionamento, Chris?» Leicester teneva la pipa fra i denti, poi la tolse e la puntò su Kingsley. «Se ci sono delle scariche, forse le oscillazioni sono molto rapide. I messaggi dagli Stati Uniti e dalla Cina erano lunghi, oltre tre minuti. Forse le oscillazioni durano tre minuti circa. Allora capisci perchè i messaggi brevi li abbiamo completi, come quelli dal Brasile e dall’Irlanda, mentre non riusciamo mai a ottenere completo un messaggio lungo.»