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«Lo spero moltissimo. Ha un’importanza capitale.»

«Perchè?»

«Pensa alle sciagure che si sono scatenate sulla Terra senza che la Nuvola facesse niente di proposito contro di noi. È bastato un po’ di riflessione sulla superficie esterna per arrostirci quasi. È bastato un breve oscuramento del Sole per congelarci quasi. Se la Nuvola dovesse dirigere su di noi la più piccola frazione della sua energia, ci farebbe fuori tutti, piante e animali.»

«Ma perchè dovrebbe accadere questo?»

«Chi lo sa? Ti preoccupi tu delle formiche, delle bestioline che schiacci sotto il piede quando vai a passeggio? Basterebbe una di quelle pallottole di gas che hanno colpito la Luna tre mesi fa per distruggerci. Prima o poi la Nuvola se ne andrà, scagliando ancora del gas. Eppure basterebbe una scarica elettrica per distruggerci.»

«Può davvero far questo la Nuvola?»

«Con molta facilità. Essa possiede un’energia semplicemente mostruosa. Ma se noi possiamo inviare qualche messaggio, allora forse la Nuvola avrà la premura di guardare dove mette i piedi.»

«E perchè dovrebbe avere premura di noi?»

«Ecco, se una formica ti dicesse: <La prego, signorina Halsey, non mi calpesti, non mi schiacci>, tu non saresti disposta a mettere il piede un po’ più in là?»

1 °Contatto!

Di lì a quattro giorni, dopo 33 ore di trasmissione da Nortonstowe, giunse la prima comunicazione dalla Nuvola. Impossibile descrivere l’agitazione che si diffuse nel gruppo: basti dire che si fece subito qualche frenetico tentativo di decifrare il messaggio, perchè di messaggio si trattava, evidentemente, giudicando dai moduli ricorrenti fra i rapidi impulsi dei segnali radio. Quei tentativi andarono falliti. Non c’era da meravigliarsi perchè, come già aveva osservato Kingsley, è difficile scoprire la cifra anche quando il messaggio è stato pensato in una lingua conosciuta; ora poi il messaggio veniva in una lingua ignota, nella lingua della Nuvola.

«Capisco,» osservò Leicester. «Il problema per noi non è più facile che per la Nuvola; nemmeno la Nuvola capirà i nostri messaggi fino a che non avrà scoperto la lingua inglese.»

«No, il problema è anche più complesso,» disse Kingsley. «Abbiamo tutti i motivi per credere che la Nuvola sia più intelligente di noi, perciò la sua lingua — qualunque essa sia — sarà probabilmente più complessa della nostra. Propongo quindi di non cercar più di decifrare i messaggi che riceviamo. Meglio aspettare che la Nuvola riesca a decifrare i nostri.»

«Buona idea, accidenti. Sempre obbligare straniero imparare inglese,» disse Alexandrov ad Yvette Hedelfort.

«Tanto per cominciare, noi dovremmo attenerci, per quanto è possibile, alle scienze e alla matematica: questo probabilmente è il miglior denominatore comune. Poi tenteremo di parlare anche di sociologia. Sarà un grosso lavoro registrare tutte le notizie che vogliamo trasmettere.»

«Vuoi dire che dovremmo trasmettere una specie di corso elementare di matematica e scienze, servendoci di un inglese elementare?» chiese Weichart.

«Esatto. E credo che dovremmo cominciare subito.»

L’idea di Kingsley ebbe successo, anche troppo. Due giorni dopo giunse la prima risposta comprensibile. Diceva:

«Messaggio ricevuto, informazioni scarse. Mandatene altre.»

Per una settimana intera tutti si misero a leggere libri scelti apposta. Le letture venivano registrate e trasmesse. E ogni volta veniva una risposta breve che chiedeva altre notizie e altre ancora.

Marlowe disse a Kingsley:

«Non funziona, Chris, dobbiamo pensare qualcosa di nuovo. Questa bestiaccia ci farà morire di esaurimento. A forza di leggere la voce mi è diventata rauca, come quella di un vecchio corvo.»

«Harry Leicester sta lavorando a un’idea nuova.»

«Ne sono contento. Di che si tratta?»

«Di prendere due piccioni con una fava. L’unico inconveniente, ora, non è soltanto la lentezza del nostro sistema. C’è un’altra difficoltà: molte delle notizie che trasmettiamo paiono incomprensibili, assolutamente. Ci sono nella nostra lingua un mucchio di parole che si riferiscono a oggetti sensibili, oggetti che noi vediamo e tocchiamo. Se la Nuvola non conosce questi oggetti, non vedo come possa intendere buona parte di quel che le raccontiamo. Chi non ha mai visto un arancio, o non ha fatto in qualche modo l’esperienza di un arancio, non vedo come possa sapere cosa significa la parole <arancio>, per quanto sia intelligente.»

«Capisco, cosa propone di fare?»

«È stata un’idea di Harry. Pensa che possiamo servirci della televisione. Per fortuna son riuscito a convincere Parkinson, e ce ne hanno mandato qualche apparecchio. Harry ritiene di poterne collegare uno al nostro trasmettitore, e spera anche di poterlo modificare, fino ad avere qualcosa come 10.000 linee, invece delle miserande 450 o giù di lì della televisione normale.»

«E questo perchè la lunghezza d’onda è molto più bassa, vero?»

«Si, certo. Dovremmo riuscire a trasmettere un quadro eccellente.»

«Ma la Nuvola non ha un ricevitore.»

«Certo no. Sta alla Nuvola decidere in che modo analizzare i nostri segnali. Noi dobbiamo preoccuparci solo di trasmettere informazioni importanti. Finora abbiamo fatto un lavoro scadente e la Nuvola ha ragione di lamentarsi.»

«In che modo possiamo usare la macchina da presa televisiva?»

«Prima di tutto faremo una lista di parole, nomi e verbi. È indispensabile, e va fatto con cura. Non ci dovrebbe volere più di una settimana per trasmettere circa cinquemila parole. Quindi potremo trasmettere il contenuto di libri sfogliando per così dire le pagine con la macchina da presa. Con questo metodo dovremmo poter trasmettere tutta l’Enciclopedia Britannica in pochi giorni.»

«In questo modo dovremmo saziare la sete di conoscenza di quella bestiaccia. Be’, è meglio che torni alle mie letture! Mi tenga avvisato quando la macchina da presa è pronta. Non s’immagina quanto sia contento di liberarmi di questo fastidio.»

Qualche tempo dopo Kingsley andò a trovare Leicester. «Scusa, Harry,» disse, «ma c’è qualche altro problema.»

«Spero che te lo terrai per te.»

«Scusa ancora: è questione tua, e temo che richiederà altro lavoro.»

«Senti, Chris, perchè non ti levi la giacca e cominci a far qualcosa invece di infastidire il proletariato? Be’, che c’è? Sentiamo.»

«Mi sembra che non diamo troppa importanza al problema della ricezione. Quando avremo cominciato a trasmettere con la televisione, probabilmente avremo le risposte nella stessa forma. Cioè un messaggio che appaia sotto forma di parole sul televisore.»

«Ebbene? Che difficoltà c’è? Sarà facile a leggersi?»

«Si, fin qui tutto va bene. Ma ricorda che noi possiamo leggere solo 20 parole al minuto, mentre speriamo di trasmettere a una velocità almeno cento volte superiore.»

«Be’, diremo a quel tipo lassù di diminuire la velocità delle risposte. Gli diremo che non possiamo ricevere più di 10 parole al minuto, invece delle decine di migliaia che a quanto pare, lui riesce a raccogliere.»

«Benissimo, Harry, tutto quello che dici è giusto.»

«Però vuoi che lavori di più, eh?»

«Preciso. Come hai fatto a indovinare? Pensavo che sarebbe bello sentire i messaggi della Nuvola, invece che leggerli sul televisore. Ci si stanca meno ad ascoltare che a leggere.»

«Idea terribile, accidenti, direbbe Alexis. Ti rendi conto di cosa significa?»

«Significa che bisogna tenere alla pari video e suono. Ci può servire il calcolatore elettronico. Si tratta solo di ficcarci dentro cinquemila parole.»

«Solo!»

«Non mi pare che significhi molto lavoro. Dovremo trasmettere le singole parole lentamente alla Nuvola. Prevedo che ci vorrà una settimana circa. Man mano che trasmettiamo una parole, registreremo le parti chiave del nostro segnale TV sul nastro perforato. Non dovrebbe esser difficile. Si può incidere anche il suono delle parole, usando un microfono, naturalmente che traduca il suono in forma elettrica. Una volta che tutto è stato inciso, lo possiamo inserire nel calcolatore, a nostro piacimento Con questo doppio inserimento — l’attrezzatura magnetica ci servirà, data la mole delle notizie, e la velocità richiesta — che noi potremo, a piacimento, leggere i messaggi della Nuvola sul televisore o sentirli dall’altoparlante.»