«Conclusione netta, accidenti,» annuì Alexandrov.
Quando ebbero smesso di ridere Marlowe si rivolse a Kingsley.
«Ebbene, Chris, sappiamo quel che lei vuol dire, o ad ogni modo ci siamo vicini. Ora stia a sentire noi. Un po’ di calma. Vediamo la cosa punto per punto.»
«Benissimo, facciamo in questo modo. Punto primo: la temperatura interna della Nuvola può favorire la formazione di molecole assai complesse.»
«Giusto, è un punto a suo vantaggio. Infatti la temperatura è di poco meno favorevole di quella della Terra.»
«Secondo punto: le condizioni sono favorevoli alla formazione di grandi strutture composte di molecole complesse.»
«E perchè?» chiese Yvette Hedelfort.
«Adesione in superficie di particelle solide. La densità all’interno della Nuvola è così alta che masse di materiale solido — forse ghiaccio comune — quasi certamente vi si trovano dentro. A mio avviso le molecole complesse si uniscono quando urtano sulla superficie di queste masse solide.»
«Benissimo, Chris,» convenne Marlowe.
«Mi dispiace, ma non mi arrendo.» McNeil scuoteva il capo. «Tu parli di molecole complesse che si uniscono urtando insieme sulla superficie di corpi solidi. Non regge. Le molecole di cui è composta la materia vivente possiedono in grande quantità energia interna, e i processi della vita dipendono da tale energia. Se le molecole si uniscono urtandosi, l’energia non entra in questo modo nelle molecole.»
Kingsley non si scompose.
«E da quale fonte traggono la loro energia interna le molecole delle creature viventi qui sulla Terra?» chiese a McNeil.
«Le piante la traggono dal Sole, gli animali dalle piante, o da altri animali. Perciò in ultima analisi l’energia viene sempre dal Sole.»
«E la Nuvola da dove sta ricavando l’energia?»
E poichè nè McNeil nè altri parevano disposti a contraddirlo, Kingsley continuò.
«Accettiamo pure l’obiezione di John. Supponiamo che la mia bestia, dentro la Nuvola, sia fatta delle stesse molecole di cui siamo fatti noi. In questo caso, perchè le molecole si formino occorre la luce di qualche stella. Certo, la luce delle stelle si trova anche nello spazio interstellare, ma è molto debole, quindi per avere una fonte di luce davvero forte la bestia dovrebbe avvicinarsi molto a una qualche stella. Ed è proprio quello che ha fatto.»
Marlowe si agitò.
«Dio mio, in questo modo tre punti sono collegati. Primo, il bisogno di luce solare. Secondo, la Nuvola piomba diritta sul Sole. Terzo, la Nuvola si ferma appena giunta al Sole. Benissimo, Chris.»
«È un ottimo inizio davvero, ma lascia alcuni punti oscuri,» osservò Yvette Hedelfort. «Non vedo,» continuò, «in che modo la Nuvola si trovasse nello spazio. Se ha bisogno della luce del Sole o di una stella, avrebbe potuto restarsene vicino a una stella lontana. Ritieni forse che questa tua bestia sia nata da qualche parte nello spazio e ora sia venuta a porsi vicino al nostro Sole»
«E già che ci sei, Chris, ci vuoi spiegare in che modo la tua amica bestia controlla la propria energia? Come ha fatto a sparare tutto quel gas a velocità così fantastica per rallentare il suo moto?» chiese Leicester.
«Una domanda alla volta. Prendiamo per prima quella di Harry, perchè forse è la più facile. Noi abbiamo cercato di spiegare l’espulsione di quel gas ricorrendo ai campi magnetici, e abbiamo visto che la spiegazione non funzionava. C’era un inconveniente: i campi magnetici avrebbero dovuto essere così forti da spaccare la Nuvola. Diciamolo in un altro modo: è impossibile che grandi quantità di energia si localizzino, grazie a una forza magnetica, in uno spazio relativamente piccolo. Guardiamo ora il problema da un altro punto di vista. E per cominciare chiediamoci cosa avremmo fatto noi per produrre un’intensa concentrazione locale di energia.»
«Esplosione!» sussurrò Barnett.
«Giusto, esplosione, o per fissione nucleare, o — che è più probabile — per fusione nucleare. L’idrogeno non manca all’interno di questa Nuvola.»
«Dici sul serio, Chris?»
«Certamente. Se è giusta la mia supposizione, che all’interno della Nuvola ci sia una bestia, allora perchè non dovrebbe essere intelligente almeno quanto noi?»
«C’è la piccola difficoltà dei prodotti radioattivi. Non sarebbero assai pericolosi per la materia vivente?» chiese McNeil.
«Certo, se possono raggiungere la materia vivente. Ma se non è possibile produrre esplosioni coi campi magnetici, è possibile impedire a due tipi di materia di mescolarsi. Immagino che la bestia ordini magneticamente il materiale della Nuvola, che per mezzo dei campi magnetici essa possa muovere a suo piacimento la materia all’interno della Nuvola. Immagino che la bestia stia bene attenta a tenere il gas radioattivo ben staccato dalla materia vivente — ricordate che il termine <vivente> è di puro comodo. Ma non voglio entrare in una discussione filosofica.»
«Lo sa, Kingsley,» disse Weichart, «che funziona molto meglio di quel che non mi sembrava? In altre parole lei vuol dire questo: come noi riuniamo la materia con le mani, o con l’aiuto di macchine costruite dalle nostre mani, la bestia unisce la materia con l’aiuto dell’energia magnetica.»
«All’ingrosso è così. E devo aggiungere che la bestia è privilegiata rispetto a noi. Intanto essa ha maggiore energia di noi.»
«Mio Dio, lo credo, un’energia miliardi di volte superiore, almeno,» disse Marlowe. Comincio a credere, Chris, che ti daremo ragione. Non possiamo far altro che aggrapparci alla domanda di Yvette, che mi sembra ottima. Quale può essere la risposta?»
«È davvero un’ottima domanda, Geoff, e non sono certo di avere una risposta convincente. Ma l’idea è questa: forse la bestia non può resistere molto a lungo negli immediati paraggi di una stella. Forse di tanto in tanto si sposta da una stella all’altra, crea le sue molecole, che formano, per così dire, il suo alimento, e poi riparte. Forse lo sta facendo da chissà quanto tempo.»
«Ma perchè non dovrebbe, la bestia, poter restare in permanenza presso una stella?»
«Be’, una nuvola comune, domestica, una nuvola senza bestia dentro, rimanendo per sempre accanto a una stella, a poco a poco si condenserebbe, trasformandosi in un corpo compatto o in una serie di corpi compatti. Lo sappiamo tutti del resto: la nostra Terra forse è nata da una nuvola, che si è condensate. È chiaro che alla nostra bestia dispiacerebbe molto vedere la sua Nuvola protettiva condensarsi e diventare un pianeta. È chiaro perciò che essa avrà deciso di andarsene prima di correre questo rischio. E quando se ne va si porta dietro la Nuvola.»
«Secondo lei quanto tempo ci vorrà?» chiese Parkinson.
«Non lo so. Secondo me la bestia se ne andrà non appena avrà terminato di ricostruire la sua riserva di cibo. Forse settimane, forse mesi, anni, millenni…»
«Mi par di sentire puzzo di bruciato,» osservò Barnett.
«Può darsi. Io non so ancora se hai il naso buono Bill. Cos’è che non va?»
«Molte cose. Intanto quello che hai detto sulla condensazione può valere soltanto per una nuvola inanimata. Ma se noi ammettiamo che la Nuvola possa controllare la distribuzione del materiale nel suo interno, allora essa può anche impedire, e facilmente, che avvenga la condensazione. Dopo tutto la condensazione è un fenomeno di instabilità, e basterebbe un minimo di controllo da parte della bestia per impedirla.»
«Ci sono due risposte. Prima: credo che la bestia possa perdere il controllo se rimane troppo tempo vicina al Sole. Se vi rimane troppo a lungo, il campo magnetico del Sole penetrerà nella Nuvola. Poi la rotazione della Nuvola intorno al Sole farà esplodere il campo magnetico, e quindi non ci sarà più possibilità di controllo.»